Roberta Barbi – Città del Vaticano
Il Covid che torna a mordere l’Italia e buona parte d’Europa cambia la forma degli eventi, ma non la sostanza: è con questo spirito, non scevro da un pizzico di delusione, che questa sera si aprirà l’Incontro Europeo di Taizè a Torino cui parteciperanno, proprio a causa dell’emergenza sanitaria, solo i giovani piemontesi, mentre gli altri dall’Europa e dal mondo, saranno collegati in streaming. Per tornare a pregare tutti insieme in presenza, bisognerà aspettare luglio. “Siamo pellegrini, perciò sappiamo che a volte ci sono degli imprevisti, che dobbiamo improvvisare, che non tutti i giorni il cammino è lo stesso e che non sempre le cose vanno secondo i piani”: questa la testimonianza di don Luca Ramello, sacerdote dell’arcidiocesi di Torino che si prepara ad accogliere un migliaio di giovani.
Preghieamo per la fine della pandemia e per l’unità
“Un pellegrinaggio di fiducia sulla Terra” è la definizione corretta dell’evento che si aprirà stasera nella grande chiesa del Santo Volto a Torino in cui ci si riunirà, virtualmente e non, per pregare insieme con Frère Alois. “Vogliamo iniziare subito con un momento forte – spiega don Ramello – la rete ci permetterà di unirci per chiedere la liberazione del mondo dalla pandemia. Saranno giorni di preghiera con un occhio sempre rivolto al grande incontro in programma a luglio”. Dal 7 al 10 luglio, infatti, Torino sarà teatro anche della seconda fase di questo Incontro europeo, con famiglie e parrocchie che offriranno ospitalità ai pellegrini giunti da tutto il mondo per sostare in silenzio e preghiera davanti alla Sacra Sindone.
L’esperienza di donare se stessi
“È possibile dare tutta la tua esperienza per Dio e per gli altri?”. Sarà questo interrogativo a guidare in questi giorni le riflessioni dei partecipanti, chiamati a prendere parte ad alcuni workshop su temi attualità molto cari a Papa Francesco, come la solidarietà verso i migranti e la cura della Casa comune. “Il Covid ci ha fatto perdere la dimensione della festa, ma ci ha riportati all’essenza della spiritualità, ci ha ricondotto indietro alle origini ricordandoci che questo è un pellegrinaggio – racconta ancora don Luca – e la vita stessa è una peregrinazione della fede anche nel buio, sull’esempio di Maria, come sosteneva il Concilio Vaticano II da cui riprese questo concetto San Giovanni Paolo II”. Si pregherà, inoltre, anche perché il mondo, attualmente diviso da lotte e conflitti, trovi l’unità nella pace e non solo nella malattia.
Monsignor Nosiglia, le tre parole chiave per i giovani
In occasione dell’Incontro, l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia ha inviato una lettera a tutti i partecipanti, anche a quelli collegati on line, in cui si concentra su tre parole chiave: grazie, accogliere, prova. Il grazie va ai circa 4600 iscritti all’evento e al loro rammarico di non poter partecipare fisicamente: il presule scrive di comprendere la delusione della rinuncia ma incoraggia anche i giovani a considerarsi insieme grazie alla rete. Accogliere l’altro è la seconda parola chiave, intesa come opera di misericordia capace di donare la salvezza a chi la mette in atto. Infine, la prova: quella che più che mai oggi conosciamo a causa della pandemia che ci fa vivere situazioni che non avremmo mai immaginato; le ragioni della prova, ammonisce l’arcivescovo, in ottica di fede appartengono solo a Dio. “Portiamo lo sguardo e il cuore nella dimensione della fede contro la delusione di questi due anni di lavoro – fa eco don Luca Ramello in conclusione – Dio è grande e dobbiamo affidarci a Lui anche se facciamo ancora fatica a capire tutto. Nonostante ciò perseveriamo, nella speranza e nella preghiera”.