L’intervento integrale pubblicato dall’Agenzia Fides del cardinale pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione alla presentazione del libro di padre Antonio Spadaro “Il magistero di papa Francesco. Una guida alla lettura delle sue Encicliche ed Esortazioni apostoliche” in lingua cinese
Nel tardo pomeriggio di sabato 13 maggio a Roma, presso la sede de La Civiltà Cattolica, si è svolta la presentazione del volume in lingua cinese “Il magistero di Papa Francesco. Una guida alla lettura delle sue Encicliche ed Esortazioni apostoliche (教宗方济各牧职训导 – 宗座通谕及劝谕阅读指南) di padre Antonio Spadaro SJ. Il volume è una raccolta di riflessioni sulle tre Encicliche e le cinque Esortazioni apostoliche pubblicate da Papa Francesco nei primi dieci anni di pontificato. All’appuntamento era presenta il cardinale Luis Antonio Gokim Tagle, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione. Di seguito la versione integrale dell’intervento pronunciato dal cardinale pubblicata dall’Agenzia Fides.
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di Luis Antonio Gokim Tagle
I cattolici cinesi e il magistero papale
Ringrazio padre Antonio Spadaro, SJ e tutta la squadra de La Civiltà Cattolica, per aver seguito la bella intuizione che li ha portati a pubblicare questo libro. La bella intuizione a cui mi riferisco sta nel fatto che di certo questo libro può interessare tutti, credenti e non credenti, come dicono anche coloro che hanno speso tempo e energie per pubblicarlo. Nel comunicato di presentazione, loro stessi rivelano quale è la loro speranza: loro sperano di raggiungere in particolare «i pastori del popolo di Dio. Sacerdoti e vescovi, e così anche i catechisti e coloro che nelle comunità hanno compito di guida». Tante cose fanno pensare che questo libro sarà accolto da tanti, nelle comunità cattoliche cinesi, sia nel Paese che in altre parti del mondo, come un vero regalo. Sarà accolto come un dono gradito, che arriva al momento giusto.
Un fatto mi fa subito immaginare che il libro potrà essere accolto con tanta gratitudine in Cina: questo fatto è l’amore, l’affetto e la immediatezza con cui le comunità cattoliche cinesi seguono i suggerimenti e le indicazioni pastorali che arrivano loro dalla Chiesa di Roma e dal suo Vescovo. I cattolici cinesi sanno far tesoro degli insegnamenti del Papa. Le tante notizie sulla Chiesa in Cina pubblicate dall’Agenzia Fides mostrano da almeno venti anni come le parrocchie cattoliche cinesi portano avanti il loro cammino quotidiano seguendo sempre i suggerimenti e gli orientamenti del magistero ordinario del Successore di Pietro. Per loro è un dono e un segno della comunione con la Chiesa universale. E approfittano spesso di questo dono in maniera creativa e contestualizzata. In Cina c’è tutta una rete viva fatta di preghiere, liturgie, catechesi e iniziative pastorali ispirate in linea diretta dal magistero ordinario del Papa. E’ una rete che si intreccia con la vita ecclesiale quotidiana delle singole diocesi e delle singole comunità cattoliche cinesi. Si tratta di una realtà di fede viva e intensa, che vive e esprime ogni giorno la comunione nella fede con il Successore di Pietro e tutta la Chiesa universale, anche se viene solitamente ignorata dai media quando essi parlano del cattolicesimo cinese. Io potrei fare una gran quantità di esempi, partendo dai pontificati precedenti e arrivando a Papa Francesco, per documentare come i riferimenti al magistero pontificio sono pane quotidiano nella vita pastorale delle parrocchie e delle diocesi cattoliche in Cina. Non vi espongo tutti gli esempi possibili, ma ne propongo solo alcuni, a partire dagli ultimi anni di pontificato di San Giovanni Paolo II, perché so di non annoiarvi e ritengo che quando si parla di queste cose conviene sempre fare riferimento a situazioni concrete.
