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“La gente veda in voi veri amici di Gesù, non amici del potere o dell’ambizione”, ma “amici del Vangelo e amici dei poveri”: è quanto ha detto il cardinale Luis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, durante la Messa presieduta stamane presso l’Altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro per l’ordinazione di 24 nuovi diaconi, giunti da 15 Paesi di tre continenti, Asia, Africa e Oceania: provengono dall’India, Pakistan, Indonesia, Bangladesh, Sri Lanka, Timor Est, Samoa, Tanzania, Senegal, Capo Verde, Burundi, Sud Sudan, Repubblica del Congo, Angola e Benin. In 23 sono stati formati presso la Pontificia Università Urbaniana, uno presso il Pontificio Collegio belga.
Servi e amici
Nell’omelia, il cardinale Tagle ha espresso la sua grande gioia per questa ordinazione. Ha affermato che i diaconi sono “sacramenti di Gesù, che è venuto non per essere servito ma per servire”. Sono chiamati a ricordare “a tutti i battezzati la nostra comune vocazione a seguire Gesù, umile servo di Dio e dell’umanità”. Il porporato ha sottolineato che si resta “fedeli allo Spirito di Gesù” grazie all’amicizia con lui, che ci chiama “amici, non servi” e “dà la sua vita per noi”. “Resteremo suoi amici – ha aggiunto – se l’ascoltiamo sempre, se impariamo sempre da lui, se ci amiamo come lui ci ama, se siamo pronti ad offrire la nostra vita per lui”.
Il ministero, dono di sé
“L’amicizia con Gesù – ha proseguito – renderà straordinario il lavoro ordinario” e “speciale il lavoro non riconosciuto”. “L’amicizia con Gesù significa amicizia con la Chiesa, specialmente con i poveri”. Grazie a questa amicizia, “l’obbedienza non è oppressione ma disponibilità, il celibato è comunione, il ministero è dono di sé, la fatica è gioia, i momenti bui sono luminosi”. Invece, “quando eliminiamo l’amicizia con Gesù e la Chiesa, ci lamentiamo tutto il tempo, ci sentiamo vuoti” e “trasmettiamo la nostra frustrazione alle persone che dovremmo servire” e al contrario “dominiamo”. “L’amicizia – ha concluso Tagle – rende il servizio un atto di amore, non una funzione o un obbligo”, perché “dove c’è amore, c’è vita e gioia, c’è servizio autentico: gli amici di Gesù servono perché amano” e lavorano “come atto di gratitudine” verso Colui che li chiama amici.