Terrorismo: l’attenzione in Europa resti ancora alta

Vatican News

Marina Tomarro – Città del Vaticano

Una lunga scia di sangue continua purtroppo ad attraversare l’Europa e questo è un dato nella odierna Giornata di commemorazione delle vittime del terrorismo.  Il 7 luglio del 2005, ad un anno di distanza dagli attentati di Madrid dell’11 marzo 2004 – che segnano questa triste ricorrenza –  fu Londra a subire tre violenti attentati. Infatti tre bombe esplosero nei pressi della stazione di Edgware Road, e una quarta, poco dopo, vicino a Tavistock Place. Il bilancio fu di 56 morti e circa 700 i feriti. Secondo il rapporto dell’Osservatorio sul radicalismo e il contrasto al terrorismo, presentato recentemente, gli attacchi terroristici, compresi quelli falliti e sventati, registrati nell’Ue dal 2017 al 2019, sono stati  436, di cui il 63% sono attribuiti a gruppi separatisti ed etno-nazionalisti, il 16% a movimenti della sinistra radicale; il 2,8% a gruppi di estrema destra; il 18% sono azioni di matrice jihadista.

Una lunghissima ondata di attacchi

In questi ultimi anni una delle nazioni più colpite è stata la Francia. Il 7 gennaio del 2015 a Parigi, la sede del giornale satirico Charlie Hebdo, fu l’obiettivo di un crudele attentato rivendicato dalla branca yemenita di Al-Qāʿida, in cui furono assassinate dodici persone, mentre undici rimasero feriti.  Il 13 novembre dello stesso anno, fu una delle giornate più crudeli per la capitale francese, che venne colpita da una serie di sanguinosi attacchi terroristici, in più punti della città. Una decina di terroristi, furono responsabili delle stragi al teatro Bataclan, dove era in corso in concerto e rimasero uccise novanta persone tra cui la ricercatrice italiana Valeria Solesin; allo Stade de France e a tre ristoranti parigini. In totale le vittime furono 130, e migliaia i feriti. L’anno dopo, il 14 luglio del 2016, a Nizza mentre migliaia di persone stavano assistendo sulla Promenade des Anglais, la passeggiata sul lungomare della cittadina, nell’occasione trasformata in isola pedonale, allo spettacolo pirotecnico allestito per le celebrazioni della festa nazionale francese, un autocarro a tutta velocità si scagliò contro la folla, provocando ottantaquattro morti e oltre duecento feriti. Anche in questo caso si trattò di un attentato di matrice terroristica.  

Da Bruxelles a Strasburgo

Alcuni mesi prima, a Bruxelles vi furono tre attacchi terroristici coordinati, avvenuti nell’area metropolitana della città la mattina del 22 marzo: due avvenuti presso l’aeroporto di Bruxelles-National) e uno alla stazione della metropolitana di Maelbeek/Maalbeek. Trentadue le vittime. E la lunga ondata quell’anno colpisce ancora.  Il 19 dicembre dello stesso anno a Berlino, un altro camion, un lungo tir nero si scagliò contro la folla che passeggiava nel mercatino di Natale della città. Dodici i morti e cinquantasei i feriti. Tra le vittime anche la giovane Fabrizia di Lorenzo. E giusto ad un anno di distanza dall’attentato di Bruxelles il 22 marzo del 2017 a Londra, un auto si lanciò contro i pedoni, in corrispondenza del ponte di Westminster e, in un secondo momento, presso Parliament Square e nelle adiacenze del Palazzo di Westminster. Anche in questo caso vi furono cinque vittime e quarantanove feriti. E non si può dimenticare l’attentato a Strasburgo, avvenuto un anno dopo Londra, l’11 dicembre 2018, con un uomo che cominciò a sparare contro la folla nella zona del Christkindelsmärik, lo storico mercatino natalizio della città. Cinque le vittime, tra cui il giovane giornalista italiano Antonio Megalizi, e undici i feriti.

Un terrorismo mutato e pericoloso

 “Il terrorismo è una realtà ancora molto forte in Europa anche se è meno visibile di prima e questo potrebbe essere più preoccupante. – spiega Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali – Non bisogna abbassare la guardia, perché il rischio è ancora molto alto. Ci siamo spostati da un terrorismo di passaggio, in cui le persone partivano e venivano in Europa, a quello in cui gli attentatori sono spesso gente che si radicalizza nel territorio nel quale vive, abbracciando però ideologie estreme che li porta a compiere quegli atti”. Diventa quindi fondamentale non dimenticare quello che è successo e mantenere sempre un’attenzione viva. “Naturalmente c’è chi si occupa della nostra sicurezza – continua Margelletti – ma dobbiamo comunque collaborare tutti. Cercando di essere più inclusivi possibile innanzitutto, anche mantenendo il rispetto delle proprie leggi e delle proprie tradizioni, perché il terrorismo si alimenta proprio di differenze, e nel momento in cui non ne scorge, trovando invece un sogno e una grande idea di pace in comune, lì non attecchisce”. 

Ascolta l’intervista ad Andrea Margelletti