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Turchia, attentato a Istanbul: il governo accusa il Pkk

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Ventidue arresti per la strage di Istanbul di ieri pomeriggio che ha ucciso una madre e sua figlia, un padre e sua figlia, una coppia sposata e un’altra persona. Ad annunciarlo il ministro dell’Interno turco Souleyman Soylu in una dichiarazione notturna, trasmessa dall’agenzia ufficiale Anadolu e dalle televisioni locali. L’esplosione è avvenuta a via Istiklal, area pedonale del centro della città sul Bosforo, nota come via dello shopping, ma purtroppo teatro anche di altri attentati in passato. In questo caso, l’esplosione è avvenuta in un tratto vicino a piazza Tacsim. Degli 81 feriti, 50 sono stati dimessi mentre 31 si trovano ancora in ospedale e due sono gravi. La Casa Bianca  condanna con forza l’atto di violenza a Istanbul: “Siamo a fianco al nostro alleato Nato nel contrasto al terrorismo”, ha affermato la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre.

Le autorità turche chiamano in causa il Pkk

Il ministro dell’Interno Soylu ha dichiarato: “Secondo le nostre valutazioni, l’ordine per l’attentato terroristico mortale è arrivato da Ayn al-Arab (Kobane) nel nord della Siria, dove il partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk)- e l’Unità di protezione del popolo (Ypg) hanno il  quartier  generale nel Paese.

Sospettata una donna

Ieri sera, il presidente Recep Tayyip Erdogan e poi il suo vice, Fuat Oktay, avevano parlato di una donna responsabile della bomba: inizialmente si pensava a una kamikaze, mentre nelle dichiarazioni in nottata Soylu ha confermato che la persona che ha piazzato la bomba è stata arrestata, senza specificare i motivi per i quali il sospetto sia stato arrestato, né se si tratti di una donna. Il ministro della Giustizia, Bekir Bozdag, ha fatto riferimento a una “borsa” appoggiata su una panchina: “Una donna si è seduta su una panchina per 40-45 minuti e qualche tempo dopo c’è stata un’esplosione. Tutti i dati su questa donna sono attualmente sotto esame”, ha continuato. “O questa borsa conteneva un timer o qualcuno ha attivato l’ordigno da remoto”, ha aggiunto. Secondo il sito di monitoraggio del funzionamento del web ‘Net Blocks’ si riscontrano limitazioni e rallentamenti nell’utilizzo di internet, e dunque dei social, in Turchia a partire da dopo l’attentato.

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