Antonella Palermo – Città del Vaticano
E’ con sentimenti contrastanti che don Maurizio Patriciello accoglie la conferma, da parte della Procura di Napoli nord e dell’Istituto superiore di Sanità, della causalità tra la presenza di siti di rifiuti incontrollati sul territorio dei Comuni tra le province di Napoli e Caserta e l’insorgenza di alcune patologie, per lo più tumorali, ma anche asma e malformazioni congenite. “C’è soddisfazione, ma è stata un’amara, magra consolazione”, ci racconta.
“Io sono stato sempre convinto che le cose stessero così e neanche per un istante ho dubitato, né io, né i tanti volontari che hanno a cuore la sorte di queste zone, né i medici per l’ambiente che sono coinvolti”, spiega il sacerdote, parroco a Caivano, una vita per la causa di questi territori mangiati dai rifiuti tossici. Riconosce che è stata “una lotta dura, durissima contro i negazionisti, perché bisognava lottare contro il clan dei Casalesi, la Camorra, che ha fatto i suoi interessi qua, proprio sui rifiuti”.
Due fratelli e decine di altre vittime a causa dei roghi tossici
Patriciello ha vissuto nella propria carne il dolore sprigionato a causa dell’ostinazione dei poteri locali di perseverare nell’illegalità. Ha perso di recente i due fratelli, Giovanni e Francesco, morti per cancro. E di funerali di gente deceduta per malattie insorte a causa, ora certificata, dei rifiuti, ne ha celebrati a decine: “Ho accompagnato giovani mamme, giovani papà e bambini al camposanto, nessuno mi doveva convincere che l’origine era quella. Nessuna tregua da parte dei camorristi – racconta – politici corrotti o collusi o anche ignavi, semplicemente, che hanno fatto finta di non vedere. Anche parte della classe medica, mi duole dirlo, si è resa complice”. Il retrogusto amaro è nella consapevolezza che i morti sono tanti, troppi. “Li vedo uno per uno – ricorda -quando sono stao a casa loro, quando rivedo le bare bianche. Le ho dovute benedire, incensare… Ricordo uno per uno i nomi. Allora, mi chiedo: di cosa dovrei essere contento? Avrei preferito avere torto e che qualcuno mi dicesse: avete sbagliato tutto”.
Il bisogno di una mappatura del territorio
Appurata la diagnosi, cosa ci si aspetta che sarà attuato per bonificare terre e coscienze? “La realtà è così complessa”, risponde don Maurizio, che invoca anche un intervento del Governatore, alla luce di questo riconoscimento ufficiale. “Ci sono stati risvolti economici incredibili in tutta la questione, perché l’economia agricola ha subìto negli anni passati una grossa crisi. Tanta gente non comprava più i nostri prodotti, perché le terre erano inquinate”. Il sacerdote allora non faceva che implorare una mappatura dei terreni. Solo questa avrebbe potuto portare gli agricoltori a seminare un certo tipo di vegetazione, non ad uso alimentare, laddove c’era inquinamento, e prodotti da consumare altrove. “Senza mappatura, è normale che la gente ha paura e non compra più niente”. Don Patriciello ricorda anche il cattivo servizio reso da alcune testate giornalistiche che, spiega, si sono rese complici parlando di non veridicità del fenomeno riconducibile alla Terra dei Fuochi.
I depistaggi
“Se un merito abbiamo, è stato quello di avere acceso i riflettori su questi problemi che vanno oltre, molto al di là del nostro territorio campano”, ammette il sacerdote, ricordando tutte le volte in cui, parlando di terreni inquinati, nelle apposite sedi si metteva spesso in atto un’operazione che generava confusione, sviando il discorso verso altre direzioni: una presunta insensibilità verso la raccolta differenziata oppure la pigrizia degli abitanti. “Abbiamo acceso i riflettori sul vero problema con dati alla mano – scandisce il prete – e nel novembre del 2018, io stesso ho accompagnato il Presidente del Consiglio a rendersi conto della situazione”. Patriciello ha richiamato l’attenzione sugli scarti industriali che vengono prodotti in regime di evasione fiscale. Si generano operatori e prodotti fantasma, che ci ritrova sotto forma di “scarti che per forza debbono bruciare nelle nostre campagne o devono essere occultati insieme ai rifiuti urbani. Così si arriva ai roghi tossici con rifiuti industriali dentro i rifiuti urbani. Un discorso – dice – molto più semplice di quanto si possa credere”. “Mi sono sentito molte volte dire: come è pensabile andare a mettere le mani sul lavoro nero? – precisa ancora il sacerdote – e io rispondevo che allora, se non si vuole mettere le mani sul lavoro nero, questo problema non sarà mai risolto”.
L’appello alle istituzioni
“Visto che questi risultati sono arrivati proprio a cavallo del varo del nuovo governo – conclude don Maurizio – sarebbe bello se, nello spirito di grande democrazia e di collaborazione tra Chiesa e Stato che sempre ho cercato di garantire, il neo ministro per l’Ambiente venisse da noi. Io vorrei accompagnarlo nelle nostre campagne”.