Anna Poce – Città del Vaticano
“Spesso, una cultura di indifferenza e di esclusione circonda le vittime della tratta, rendendole quasi ‘invisibili’. Per combatterla, le vittime devono essere accolte, accompagnate e difese con compassione e solidarietà. Pertanto, i governi devono migliorare l’accesso ai servizi per i sopravvissuti alla tratta e garantire che ricevano cure adeguate, protezione qualificata, assistenza legale e forme appropriate di riparazione o ripristino”. Questo l’invito di monsignor Urbańczyk nel suo intervento alla tavola rotonda, organizzata dalla Presidenza polacca dell’Osce, ieri, a Vienna, per costruire sistemi di protezione efficaci per le vittime della tratta.
Essere ancora più vigili!
La Delegazione della Santa Sede ha sottolineato la rilevanza del dibattito alla luce delle sfide poste dalla pandemia di Covid-19 e della guerra in corso in Ucraina, e invitato ad “essere ancora più vigili!” dinanzi al rischio – evidenziato dall’inviato speciale di Papa Francesco, il cardinale Michael Czerny, nel corso della sua recente visita in Ungheria e in particolare nella città di Berehove – “che i rifugiati ucraini, soprattutto donne e bambini, vengano rapiti e sfruttati” dai trafficanti di esseri umani, “che cercano di schiavizzare i vulnerabili offrendo loro in maniera falsa aiuto e poi intrappolandoli”.
Gli sforzi per un’adeguata assistenza alle vittime
Urbańczyk ha ricordato inoltre l’impegno e gli sforzi fatti dai governi nazionali nella prevenzione della tratta e nella protezione delle vittime di quello che definisce “crimine odioso”, gli sforzi delle Ong e della società civile, come anche quelli della Chiesa cattolica e delle centinaia di Congregazioni religiose e organizzazioni laiche che offrono rifugi sicuri a queste persone e che lavorano per la loro integrazione sociale. “Questi sforzi – ha precisato ancora – creano un ambiente che accoglie, protegge e si prende cura delle vittime e che offre risorse fisiche, psicologiche, legali e socioeconomiche per sostenere la loro guarigione e reintegrazione”.
Necessità di cooperazione tra gli Stati
Il presule ha poi sottolineato la necessità di procedure legali per proteggere anche i parenti e gli amici delle vittime, che si trovano a vivere spesso alcuni ‘effetti secondari del traffico’, come l’estorsione e il fenomeno di essere scartati dalla società, e ha indicato come priorità quella di affrontare e ridurre il rischio di rivittimizzazione, mettendo in guardia sull’utilizzo di una deportazione arbitraria ‘regolamentata’ delle vittime del traffico di esseri umani. Urbańczyk ha concluso esortando nuovamente gli Stati a cooperare “per garantire alle vittime della tratta un trattamento adeguato”.