Chiesa Cattolica – Italiana

Ucraina: ancora combattimenti, si teme una strage a Mariupol

Guglielmo Gallone e Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Un edificio residenziale distrutto da un missile: un morto e tre feriti. È questo lo scenario che si è presentato a Kiev, all’alba di questa mattina. È il ventiduesimo giorno di guerra. Ieri sera i bombardamenti, come ha riferito il sindaco di Kiev, avrebbero colpito la capitale, dove le sirene hanno continuato a suonare nella notte. A nord di Kiev i raid aerei avrebbero ucciso almeno dieci civili in coda per il pane.

Il teatro di Mariupol

Nella seconda città più grande dell’Ucraina, Kharkiv, sono stati distrutti due edifici residenziali. Il sindaco di una città portuale dell’Ucraina è stato prima rapito e poi rilasciato nel tardo pomeriggio dalle forze russe. Ma è Mariupol una delle città più devastate dalla guerra: ieri il vicesindaco ha riferito che è stato bombardato un teatro, usato come rifugio per sfollati. Nell’edificio pare che si trovavano oltre mille persone. Non si conosce il numero esatto delle vittime. Ieri, da Mariupol, sono stati evacuati 6.400 civili. Tra questi, più di 2 mila sono bambini. In mattinata, le bombe non hanno risparmiato neanche chi tentava di fuggire.

Un piano per uscire dalla crisi

Sul fronte diplomatico, dopo l’intervento del presidente Zelensky al Congresso americano, si lavora per indicare una soluzione al conflitto. Sono quindici punti che prevedono la rinuncia alla sovranità sulla Crimea e sulle autoproclamate repubbliche del Donbass, l’accettazione di uno stato di neutralità, no all’entrata nella Nato. Sarebbero queste, secondo il Financial Times, le condizioni che spingerebbero l’Ucraina ad accettare per ottenere il ritiro delle truppe russe ma in cambio Kiev chiede garanzie di sicurezza internazionali da parte di Usa, Gran Bretagna e Turchia.

Il presidente ucraino Zelensky, in un’intervista tv, ha parlato di negoziati “abbastanza difficili” anche se più realistici. Zelensky al Congresso americano ha proposto la formazione di un’alleanza di 24 paesi “per salvare la pace nel mondo”. Mentre la Nato ha assicurato di voler continuare a fornire armi, aiuti finanziari e umanitari, il Cremlino ha giudicato “inaccettabili ed imperdonabili” le parole di Biden su Putin, definito un criminale di guerra”. All’Onu oggi si dovrebbe discutere del peggioramento della crisi umanitaria.

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