Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Si macchia di sangue la situazione in Israele. Ieri 250 razzi sono stati lanciati da Gaza verso la zona israeliana al di là del confine dell’enclave palestinese. Lo Stato ebraico ha subito risposto con un’ondata di attacchi contro 140 obiettivi palestinesi. Il Movimento Hamas, che governa nella Striscia, parla chiaramente di rappresaglia dopo quanto avvenuto a Gerusalemme. E, oltre alle vittime registrate in questa circostanza, anche un arabo ha perso la vita vicino Tel Aviv nel corso di disordini tra dimostranti palestinesi e residenti ebrei. Anche Gerusalemme est continua ad essere teatro di nuovi scontri tra manifestanti palestinesi e polizia israeliana, con violenti tafferugli ieri alla Spianata delle Moschee. Dalla comunità internazionale si alza forte la voce dell’Unione Europea che chiede alle due parti lo stop immediato alle violenze.
Gerusalemme sia Città Santa della pace
Altrettanto forte la dichiarazione dei Patriarchi delle Chiese di Gerusalemme. Le violenze alla moschea di Al Aqsa e a Sheikh Jarrah “violano la santità del popolo di Gerusalemme e di Gerusalemme come Città della Pace. Le azioni che minano la sicurezza dei fedeli e la dignità dei palestinesi soggetti a sfratto sono inaccettabili”. È quanto si legge in una dichiarazione dei Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme che si uniscono così alle preoccupazioni espresse anche da Papa Francesco durante il Regina Coeli di domenica scorsa per l’escalation degli scontri tra palestinesi e le forze dell’ordine israeliane nella città. A innescare le proteste in pieno Ramadan il possibile sfratto di famiglie palestinesi del sobborgo di Sheikh Jarrah, nei pressi della Città Vecchia, a vantaggio di coloni israeliani. Nonostante la Corte Suprema d’Israele abbia deciso di procrastinare lo sfratto, gli scontri proseguono e si stanno estendendo ad altre città. Ad accendere ulteriormente gli animi, la marcia nazionalista ebraica in città organizzata oggi per celebrare la conquista israeliana di Gerusalemme Est nel 1967.
Rispettare lo status quo
Nella loro dichiarazione i leader delle Chiese di Gerusalemme si dicono “profondamente scoraggiati e preoccupati” per questi sviluppi. “Il carattere speciale di Gerusalemme, con l’attuale Status Quo, obbliga tutte le parti a preservare la già delicata situazione nella Città Santa”, scrivono. “La crescente tensione, sostenuta principalmente da gruppi radicali di destra, mette in pericolo la già fragile realtà dentro e intorno a Gerusalemme”. I leader cristiani chiedono quindi “alla Comunità Internazionale e a tutte le persone di buona volontà di intervenire per porre fine a queste azioni provocatorie, nonché di continuare a pregare per la pace di Gerusalemme”. L’appello dei Patriarchi per il rispetto dello status quo a Gerusalemme e per la fine delle violenze segue quello lanciato nei giorni scorsi dal segretario generale ad interim del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc), il reverendo Ioan Sauca, che, a nome dell’organizzazione ecumenica, ha espresso “profondo dolore per la difficile situazione delle famiglie palestinesi di Sheikh Jarrah e per i disordini e la violenza che ne sono seguiti”.