Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Una svolta attesa, quella sull’esportazione del grano ucraino, in parte attesa e che ora necessita solo della firma finale che potrebbe arrivare già entro la fine di questo mese. “Nelle prossime settimane delegazioni di Ucraina e Russia si vedranno di nuovo in Turchia, saranno esaminati tutti i dettagli e firmato il lavoro fatto”, fa sapere il governo turco. Il segretario generale dell’Onu António Guterres ha affermato che è stato compiuto un “importante passo avanti” per consentire “l’esportazione sicura” di milioni di tonnellate di grano attraverso il Mar Nero. “In un mondo oscurato dalle crisi globali, oggi, finalmente, abbiamo un raggio di speranza”, ha affermato Guterres al briefing presso la sede delle Nazioni Unite a New York, commentando l’esito dei colloqui a Istanbul fra le delegazioni di Mosca, Kiev e Ankara e Onu. Conferme arrivano anche dal presidente ucraino Zelensky, che sottolinea come “l’accordo è necessario non solo al nostro Stato, ma anche, senza esagerare, al mondo intero per scongiurare la gravità della crisi alimentare mondiale”.
La minaccia del gas
Intanto l’Europa guarda con preoccupazione alla riduzione delle forniture di gas russo: l’Ungheria dichiara lo stato di emergenza, mentre Praga fa sapere che non ci saranno nuove sanzioni volte a ridurne l’importazione. “È improbabile che ci sia abbastanza gas in Europa per la stagione di riscaldamento autunnale e invernale”, ha affermato Gergely Gulyas, capo di gabinetto del primo ministro ungherese Viktor Orban. L’Ungheria aumenterà le sue capacità di produzione di energia interna per garantire un approvvigionamento adeguato, ha spiegato in una conferenza stampa a Budapest, sottolineando che le esportazioni di energia saranno vietate e anche l’unica centrale nucleare ungherese aumenterà la sua produzione estendendo i suoi tempi di funzionamento. Il primo ministro della Repubblica Ceca, Petr Fiala, ha affermato che l’Unione Europea non includerà il gas russo nel suo settimo round di sanzioni contro Mosca per la guerra in Ucraina poiché troppi stati membri non potrebbero adeguarsi abbastanza rapidamente a un nuovo taglio. La Commissione europea dovrebbe essere pronta a presentare il settimo pacchetto di sanzioni contro Mosca nei prossimi giorni, ha aggiunto Fiala.
La deportazione verso la Russia
Mentre proseguono i bombardamenti russi nella regione di Donetsk, Kiev denuncia la deportazione di due milioni di ucraini in Russia, tra cui molti bambini. Washington parla di violazione della Convenzione di Ginevra e chiede che si ponga fine a queste deportazioni forzate. La Russia, infatti, secondo gli statunitensi, avrebbe arrestato e trasferito con la forza da 900mila a oltre un milione e mezzo di persone, molte dei quali bambini. Il segretario di Stato americano Blinken ha citato in questo senso notizie di bambini separati dai genitori o rapiti da orfanotrofi per essere dati in adozione in Russia. Ci sarebbero anche prove crescenti di torture o esecuzioni sommarie, ha detto. La Russia ha già respinto le notizie su possibili campi di filtraggio, definendole “bugie”. Blinken, che stava parlando alla vigilia di una conferenza all’Aia sui presunti crimini di guerra in Ucraina, ha affermato che il trasferimento illegale o l’espulsione di civili è una grave violazione della Quarta Convenzione di Ginevra.
Il riconoscimento della Corea del Nord
La Corea del Nord ha formalmente riconosciuto l’indipendenza delle due “repubbliche popolari” separatiste filorusse nell’Ucraina orientale, quelle di Donetsk e di Luhansk, diventando la terza nazione al mondo a farlo dopo Russia e Siria. La ministra degli Esteri nordcoreana Choe Son-hui ha inviato mercoledì le lettere alle sue controparti della Repubblica popolare di Donetsk e della Repubblica popolare di Luhansk, ha riferito l’agenzia ufficiale Kcna, informandoli della decisione di Pyongyang “di riconoscere la loro indipendenza” ed esprimendo “la volontà di sviluppare le relazioni da Stato a Stato con quei paesi nell’idea di ;indipendenza, pace e amicizia”. Sempre mercoledì, in risposta alla mossa della Corea del Nord anticipata dalla sua ambasciata a Mosca, l’Ucraina ha annunciato di aver interrotto i rapporti diplomatici con Pyongyang, in base alla netta opposizione sul riconoscimento delle regioni separatiste.