Il 21 ottobre il capolavoro di Giacomo Puccini apre la stagione sinfonica. Sarà un omaggio al compositore lucchese nell’anno del centenario della morte, reso più interessante proprio perché segna il debutto nell’opera del direttore britannico e colma un vuoto incredibile, visto che mai Tosca era entrata nel cartellone dell’Accademia
Marco Di Battista – Città del Vaticano
Per parlare di Tosca basterebbe semplicemente citare il nome. Immediatamente ciascuno comincerebbe a canticchiare, a fischiettare uno dei temi che hanno reso quest’opera incredibilmente popolare. Tosca a Roma è come dire il cuore musicale di una città, pur descritto da un compositore lucchese. Al di là del vero amore che lega tutti gli appassionati di musica, o quasi tutti, a questa figura, questa musica, a questa trama, l’apertura della stagione dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia presenta davvero molti aspetti interessanti, coinvolgenti per gli esecutori e per il pubblico.
Il debutto di Harding con Santa Cecilia
Intanto il debutto di Daniel Harding è già di per sé una notizia importante. Il giovane direttore britannico lo abbiamo ascoltato – e assai apprezzato – soprattutto nel repertorio sinfonico e forse l’apertura all’opera lirica è un segno dell’età che modifica le priorità, gli interessi. Harding compirà cinquant’anni nel 2025 e la sua attività di direttore principale presso l’Accademia sarà un banco di prova notevole in una carriera già scintillante. C’è poi questo strano destino per cui l’orchestra ceciliana ha più volte inciso la Tosca ma non l’ha mai eseguita dal vivo durante la stagione. Un debutto, perciò, anche per l’orchestra e anche assolutamente un modo per ricordare il centenario pucciniano nella maniera che più di ogni altra avvicina Puccini a Roma. Lo farà anche grazie a un cast giovane, motivato e bello: Eleonora Buratto – Tosca, Jonathan Tetelman – Cavaradossi, Ludovic Tézier – Scarpia, Giorgi Manoshvili – Angelotti.
La prima rappresentazione di Tosca, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica ricavato dal dramma La Tosca di Victorien Sardou, avvenne nel gennaio del 1900, dopo un lavoro travagliato di diversi anni da parte del compositore. Un impegno ben ripagato se si pensa che l’opera entrò immediatamente nel grande repertorio. Il pubblico, non tutta la critica, l’amò immediatamente. Ecco perché per Harding è una splendida occasione per entrare nel cuore del pubblico romano
Il 23 ottobre il Requiem di Verdi a San Paolo fuori le mura
Gli stessi ascoltatori apprezzeranno senz’altro la bacchetta britannica anche nel Requiem di Giuseppe Verdi, che orchestra e coro ceciliani eseguiranno il 23 ottobre presso la Basilica di San Paolo fuori le mura inaugurando il XXIII Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra. Un autentico tour de force per l’Accademia. Del resto, Harding, appena arrivato a Roma, aveva già espresso la volontà di eseguire i grandi capolavori della storia della musica nelle chiese romane. Un progetto che si concretizza da subito. L’auspicio è perciò che i romani, anche grazie al brio e alla capacità di Harding, capiscano la preziosità di un’istituzione musicale nata come manifestazione del Rinascimento