Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Un cambiamento che arrivi da una vita vissuta in armonia con il Creato, nel segno dell’ecologia integrale, nel rispetto dei diritti dei popoli indigeni, perseguendo il bene comune. E’ l’indicazione venuta dal cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano e Integrale, nel quarto Incontro mondiale dei Movimenti popolari tenutosi on-line oggi pomeriggio. Si tratta di un primo confronto in vista di quello di settembre, occasione per condividere il lavoro e le lotte dei Movimenti popolari durante la pandemia, per dialogare con Papa Francesco sulle conclusioni degli incontri effettuati e ascoltare il suo messaggio.
Riflettere sull’impatto del virus sui lavoratori più umili ed emarginati è stato lo spunto del dibattito al quale hanno preso parte, riferisce il Dicastero vaticano, “rigattieri, riciclatori, venditori ambulanti, stilisti, artigiani, pescatori, contadini, costruttori, minatori, operai di aziende recuperate, tutti i tipi di cooperative, lavoratori dei settori popolari, lavoratori cristiani appartenenti a diversi settori e professioni, lavoratori provenienti da quartieri e villaggi… che praticano la cultura dell’incontro e camminano insieme”.
I poveri lottano contro l’ingiustizia
Un incontro per dare “voce e visibilità” alle preoccupazioni di chi si sente emarginato e che invece dovrebbe veder garantiti i propri diritti, come ha sottolineato il Papa nei tre incontri precedenti (Vaticano, 2014 e 2016; Santa Cruz de la Sierra, 2015), in particolare le tre T: terra, tetto e lavoro: criteri fondamentali per la giustizia sociale. Dal Brasile, dall’India, dalla Spagna sono giunte le testimonianze di chi è in prima linea. A loro, ma non solo, il cardinale Turkson chiede “un cambiamento del cuore”, che nasce dall’aver incontrato il dolore di chi soffre per l’ingiustizia, riconoscendo il volto di fragili ed emarginati chiamati a reagire. Il porporato esorta all’impegno, all’azione urgente “per mettere l’economia a servizio della persona” per renderla “giusta”. “I poveri – afferma – non solo soffrono l’ingiustizia, ma lottano anche contro l’ingiustizia. E questo è fondamentale per il Movimento popolare che non rappresenta soltanto le persone che lottano contro chi soffre l’ingiustizia, ma sono anche il gruppo che cerca di stabilire per loro il giusto ordine economico sociale”.
Fare la storia
“Le sfide che abbiamo davanti – sottolinea il prefetto – non possono essere affrontate da soli. Serve solidarietà tra di noi che è il fondamento di una cultura popolare che parta dalle periferie, creando un livello molto profondo nelle relazioni tra le persone, promuovendo l’integrazione nella società”. La solidarietà come collante e principio per portare le strutture inique della società verso l’uguaglianza e verso la giustizia, la solidarietà sociale, la pace. “Stiamo facendo la storia”: aggiunge il cardinale Turkson, portando avanti una lotta che intende superare le cause strutturali della povertà e dell’ingiustizia, perseguendola – come ha più volte indicato Francesco – con coraggio, con intelligenza e con tenacia e non con il fanatismo e con la violenza.
No alla cultura dell’indifferenza
Una sfida da affrontare nel rispetto delle proprie diversità come suggerisce il Papa quando fa l’esempio del poliedro per raggiungere, perseguendo strade differenti, lo stesso obiettivo. Ridare quindi vitalità anche alla stessa politica, andando “oltre le forme paternalistiche di assistenza e rinvigorire le strutture di governo locali, nazionali internazionali che permettono ai membri dei Movimenti popolari di diventare veri protagonisti del bene”. “Promuoviamo e approfondiamo il processo di cambiamento come risultato delle azioni delle persone”, difendendo “il lavoro dignitoso, sforzandoci di creare posti di lavoro dignitosi attraverso l’inclusione e promuovendo un’economia comunitaria e sociale che protegga la vita delle comunità in cui la solidarietà prevalga sul profitto”. “Lottiamo contro la cultura dell’indifferenza” e “mentre perseguiamo la nostra dignità, proteggiamo anche la dignità degli altri”.