In onda per la prima volta in chiaro in Italia, su Tv2000, il primo serial televisivo dedicato alla figura di Cristo è diventato in poco tempo un fenomeno mondiale, conquistando dagli Stati Uniti tutto il pianeta. il responsabile del progetto per l’Italia, Giovanni Zappalà: “Attraverso uno strumento dei giorni nostri diffondiamo il messaggio del Vangelo”
Gianmarco Murroni – Città del Vaticano
Gli insegnamenti di Gesù trasmessi a puntate, partendo dalla Bibbia, ma declinandola con un linguaggio moderno, accessibile ai più giovani, andando a scavare dentro la storia di Cristo: è l’ingrediente che sta portando al successo internazionale la serie tv “The Chosen”, una produzione che dagli Stati Uniti ha conquistato in breve tempo tutto il pianeta, arrivando anche in Italia. The Chosen è la prima serie televisiva che racconta la vita di Gesù: 7 stagioni – 4 sono quelle attualmente uscite – composte ognuna da 8 episodi. “Ma ci sono così tanti aneddoti da raccontare che anche una serie tv diventa uno strumento illimitato”. A parlare è Giovanni Zappalà, responsabile del progetto per l’Italia, che spiega perché The Chosen sia ritenuta una serie “innovativa e impattante da numerosi punti di vista”.
Le storie della Bibbia
Innanzitutto, “ci sono delle bellissime storie che la Bibbia ci mette a disposizione che possono essere narrate – afferma Zappalà – Ma poi c’è la licenza creativa del regista della serie, Dallas Jenkins. Lui è riuscito a rappresentare delle vicende che non troviamo esplicitate nel contesto biblico, conservando, comunque il messaggio originale: un Gesù che ama, che ristora, che guarisce, il Gesù che la cristianità ha conosciuto attraverso la Bibbia”. Secondo Zappalà l’ingrediente che sta portando al successo la serie è proprio l’umanità di Gesù: “Noi conosciamo il suo lato divino, Gesù vero Dio, ma la Bibbia ci insegna che Gesù era anche vero uomo. Per cui vediamo un Gesù che si prende la licenza di giocare con i suoi discepoli, di ballare durante le nozze di Cana, di tuffarsi nel mare alla fine di una giornata impegnativa. Sono tutte cose che nella Bibbia non sono scritte, ma interpretarle creativamente in questo modo ci dà quella sensazione di Gesù vero uomo che lo rende molto più vicino a noi e ci permette di identificarci in lui”.
La serialità del racconto
Il meccanismo tipico delle serie tv coinvolge tutti i personaggi, compresi i discepoli: “Nella narrativa storica della cristianità siamo sempre stati abituati a immaginare i discepoli come anziani, ormai stanchi. In realtà quelli che Gesù ha chiamato erano dei ragazzi. Caratterizzare questi giovani che poi sono diventati i suoi discepoli è una sfida che può portare dei frutti incredibili. Il segreto è stato partire da una base biblica, cercando di rimanere il più vicino possibile ai Testi Sacri, ma sfruttando ogni tipo di licenza poetica e creativa che fa parte della strutturazione di una serie televisiva”. Una struttura che parla un linguaggio preciso, quello del nostro tempo. Perché “ogni generazione ha i suoi strumenti: se fino a qualche migliaio di anni fa lo strumento era la pietra, oggi abbiamo il cinema, la musica, l’arte. Nel caso specifico, la serie tv dà anche la possibilità di affezionarci ai personaggi, di scoprire la loro evoluzione”.
La serie dei record
D’altronde, si tratta di una serie tv che nel 2023 è stata la terza più seguita negli Stati Uniti. Questo perché “porta con sé un messaggio straordinario, il messaggio rivoluzionario di Cristo. Noi viviamo in un’epoca che è divisa in due: prima di Cristo e dopo di Cristo. Indipendentemente dalla fede di ognuno di noi, io credo che abbiamo il dovere di conoscere la storia di quest’uomo che ha diviso la linea del tempo. Ma, al netto del messaggio meraviglioso che Gesù ha lasciato, poi dobbiamo essere in grado – conclude Zappalà – di trasmettere questo messaggio. Noi lo facciamo con la forma della serie televisiva, nella quale sono presenti professionisti che hanno lavorato nel mondo del cinema e dei media. La forza del messaggio sommato alla professionalità rende questo prodotto unico e speciale”.