Chiesa Cattolica – Italiana

“Tirabassi sapeva che il Vaticano avrebbe perso il controllo di Sloane Avenue”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Durante la riunione che si svolse a Londra il 20-22 novembre 2018, nel corso della quale la Santa Sede uscì dal fondo Athena di Raffaele Mincione per entrare nella società Gutt con Gianluigi Torzi, i due rappresentanti della Segreteria di Stato Fabrizio Tirabassi ed Enrico Crasso “erano ben consapevoli della differenza tra azioni con e senza diritto di voto. E a mia domanda, Tirabassi ha detto, la sera del 21 novembre, che lasciavano le azioni con diritto di voto solo a Torzi, perché facevano così anche in altre situazioni simili”.

Le diverse versioni sulla riunione del 20-22 novembre a Londra

È il passaggio più importante dell’interrogatorio dell’avvocato Nicola Squillace, imputato per truffa, appropriazione indebita, riciclaggio ed autoriciclaggio nel processo per i presunti illeciti compiuti con i fondi della Segreteria di Stato, arrivato oggi alla ventiquattresima udienza. Dalle 9.45 alle 16.30, il legale che ha fornito assistenza al finanziere Torzi e alla società Gutt, ma anche alla Segreteria di Stato, nella trattativa con il broker Mincione e per l’ingresso della Santa Sede nella società Gutt, ha risposto alle domande del Promotore di Giustizia Alessandro Diddi. E successivamente anche a quelle dei legali delle parti civili IOR e Segreteria di Stato. Dovrà ancora essere ascoltato dagli avvocati degli altri 9 imputati il prossimo 15 luglio.

La versione di Squillace sullo Share Purchase Agreement (Spa) che lasciava a Torzi mille azioni con diritto di voto della società Gutt – la quale per sei mesi ha controllato il Palazzo di Sloane Avenue lasciando alla Segreteria di Stato 30 mila azioni senza diritto di voto – è completamente diversa da quella fornita ieri da Tirabassi e Crasso. Sia l’ex funzionario dell’Ufficio Amministrativo della Segreteria di Stato che il consulente esterno per la finanza, hanno infatti dichiarato in aula di non aver capito che l’accordo prevedeva di lasciare a Torzi le uniche azioni con diritto di voto, affidandogli il controllo totale sull’immobile. E di aver così consigliato la firma dello Spa a monsignor Alberto Perlasca, il capo dell’ufficio amministrativo della Segreteria di Stato, che nel processo si è costituito parte civile. Tirabassi ieri ha dichiarato anche di essere stato “raggirato” da Torzi.

Una parcella di 350 mila sterline, “mai pagata”

L’avvocato ha iniziato l’udienza con una lunga dichiarazione spontanea, nella quale ha voluto specificare tutta l’attività svolta da lui e dal suo studio legale per Gutt e anche per la Segreteria di Stato, che lo ha incaricato di tutelare i suoi interessi dal 21 novembre stesso. Anche per giustificare la parcella di 350 mila sterline chiesta alla Segreteria di Stato e alla società 60 sa, proprietaria dell’immobile ma controllata prima dal fondo Athena e poi da Gutt. “Parcella che, nonostante la Segreteria di Stato non mi ha mai contestato – ha dichiarato – non è stata più pagata”. Nella sua dichiarazione, Squillace ha detto di aver redatto 8 bozze del framework agreement, il contratto per il passaggio del palazzo dal fondo Athena a Gutt, nelle 40 ore di trattative tra il 20 e il 22 novembre 2018, quando però il prezzo dell’uscita di Mincione dall’affare Sloane Avenue, era già stata valutato con Torzi in 40 milioni di sterline prima ancora dell’arrivo dei rappresentanti della Segreteria di Stato.

In una stanza l’accordo Fa, nell’altra lo Spa

Già nella seconda bozza si è inserito anche il Vaticano come parte “che metteva i soldi”. Ma loro, ricorda Squillace, non volevano che fosse un contratto di compravendita ma un memorandum meno impegnativo. In un’altra stanza, intanto, si discuteva dello Spa, che serviva per dare forma alla nuova Gutt, una “scatola vuota acquisita da Torzi per altri affari poi non avviati”. Torzi “voleva farne un fondo d’investimento e il Vaticano no”.

Un immobile con un mutuo troppo caro

Inoltre, ha sottolineato l’avvocato, “tutti sapevano che l’immobile aveva un debito sopra, il mutuo di Cein capital”. Infatti nei compiti successivi di Squillace ci fu anche quello di trovare un finanziamento meno costoso, per quanto riguarda gli interessi, di quello in atto.  A tarda sera del 21, ha ricordato ancora, “Tirabassi mi disse che si poteva chiudere, perché tanto era un accordo amichevole tra Segreteria di Stato e Torzi. Avevo la sensazione che Tirabassi informasse sempre il suo superiore Perlasca”. “Tirabassi mi dice che arriverà il contratto Spa con la vendita di 30 mila azioni della società Gutt alla Segreteria di Stato. E la richiesta di aumento di capitale di Gutt a 50 milioni di sterline”.  

Il 22 mattina da Torzi c’erano Tirabassi, Crasso e il legale di Torzi, Intendente. Per una clausola del contratto che prevedeva impegni per la Segreteria di Stato – ha proseguito Squillace – Perlasca telefonò per dire che non era d’accordo su una cosa.  La modificai e poi gli dissi che più di così non si poteva fare…”. E comunque era convinto che “lo studio legale McKenzie, che assisteva spesso la Segreteria di Stato, avrebbe rivisto il contratto prima della firma”.

Le ultime udienze del processo, prima della pausa estiva, saranno il 14 luglio, dalle 14, e il 15, tutto il giorno, per concludere l’interrogatorio di Tirabassi e poi quello di Squillace. Il calendario alla ripresa di settembre, comunicato dal presidente Pignatone, prevede udienze, per l’audizione di testimoni convocati dall’accusa e poi dalle parti, il 28 dalle 14, il 29 e il 30 settembre dalle 9.30. In ottobre il 12 dalle 14, poi il 13, il 14, il 19, il 21, il 27 e il 28, tutte dalle 9.30.

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