Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Asianews riporta la drammatica notizia dell’uccisione di Nabil Habashi Khadim, 62 anni, stimato commerciante e filantropo, rapito l’8 novembre scorso dal sedicente Stato Islamico e ucciso con un colpo di kalashnikov in testa. Una morte documentata con un video poi diffuso sui social. “Fonti locali – si legge – riferiscono che l’uomo aveva contribuito alla costruzione dell’unico luogo di culto cristiano della città, la chiesa della Madonna dell’Anba Karras (Nostra Signora)”. Questo suo impegno avrebbe contributo a finire nel mirino dei terroristi, nel filmato infatti i suoi assassini lo accusano di aver contribuito, anche a livello finanziario, alla costruzione della chiesa.
“Un figlio fedele”
Nabil Habashi Khadim apparteneva ad una famiglia tra le più antiche della comunità copta dell’area, molto attiva nel commercio dell’oro, possedeva un negozio di abbigliamento e una attività di rivendita di telefoni cellulari. Il suo rapimento era avvenuto davanti casa e per molti mesi le sue ricerche sono state vane. In un messaggio di cordoglio, il Patriarca copto ortodosso dell’Egitto, Tawadros II, “piange un figlio e un servo fedele” che ora è nella gloria celeste di Cristo per aver “testimoniato la sua fede fino al sacrificio di sangue”. Infine il Patriarca ribadisce il sostegno della comunità copta ortodossa “agli sforzi dello Stato egiziano” volti a contrastare “questi odiosi atti di terrorismo” e a “preservare la nostra cara unità nazionale” per un “futuro di pace e prosperità”. Da anni, il Sinai settentrionale è teatro di un’offensiva da parte di gruppi estremisti islamici, che si è intensificata in seguito al rovesciamento del presidente Morsi nel 2013 e con la conseguente ascesa del sedicente Stato islamico.