Trivellazioni in Adriatico, un convegno in Veneto per “prendersi cura del territorio”

Vatican News

A Porto Viro, in provincia di Rovigo, un incontro organizzato dalle diocesi di Chioggia, Adria-Rovigo e Ferrara-Comacchio per porre “domande per il presente” e riflettere sulle “responsabilità per il futuro”. Il vescovo di Chioggia Dianin: “Come Chiesa sentiamo il desiderio di prenderci cura della gente che vi abita. Facciamo la nostra parte per l’ecologia integrale di cui parla il Papa”

Beatrice D’Ascenzi – Città del Vaticano

Un convegno pronto ad aprire un dialogo, conscio della realtà del presente e al contempo desideroso di volgere uno sguardo attento sul futuro. È questo lo spirito dell’incontro “Le trivellazioni in Adriatico: domande per il presente, responsabilità per il futuro” che si terrà giovedì 13 aprile a Portoviro, in provincia di Rovigo. Un momento di riflessione e di analisi voluto da monsignor Giampaolo Dianin, vescovo di Chioggia, monsignor Pierantonio Pavanello, vescovo di Adria-Rovigo, e monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio.

La scienza come fonte di risposte

Il convegno, come hanno sottolineano i vescovi delle tre diocesi del Nord Italia, ha l’obiettivo di porre domande relative a diverse questioni: da quella ambientale all’energetica, fino alla dimensione antropica e a tutto ciò che attiene ai cambiamenti climatici. Per questo motivo, durante l’incontro, studiosi ed esperti cercheranno di illustrare i possibili scenari legati al fenomeno delle trivellazioni, in particolare quelli connessi all’aspetto della subsidenza, ossia il movimento del fondo marino che tende ad abbassarsi sotto il peso dei sedimenti.

Il rischio per i terreni agricoli

L’attenzione dei partecipanti al convegno sarà anche per il fenomeno del bradisismo, ovvero il lento sollevamento o abbassamento del terreno dovuto a movimenti magmatici profondi, e ancora verso l’incremento del cuneo salino, il movimento di acqua dal mare all’entroterra attraverso il sottosuolo, con le dirette conseguenze sull’agricoltura. Quest’ultimo porta all’impaludamento del territorio e al rischio di inondazioni, rischio più alto in caso di piogge copiose.

Il ritorno delle trivelle

La volontà collettiva è quella di creare un dialogo aperto e sincero, mettendo al vaglio tutti i possibili risvolti legati al territorio. Per questo al convegno emergeranno posizioni antitetiche, con l’obiettivo di riflettere a 360 gradi sulle conseguenze e i benefici che l’area coinvolta potrebbe trarre dalle trivellazioni. Da un lato, dunque, l’estrazione del gas, il cui costo è aumentato con lo scoppio della guerra in Ucraina, dall’altro, la peculiarità di una zona geografica già in passato messa in crisi dalle trivellazioni.

La cura del territorio

“Sentiamo che il problema delle trivellazioni mette in seria discussione la resistenza del territorio soprattutto del delta del Po”, racconta a Vatican News monsignor Giampaolo Dianin, vescovo di Chioggia, che durante l’incontro sottolineerà le motivazioni dell’interesse della Chiesa per queste tematiche: “Ci sta a cuore il problema di questa zona. Noi come vescovi sentiamo il desiderio di prenderci cura del nostro territorio e della gente che vi abita”. 

Una realtà che, come ci spiega Danin, si è già confrontata con sfide di questo tipo: “Tutti sono preoccupati perché dopo l’alluvione di settant’anni fa e dopo il grosso calo del terreno dato delle trivellazioni, i sindaci – che hanno lavorato tantissimo per mettere in sicurezza il territorio – adesso si ritrovano con il rischio che tutto il loro lavoro venga vanificato”.

Il richiamo alla Laudato si’

“Noi vogliamo prenderci cura di questo territorio tanto fragile”, continua il vescovo di Chioggia. Un tema, quello di preservare il creato, la ‘casa comune’ abitata da ciascuno di noi affrontato dal Papa nella Laudato sì’. Un processo in cui la scienza svolge un ruolo fondamentale, come afferma ancora monsignor Dianin: “Partiamo da una ricerca scientifica sui dati per poter dire che alcune scelte guardando al futuro non sono sagge. Per correttezza però è giusto che non ci si muova a priori, a prescindere anche dai dati scientifici: nel nostro piccolo stiamo facendo la nostra parte per quell’ecologia integrale di cui parla Papa Francesco”.