Un volo di circa tre ore e mezza ha portato Francesco dalla Papua Nuova Guinea sull’isola del Sudest asiatico a maggioranza cattolica, terza tappa del viaggio che si protrarrà fino a mercoledì prossimo, prima della conclusione a Singapore. Istituzionali i primi appuntamenti in agenda con la visita al presidente Ramos-Horta e il discorso alle autorità del Paese. Accoglienza festosa dalla popolazione riversatasi in massa per strada
Salvatore Cernuzio – Inviato a Dili
Non poteva essere da meno la cattolicissima popolazione di Dili, capitale di Timor-Leste, all’Indonesia e alla Papua Nuova Guinea nel dare il benvenuto a Papa Francesco, giunto oggi nella capitale della più orientale delle Isole della Sonda Minore per la terza tappa del viaggio apostolico di Francesco nel Sud-Est asiatico e in Oceania. Gente arrampicata sui tetti delle case in pietra e sui rami degli alberi, aggrappata alle reti o in piedi sopra le macchine, affacciata ai balconi o dalle saracinesche dei negozi, migliaia e migliaia di persone hanno urlato il loro “Bem-vindo Santitade” al Papa al suo passaggio per le strade della capitale.
Francesco è atterrato a Dili alle 14.20 (7.20 in Italia), all’aeroporto internazionale “Presidente Nicolau Lobato”, dopo un volo di tre ore e mezza da Port Moresby, da dove è partito subito dopo l’incontro con i giovani nello stadio. Suggestivo il colpo d’occhio appena usciti dal velivolo con il brillare dell’oceano sulla destra, il verde della vegetazione sullo sfondo e il rosso del tappeto preparato per il Pontefice e delle divise della Guardia d’onore. Ad accogliere il Papa c’erano il presidente della Repubblica, José Manuel Ramos-Horta, e il primo ministro, Xanana Gusmão, insieme al nunzio apostolico Wojciech Załuski. Come sempre al suo arrivo sono stati due bambini in abito tradizionale a dare il benvenuto al Papa: oltre ai fiori, lo hanno onorato con una tais, sciarpa tradizionale timorese, che gli hanno poggiato sul collo.
È seguita la parte protocollare con l’esecuzione degli anni davanti alla Guardia d’onore schierata sulla pista dell’aeroporto, poi la presentazione delle reciproche delegazioni. Alcuni ministri si sono messi in ginocchio al passaggio del Papa e gli hanno poggiato la fronte sulla sua mano. Un segno della profonda fede di questo Paese, terra di missione e anche dalla storia sofferta con l’invasione indonesiana del 1976, dopo l’indipendenza dal Portogallo, e il successivo conflitto ventennale che ha sterminato dalle 60 mila alle 100 mila persone, secondo le stime.
Il ricordo di queste tragedie riemergerà in questi giorni di permanenza di Papa Francesco a Dili. Nessuno spazio alla sofferenza, tuttavia, all’arrivo del Pontefice in città. La strada dall’aeroporto alla Nunziatura apostolica ha offerto uno spettacolo sorprendente per la quantità di gente presente. Quasi come se tutta Dili si fosse riversata per strada. Così tanti da restringere la carreggiata e rallentare le macchine del corteo papale. Moltissimi i bambini, molte le donne, alcune in abiti tradizionali, mentre gli uomini suonavano tipici tamburi. Più di qualcuno teneva in mano statue della Madonna, di Gesù o, addirittura, un piccolo presepe.
Con le fronti imperlate di sudore, agitavano Rosari e bandierine con le bandiere di Timor Est o del Vaticano. Quasi tutti indossavano le magliette con il volto del Papa, il logo e il motto della visita. Lo stesso che si vede nei numerosi cartelli, striscioni e bandiere che puntellano tutta la città: verticali, orizzontali, rossi, bianchi, gialli, piccoli o giganti, il volto di Papa Francesco è ovunque a Dili.
Dopo un breve momento di riposo pomeridiano, il Papa ripartirà in auto dalla Nunziatura alle 17.30, ora locale, per il primo degli appuntamenti di questa tappa del viaggio: la cerimonia di benvenuto e la visita di cortesia al capo dello Stato. Verso le 19, si terrà invece l’incontro con le autorità politiche, diplomatiche e civili di Timor-Est e il primo discorso nel Paese. In serata quindi cena e riposo per affrontare l’intensa giornata di domani, la nona del più lungo viaggio del suo pontificato.