Isabella Piro – Città del Vaticano
13 gennaio 1915, ore 7.55: la terra trema del Centro Italia e tutta la regione abruzzese della Marsica, in particolare la cittadina di Avezzano, viene travolta da un violento terremoto di magnitudo 7.0 della scala Richter. Il sisma ha ripercussioni su tutta la Penisola, tanto che il bilancio finale è di circa 30mila morti. Tra i primi soccorritori a giungere in aiuto della popolazione, c’è don Luigi Orione, che si prodiga anima e corpo per salvare centinaia di giovani dalle macerie. La sua opera è rimasta indimenticabile e, a distanza di 106 anni da quel drammatico 13 gennaio, l’Archivio centrale dell’Opera Don Orione ha diffuso alcuni documenti inediti, tra cui una lettera scritta il 22 gennaio 1915 da don Roberto Risi, principale collaboratore di don Orione a Roma.
La raccolta degli orfani sopravvissuti al sisma
“Il direttore – scrive don Roberto, riferendosi a don Luigi – è partito alle 7 per Avezzano, dove va a stabilirsi in una baracca per organizzare la raccolta degli orfani di tutti i luoghi terremotati”. “Tutte le ore arrivavano orfani – racconta ancora – Una sera alle 10 e mezza ne giunsero ben 24. Stesi quattro materassi e poi 12 di qua e 12 di là col tappeto dell’altare sopra. Feci loro passare la notte, alla bene meglio, contenti però, che da 4 giorni dormivano per le campagne. Ne abbiamo uno che venne estratto sabato alle 3 e mezza dalle macerie. Sono 81 in tutto. Però il direttore ne vuole accettare altri 15”.
A 1300 metri per salvare i ragazzi dal gelo
Scrive inoltre don Roberto: “L’altro ieri il direttore salì coll’automobile a metri 1.300 per raccogliere orfani negli Abbruzzi. Vide parecchi lupi. L’automobile per il gelo slittò, e non potevano più proseguire con 6 orfani quasi morti e gelati: per fortuna sopraggiunsero altre 2 automobili e così poté ritornare ad Avezzano, di dove con 40 orfani ritornò a Roma col treno in poche ore”. Da un altro documento inedito, inoltre, emerge che il Ministero degli Interni autorizzò don Orione ad utilizzare, per la raccolta degli orfani, un camion requisito durante la visita del Re ai terremotati.
Il funzionario: un piccolo prete che portava fiducia
Rilevante anche la testimonianza di Ernesto Campese, segretario di Prefettura del Ministero degli Interni, che incontrò don Orione tra i terremotati: “Dov’è don Orione? – si legge in un documento – Mi indicano un vasto tendone. Mi avvicino. Vagiti di bimbi. Entro. Don Orione è lì. (…) Seduto su di uno sgabello; ciascun braccio sostiene un bimbetto; li ballonzola sulle ginocchia, li acqueta con la ninna-nanna e chiede i biberon”. “Questi è don Orione – aggiunge Campese – Un piccolo prete striminzito; una tonaca frusta e impillaccherata; e due piedoni grossi così, in scarpacce ingobbite e scalcagnate”. E conclude: “Correva qua e là, ovunque portando fiducia”.