Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Abbiamo atteso questo momento per cinque anni e non i canonici quattro. La pandemia ha lasciato il segno profondo anche sullo sport, costringendo a modificare campionati, gare e incontri di qualsiasi disciplina ed eliminando dagli spalti quello che nel mondo agonistico è sempre apparso come un elemento essenziale: il pubblico, gli appassionati, i tifosi. Solo in mille, per lo più dirigenti del Paesi partecipanti, saranno ammessi oggi allo Stadio olimpico di Tokyo per l’apertura di questi Giochi, sicuramente atipici, e non solo a causa del Covid, ma anche per le belle novità che questa edizione presenta. Ci sarà la squadra dei rifugiati, ed anche quella dell’Iraq, nonostante il Paese del Golfo versi ancora in situazione difficile a causa degli ultimi decenni vissuti tra guerre, terrorismo, povertà e pandemia. Due i portabandiera, un maschio e una femmina, “una scelta di grande equilibrio, che rappresenta giustamente i due generi dell’umanità”. Queste le parole ai microfoni di Radio Vaticana-Vatican News di Manuela di Centa, olimpionica plurimedagliata nello sci di fondo e oggi membro onorario del Comitato Internazionale Olimpico (Cio).
No alle Olimpiadi della paura
“Non mi hanno fatto entrare nel villaggio olimpico, dove mi ero recata per salutare gli atleti italiani – afferma Di Centa – ma questa è una decisione giusta, nonostante lì per lì ho avuto un moto di delusione e incredulità, perché i primi da tutelare dai contagi sono i protagonisti di questi Giochi: gli atleti”. Manuela riporta e condivide il messaggio di Thomas Bach, presidente del Cio: nonostante la paura diffusa che si respira a Tokyo e in Giappone “bisogna avere fede nell’umanità attraverso i Giochi”, un messaggio di grande speranza per guardare alla fine della pandemia.
Tutti uguali sotto i cinque cerchi
Da sempre lo sport tramanda un messaggio universale di uguaglianza contro qualsiasi discriminazione – sottolinea Manuela Di Centa -. “Siamo tutti uguali sotto le stesse regole da rispettare, sotto questa meravigliosa bandiera olimpica”. Questo non toglie che bisogna continuare a rispettare le varie culture e le diversità che ogni Paese porta con sé. Proprio per questo, ricorda la campionessa, al Cio abbiamo apportato una modifica al motto olimpico “Citius, Altius, Fortius,”, aggiungendo “Together”. Quindi “più veloce, più in alto, più forte, … insieme”. Questo vuol dire che insieme si può migliorare ed eliminare le difficoltà che qualcuno, come la squadra dei rifugiati, sta vivendo. Questi ragazzi – sottolinea Di Centa – sono stati messi in grado di gareggiare come tutti gli altri.
Un augurio agli atleti di Tokyo 2020
Infine un sentito augurio da Manuela Di Centa ai tanti giovani atleti che, sotto diverse bandiere, affronteranno le gare di Tokyo 2020. “Che ognuno riesca a dare il massimo di se stesso, anche se poi non ci sarà la vittoria. La prossima volta andrà meglio. Un altro augurio – dice l’ex fondista – è che si superino quanto prima le difficoltà che ora stiamo vivendo a causa della pandemia. Recuperare le tante cose che non si possono fare a causa delle restrizioni necessarie: abbracciarsi, darsi la mano, sentire la pelle dell’avversario”. L’importante è dunque esserci, dando sempre il 100% con entusiasmo e tenacia, rispettando l’avversario in pieno spirito olimpico.