Esempi
Nel 2004, quando Giovanni Paolo II proclama l’Anno dell’Eucaristia, nelle messe di tante parrocchie cinesi i sacerdoti spiegano le ragioni dell’Anno dell’Eucaristia commentando la Lettera apostolica d’indizione, Mane nobiscum Domine. Pochi mesi dopo, quando muore Giovanni Paolo II, nelle parrocchie cinesi si prega per il Pontefice defunto, come si pregherà per l’inizio del pontificato del suo successore, Benedetto XVI. Nel 2008, quando Benedetto XVI lancia l’iniziativa di un Anno speciale dedicato a San Paolo, comunità e diocesi in Cina danno vita a una serie impressionante di iniziative dedicate all’Apostolo delle Genti (e bisogna riconoscere che quel suggerimento del Papa non venne accolto con lo stesso entusiasmo in altre parti del mondo). Si fanno corsi di teologia missionaria, e conferenze sulla vocazione missionaria che riguarda tutti i battezzati.
La stessa attenzione lieta a approfittare dei suggerimenti del magistero ordinario del Papa si manifesta in Cina quando Benedetto XVI convoca l’Anno sacerdotale. Ad esempio nella diocesi di Jinzhong, già alla fine di giugno del 2009 viene presentata e studiata la Lettera del Papa ai Sacerdoti, mentre il vescovo Giovanni Battista Wang Jin regala a ogni prete una copia in cinese degli scritti di San Giovanni Maria Vianney. Lo stesso avviene quando Papa Benedetto XVI annuncia l’Anno della Fede (11 ottobre 2012-24 novembre 2013). La Lettera apostolica Porta fidei, con cui Benedetto XVI ha indetto il nuovo anno speciale, viene letta e approfondita in alcune giornate di studio organizzate nelle diocesi, come quella di Nanchong (provincia del Sichuan), mentre in diocesi come Fengxian si organizzano corsi di preparazione per i catechisti, «chiamati a trasmettere l’annuncio del vangelo con speciale dedizione nell’Anno della Fede». Nella diocesi di Liaoning, il vescovo Paolo Pei Junmin dedica all’Anno della fede una Lettera pastorale, ed esorta i fedeli a recitare, riflettere ed approfondire il Credo.
Anche con Papa Francesco i cattolici cinesi manifestano con semplicità il loro desiderio di camminare nella fede seguendo l’aiuto e il sostegno che viene dal magistero ordinario del Pontefice. Questo si è visto bene in tante occasioni, ad esempio nell’Anno Santo della Misericordia. Moltissime persone hanno attraversato le Porte sante delle cattedrali. E tanti vescovi hanno diffuso lettere pastorali per rilanciare le parole di Papa Francesco sulla misericordia. Voglio aggiungere un esempio recente: a inizio di maggio, nella diocesi di Xiamen, è iniziato un Anno speciale dedicato al catechismo e ai catechisti. E a tutti coloro che hanno partecipato alla messa per l’inizio di questo Anno speciale è stata donata una copia in cinese del Catechismo della Chiesa cattolica.
Tutto questo è un segno che anche le situazioni difficili e dolorose hanno reso più forte l’affetto dei cattolici cinesi per il Successore di Pietro. Questo si è visto anche durante i primi mesi della pandemia, quando la voce e il volto di Papa Francesco sono entrati ogni giorno anche nelle case di tanti cattolici cinesi. Le liturgie e i momenti di preghiera celebrati dal Vescovo di Roma venivano trasmessi ogni giorno in diretta televisiva in quel tempo di prova, con le città bloccate e il popolo di Dio che non poteva andare a messa. Gruppi di giovani cattolici cinesi, con le loro competenze digitali, riuscivano a far arrivare nelle case le immagini delle messe del Papa, insieme alla traduzione simultanea in cinese delle sue omelie.
Papa Francesco e la Cina
Il libro pubblicato è un dono che potrà anche confermare e rafforzare l’affetto speciale che lega Papa Francesco ai cattolici cinesi e a tutto il popolo cinese. Questa predilezione è stata raccontata tante volte dallo stesso Pontefice, ad esempio nel Messaggio rivolto da Papa Francesco ai cattolici cinesi e alla Chiesa universale nel 26 settembre 2018.
