A una settimana dal terremoto che ha colpito Turchia e Siria i soccorritori continuano a scavare tra le macerie per tentare di estrarre altri sopravvissuti. Il bilancio ad oggi è di oltre 34 mila morti, ma secondo l’Onu i numeri sono destinati a salire ulteriormente
Gianmarco Murroni – Città del Vaticano
Sono oltre 34 mila le vittime accertate del terremoto che ha devastato Turchia e Siria. Un bilancio che drammaticamente cresce di ora in ora. Ma accanto ai dati sulle vittime si guarda con speranza ai numeri delle persone estratte vive dalle macerie: gli ultimi salvati sono un bambino e una donna in Turchia. Si tratta di Mustafa, sette anni, ritrovato nella provincia di Hatay, nel sud-est del Paese, e di Nafize Yilmaz, liberata a Nurdagi, sempre nell’Hatay. Entrambi erano rimasti intrappolati per 163 ore prima di essere recuperati.
Il lavoro dei soccorsi
L’agenzia turca che si occupa delle emergenze ha dichiarato che più di 32.000 persone appartenenti a organizzazioni turche sono impegnate nelle operazioni di ricerca e salvataggio, insieme a 8.294 soccorritori internazionali. Le squadre di ricerca stanno affrontando una corsa contro il tempo. Nella devastata città turca di Kahramanmaras, vicino all’epicentro del terremoto, le ruspe stanno scavando tra montagne di macerie contorte, ma in molte aree le squadre di soccorso hanno dichiarato di non disporre di sensori e di attrezzature di ricerca avanzate, trovandosi costrette a lavorale con le pale o, addirittura, con le mani.
Arresti in Turchia
Intanto, il presidente turco Erdogan avrebbe individuato i responsabili delle migliaia di edifici rasi al suolo a causa del sisma: le autorità turche, infatti, hanno arrestato più di 100 costruttori edili nelle dieci province colpite dal terremoto, con l’accusa di aver violato le normative edilizie del Paese. Il ministero della Giustizia di Ankara ha autorizzato i procuratori ad avviare cause contro “tutti i responsabili dei crolli” per non hanno rispettato le norme introdotte dopo il sisma del 1999.