Tigray: i ribelli accettano il cessate il fuoco condizionato

Vatican News

Michele Raviart – Città del Vaticano

I leader ribelli della regione del Tigray, in Etiopia, hanno accettato in linea di principio il cessate il fuoco proposto dal governo di Addis Abeba. L’obiettivo è porre fine alla crisi che nell’ultimo anno ha devastato la regione portando alla carestia 400 mila persone e in gravi difficoltà 1 milione e ottocentomila abitanti., come ricordato anche da Papa Francesco

La ricerca di un dialogo inclusivo

Per i ribelli restano tuttavia da soddisfare alcune condizioni. “Fino a quando non avremo la garanzia che la sicurezza del nostro popolo non sarà compromessa da un secondo round di invasioni, accentiamo in linea di principio il cessate il fuoco”, affermano infatti i leader del Fronte di liberazione del popolo del Tigray (TPLF), dopo che il governo del primo ministro Abiy Ahmed si era detto pronto “a tenere un dialogo inclusivo” in seguito al ritorno dei ribelli nella capitale tigrina Makallè.

Le richieste del TPLF

I ribelli chiedono innanzitutto il ritiro dalla regione delle forze della vicina Eritrea – in gran parte ritirate nel loro Paese secondo le Nazioni Unite – e dei combattenti del vicino Stato di Ahmara, oltre che il ripristino del governo della regione, che era stato rovesciato dall’esercito etiope. Si chiede anche il risarcimento danni, l’istituzione di un organismo investigativo indipendente guidato dall’Onu sui crimini compiuti durante il conflitto, oltre al pieno accesso a elettricità, comunicazioni e altri servizi essenziali. Si attende ora la risposta del primo ministro, che aveva chiesto unilateralmente la tregua, mentre le istituzioni internazionali premono affinchè gli aiuti umanitari raggiungano la popolazione civile.