In quel Messaggio, tra le altre cose, Papa Francesco fa sapere che i cattolici cinesi sono quotidianamente presenti «nella mia preghiera», e a nome dell’intera Chiesa cattolica esprime gratitudine e ammirazione «per il dono della vostra fedeltà, della costanza nella prova, della radicata fiducia nella Provvidenza di Dio, anche quando certi avvenimenti si sono dimostrati particolarmente avversi e difficili». In quel Messaggio Papa Francesco rende grazie per la fede dei cattolici cinesi, segnata dall’esperienza del martirio, ripetendo che quella fede è il tesoro «della Chiesa in Cina e di tutto il Popolo di Dio pellegrinante sulla terra». E anche per le autorità cinesi, a tutti i livelli, il Papa ripete che «la Chiesa in Cina non è estranea alla storia cinese, né chiede alcun privilegio»
Il magistero di Francesco e le strade percorse dal cattolicesimo cinese
C’è un altro elemento che rende il libro di Civiltà Cattolica degno di particolare interesse per i cattolici cinesi, e anche per tanti loro connazionali che non sono cristiani. Col suo magistero ordinario, Papa Francesco indica le sorgenti e i tesori della fede, dona suggerimenti pastorali e spirituali, e offre parole di saggezza anche davanti ai problemi, alle prove e alle sofferenze che toccano tutta la famiglia umana. Tutto questo trova una grande risonanza con l’attuale condizione dei cattolici cinesi. E tanti dei problemi affrontati da Papa Francesco nel suo magistero sociale toccano anche le vite concrete dei loro connazionali, che condividono con loro le attese e le preoccupazioni della società cinese.
Si può fare un breve excursus su questo, facendo riferimento ai singoli documenti.
Abbiamo già visto come le diocesi cinesi avevano aderito con slancio all’iniziativa di Papa Benedetto XVI di indire l’Anno della fede. L’Enciclica Lumen fidei è il frutto di quell’anno, che fu segnato anche dalla rinuncia al Pontificato di Papa Ratzinger. Si tratta di un documento caro ai cattolici cinesi, anche perché nella sua stessa preparazione ha unito le persone di due Papi, Benedetto e Francesco. Come ricorderete, Papa Benedetto aveva già quasi completato una prima stesura della enciclica sulla fede. Papa Francesco assunse e completò quel lavoro, “nella fraternità di Cristo”. Anche per questo suo particolare percorso, quel documento ricorda in maniera speciale che il compito del Successore di Pietro, di ogni Successore di Pietro, di tutti i Successori di Pietro, è quello di confermare i fratelli nella fede.
Evangelii Gaudium è la Esortazione apostolica programmatica di Papa Francesco, ed è piena di passaggi che sembrano scritti apposta per illuminare e confortare il cammino dei cattolici cinesi degli ultimi decenni, anche nei passaggi più difficili e sofferti. Pensiamo solo ai famosi quattro princìpi per la vita sociale riproposti nell’Esortazione (Il tempo è superiore allo spazio; L’unità prevale sul conflitto; La realtà è più importante dell’idea; Il tutto è superiore alla parte). Aggiungo solo un breve passaggio tratto dal paragrafo 44: «Un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà». In quel paragrafo Papa Francesco sta parlando della misericordia che deve guidare l’opera dei sacerdoti quando amministrano il sacramento della confessione. Ma sono parole che possono anche suggerire con quale sguardo tutti noi dovremmo guardare al cammino dei nostri fratelli cinesi.
L’Esortazione apostolica Amoris laetitia sull’amore nella famiglia può essere letta e accolta con interesse speciale in Cina, dove anche alcune pratiche virtuose (virtù) radicate nella tradizione cinese come l’amore filiale per i genitori (Pietà Filiale) e il rispetto per gli anziani vengono oggi messe in crisi dalla disgregazione legata a modelli di sviluppo totalmente condizionati dalla corsa a guadagnare e dagli interessi economici. Anche l’abbandono della politica del figlio unico, in un certo senso, è un segno dell’allarme presente in Cina su certi squilibri sociali legati ai problemi della vita familiare e alle politiche su di essa.
Gaudete et Exsultate, l’Esortazione apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, ha avuto echi profondi nella vita di tanti cattolici cinesi. In Cina, negli ultimi decenni, il tesoro della fede cattolica è stato custodito e si trasmesso da persona a persona e da generazione a generazione. Ciò è avvenuto soprattutto attraverso tanti silenziosi testimoni e confessori della fede. Persone che testimoniavano e testimoniano la loro fede non con grandi proclami o con grandi eventi, ma con semplicità, grazie alla forza dei sacramenti, in mezzo ai problemi della vita quotidiana, a partire proprio dalla vita familiare.
Laudato si’ e Querida Amazzonia toccano problemi e pericoli legati alla questione ambientale, questione che anche in Cina rappresenta un’emergenza. Il grande sviluppo economico degli ultimi decenni in Cina ha portato anche problemi ambientali crescenti in molte aree, e ora tra la popolazione aumenta sempre più la sensibilità alle questioni ecologiche e ai pericoli per la salute di tutti. Sono i pericoli legati all’inquinamento, alle contaminazioni, all’adulterazione dei cibi.
