Alessandro Di Bussolo e Guglielmo Gallone – Città del Vaticano
Non sono bastate le immagini di un ospedale pediatrico ridotto al suolo, a Mariupol. In Ucraina, più la diplomazia rallenta, più la guerra, sul terreno, va avanti. E si sposta verso ovest, con almeno quattro raid aerei nella notte. Sarebbe stato colpito l’aeroporto di Lutsk, a 150 chilometri da Leopoli. A Dnipro i bombardamenti sono avvenuti nei pressi di una fabbrica e di un asilo nido. A Kharkhiv sarebbe stata invece attaccata la sede di un reattore nucleare sperimentale.
Corridoi umanitari ancora chiusi
Riguardo ai corridoi umanitari, ieri non avrebbe funzionato l’apertura di sette vie di fuga per permettere l’evacuazione dei civili. La vicepremier ucraina ha riferito che “Nessun civile è stato ancora evacuato da Mariupol”. Sarebbe poi stato lanciato un attacco aereo dai russi durante un’evacuazione, senza causare vittime. Infine, i russi hanno riferito che, da oggi, i convogli umanitari in Ucraina saranno autorizzati da Mosca solo se verrà fornita in anticipo una lista dei mezzi e degli accompagnatori.
Nulla di fatto nei colloqui Russia-Ucraina ad Antalya
Sul fronte diplomatico, non ha dato risultati ieri il vertice di Antalya in Turchia tra il ministro degli esteri russo Sergejj Lavrov e l’omologo ucraino Dmytro Kuleba, il primo a questo livello dall’inizio dell’invasione russa, il 24 febbraio.
Nei 90 minuti di colloquio, con il collega turco Cavusoglu a far da mediatore, i capi delle due diplomazie non hanno neppure affrontato l’ipotesi di un cessate il fuoco. Dopo l’incontro, parlando con i giornalisti si sono scambiati accuse dicendosi però pronti a continuare il dialogo.
Accuse reciproche. Oggi Stoltenberg incontra Erdogan
Lavrov, secondo Kuleba, avrebbe rifiutato una proposta di “neutralità” dell’Ucraina, sostenuta da garanzie di sicurezza internazionali, che Kiev è pronta a offrire per venire incontro alle richieste di Mosca. Ma la lista completa, per l’ucraino è “un ultimatum”, e il suo Paese non si arrenderà. Per l’inviato del Cremlino l’operazione militare sta andando secondo i piani e Kiev deve accettare l’intero pacchetto delle richieste russe se vuole che venga sospesa. Oggi ad Antalya arriva il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, per incontrare il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu. Stoltenberg parteciperà anche al Forum della diplomazia di Antalya.
Lo spettro delle armi chimiche
Intanto Stati Uniti e Gran Bretagna accusano la Russia di voler usare armi chimiche in Ucraina, e di preparare delle false prove su laboratori ucraini. Mosca dal canto suo accusa proprio gli Usa di aiutare Kiev nella preparazione delle armi. Eppure sono 193 gli Stati che nel 1997 hanno firmato la Convenzione sulle armi chimiche impegnandosi a non averle e a non usarle. La Russia ha chiesto una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per discutere le “attività biologiche militari americane in Ucraina”.
Macron: le condizioni di Putin non sono accettabili
Infine il presidente francese Emmanuel Macron, che con il cancelliere tedesco Scholz ha nuovamente parlato con il presidente russo Vladimir Putin, è pessimista: “Non vedo soluzioni a breve”. “Sono ottimista ma cerco di essere anche realista. Siamo sempre impegnati nel dialogo con il presidente Putin. Lo ero fino all’ultimo minuto prima che lanciasse questa guerra e anche dopo che l’ha lanciato” ha dichiarato Macron a margine del vertice di Versailles dei capi di Stato e di Governo europei. “Abbiamo cercato di aprire i negoziati per il cessate il fuoco. Devo però ammettere, con tutta onestà, che le condizioni che mette sul tavolo non sono accettabili per nessuno”.
La Cina: “Le sanzioni danneggiano tutti, meglio il dialogo”
Dal canto suo, il premier cinese Li Keqiang ha messo in guardia dai rischi legati alle sanzioni economiche imposte dai Paesi occidentali alla Russia per l’invasione dell’Ucraina che “danneggeranno la ripresa dell’economia globale dalla pandemia del Covid-19”. Parlando nella conferenza stampa finale dei lavori annuali del parlamento, Li ha notato che “l’attuale situazione è grave e la Cina è profondamente preoccupata e addolorata”. Tuttavia, “le sanzioni danneggeranno l’economia mondiale e questo non è nell’interesse di nessuno”, oltre a non risolvere il problema. Il premier cinese ha invece ribadito che gli strumenti di riferimento sono il dialogo e il confronto per arrivare alla fine degli scontri e a una soluzione di pace duratura.