Michele Raviart e Debora Donnini – Città del Vaticano
Tre candele bianche con le strisce rosse, a simboleggiare il sangue versato per la violenza subita, poste ai piedi di un cero pasquale, simbolo della resurrezione. Così ieri sera tanti fedeli hanno voluto ricordare con una celebrazione eucaristica nella chiesa di Santa Lucia a Roma le tre donne uccise il 17 novembre scorso nel quartiere romano Della Vittoria, a poche centinaia di metri dalla parrocchia e tutte le vittime della tratta. Tre donne, due di nazionalità cinese e una di nazionalità colombiana, vittime tanto dello sfruttamento sessuale quanto del loro assassino. “Tre morte assurde, tre vite spezzate”, ha affermato il parroco di Santa Lucia don Alessandro Zenobbi, uno dei dodici concelebranti, “Sono figlie, sorelle, nipoti, sono donne che hanno perso tutto, la loro dignità, la loro stessa vita”.
Una rosa per non dimenticare le vittime
Anche se non di tutte le vittime è ancora conosciuta l’identità, i nomi sono stati pronunciati in loro ricordo: Marta, Sofia, Lia. Quando li abbiamo ascoltati, racconta suor Maria Rosa Venturelli, comboniana e coordinatrice delle Rete antitratta dell’Usmi a Roma, “abbiamo sentito la loro presenza in mezzo a noi, anche se forse non avevano la nostra stessa fede. Però sicuramente sono nella vita eterna del Padre”.
Al termine della Messa, monsignor Baldo Reina, vescovo ausiliare del settore ovest di Roma che ha organizzato l’iniziativa insieme all’Usmi, ha depositato ai piedi della statua di Santa Lucia, protettrice della parrocchia, una rosa d’oro, sbocciata e in piena fioritura, con due boccioli e delle foglie splendenti di luce. Un gesto, sottolinea ancora suor Venturelli, fatto affinché “Lei possa vegliare su tutte le vittime di tratta e a perenne memoria di queste vittime spezzate dalla violenza”.
Aumentano le madri coinvolte nella tratta
L’obiettivo dell’iniziativa, ha spiegato monsignor Reina, è stato infatti quello di “sollevare l’attenzione su una problematica sociale che è data non solo dall’uccisione di queste donne, ma del degrado morale che c’è dietro e vorremmo invitare tutta la comunità a riflettere su questo problema”. “Il fenomeno della tratta”, continua la coordinatrice dell’Usmi intervenuta questa mattina alla Finestra del Papa, “dopo la pandemia sta cambiando parecchio e non è più come una decina di anni fa. Spesso adesso arrivano delle ragazze giovani, di 24-25 anni che hanno già un bambino o sono incinte e quindi anche l’accoglienza sta cambiando perché una cosa è accogliere una ragazza e un’altra cosa è accogliere una mamma con un bambino, che molto probabilmente è frutto di violenza. C’è un cammino più particolare da fare con loro”.
Il problema cruciale dei clienti
Queste donne uccise, inoltre, “non erano sulla strada, ma erano in appartamenti dove ricevevano su appuntamento. Ci sono degli hotel che affittano delle stanze ad ore per le ragazze”. “Il nostro dilemma – conclude suor Venturelli – è quello di come raggiungere i clienti perché siamo convinte che se diminuisce la richiesta dello sfruttamento sessuale, ci sarebbero quindi meno ragazze e quindi gli sfruttatori avrebbero meno possibilità di raggiungere le ragazze. Questo è un problema cruciale”.