L’ Enciclica Fratelli Tutti chiama a riconoscere che tutti gli uomini e le donne sono fratelli e sorelle perché figli e figlie dello stesso Padre. Questa Enciclica, ispirata anche essa a San Francesco, afferma questa realtà nel nostro mondo, il mondo ferito da quella che il Papa non chiama più “guerra a pezzi”, perché è chiaramente una guerra globale. Questa Enciclica è arrivata dopo anni di guerre culturali (Cultural Wars) e guerre in armi, e dopo tante stragi compiute in nome di ideologie e parole religiose. L’Enciclica Fratelli Tutti è arrivata anche dopo la pandemia. E anche la pandemia ha mostrato ancora una volta e per sempre che nessuno può salvarsi da solo, come scrive Papa Francesco. L’Enciclica Fratelli Tutti dice che proprio il fatto di riconoscere la fratellanza tra tutti gli esseri umani non è un idealismo ingenuo. Quel riconoscersi fratelli rappresenta l’unica alternativa realistica allo scontro, alla cultura dello scarto, alle xenofobie, ai progetti di dominio delle menti attraverso i social network. Solo nel riconoscersi fratelli c’è l’unica possibilità realistica per evitare che popoli interi siano travolti e sterminati dai programmi messi in atto per “accelerare l’Apocalisse”. La Fratelli Tutti indica anche la possibilità di sviluppare le relazioni tra le nazioni e i popoli basandosi non solo su scontri e prove di forza per imporre il proprio dominio. E questo può certo trovare tanta attenzione e tanto interesse anche in Cina. Lo sappiamo tutti: da tempo tanti analisti di geopolitica ripetono che si sta preparando la guerra tra l’Occidente e la Cina. E sappiamo anche quale sarà il destino del mondo, se gli analisti non si sbagliano.
Sulla scia di Matteo Ricci
La dichiarazione conciliare Nostra Aetate ricordava che la Chiesa, proprio «Nel suo dovere di promuovere l’unità e la carità tra gli uomini, ed anzi tra i popoli, in primo luogo esamina qui tutto ciò che gli uomini hanno in comune e che li spinge a vivere insieme il loro comune destino» (NA 1). In quel documento del Concilio si ricordava Aanche che «Non possiamo invocare Dio come Padre di tutti gli uomini, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati ad immagine di Dio» (NA 5). La fratellanza universale, riconosciuta come punto di partenza nella Nostra Aetate e richiamata anche dall’Enciclica Fratelli Tutti, era anche l’orizzonte del cammino umano e cristiano del grande missionario gesuita, il Venerabile Matteo Ricci, morto e sepolto a Pechino l’11 maggio di 413 anni fa, nel 1610 (due giorni fa era proprio l’anniversario della sua morte). In Matteo Ricci, proprio la gratitudine per il dono della fede lo portava a andare incontro agli uomini e alle donne della Cina, e a riconoscerli fratelli. Anche il volume che stiamo presentando si pone nel cammino di familiarità e simpatia con il popolo cinese che ha aperto Matteo Ricci. E conviene ricordare che Papa Francesco, quando fu inaugurata la nuova edizione cinese de La Civiltà Cattolica, aveva dato come modello di riferimento per il lavoro culturale proprio Matteo Ricci, colui che era partito dall’Italia, da Macerata, per andare a amare la Cina senza pretese, e senza progetti di conquista, e anzi diventando lui stesso cinese. Questa rimane la strada su cui possono camminare nel presente e nel futuro anche i cattolici cinesi. Loro sono chiamati a testimoniare in letizia l’amore di Gesù per tutto il loro popolo, l’amore di Gesù per tutti.
Mentre portava avanti la sua missione di rendere testimonianza a Cristo in quello che lui chiamava “Questo altro mondo della Cina”, Matteo Ricci insegnava ai suoi nuovi fratelli cinesi anche l’uso degli astrolabi, o costruiva per loro mappamondi. Anche oggi i cattolici in Cina, come in tutto il mondo, sono chiamati a mostrare che chi è compagno di Gesù vuole solo portare cose buone, e condividerle con tutti. Cose che fanno bene alla pace, e alla letizia del cuore.