Suicidi: aumentano le richieste di aiuto. L’impegno della Pastorale giovanile

Vatican News

Si celebra il 10 settembre la Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio. Telefono Amico registra un aumento del 37% delle segnalazioni per riuscire a gestire i comportamenti di chi intende togliersi la vita. Circa un terzo dei contatti arrivano da giovani. Don Michele Falabretti (Pastorale giovanile Cei): la Chiesa deve costruire esperienze per cercare il vero senso dell’esistenza, tra spiritualità e fraternità, per infondere speranza

Marco Guerra – Città del Vaticano

Nei primi sei mesi del 2023, Telefono Amico, l’organizzazione di aiuto per la prevenzione al suicidio, ha registrato un aumento del 37% delle chiamate, rispetto allo stesso periodo del 2022. Secondo i dati diffusi lo scorso 4 settembre dal servizio di ascolto per le fragilità emotive, sono state oltre 3.700 le richieste d’aiuto nel semestre indicato, circa 20 al giorno.

Le richieste di aiuto dei giovani

Il 29% delle segnalazioni è arrivato da giovani con meno di 25 anni, fascia d’età che manifesta sempre maggiori difficoltà relazionali. Più in generale, le richieste di aiuto sono arrivate prevalentemente da giovani tra i 19 e i 35 anni (il 18% tra i 26 e i 35 e il 17% tra i 19 e i 25) e da adulti tra i 46 e i 55 anni (il 18,5%), ma negli ultimi anni è stato registrato un aumento di richieste di giovanissimi (under 19) che si rivolgono a Telefono Amico soprattutto via Whatsapp e mail. “Nel 2022 abbiamo raccolto complessivamente quasi 6.000 richieste d’aiuto da parte di persone attraversate dal pensiero del suicidio o preoccupate per il possibile suicidio di un proprio caro”, riferisce la presidente di Telefono Amico Italia, Monica Petra. “Un numero enorme che, se prosegue la tendenza dei primi sei mesi del 2023, quest’anno rischia di registrare un ulteriore aumento”.

La Giornata Mondiale

I dati sulle persone che sono entrate in contatto con Telefono Amico sono stati resi noti dalla stessa organizzazione per stimolare una riflessione in vista della Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, che ricorre il 10 settembre. In questa cornice, offre uno spaccato del fenomeno il monitoraggio della Fondazione BRF, secondo cui in Italia dall’inizio dell’anno si sono verificati oltre 600 suicidi. Vale poi la pena ricordare che l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, a settembre dello scorso anno, ha rilevato “un aumento esponenziale” degli accessi ai suoi servizi “per ideazione suicidaria o tentato suicidio”, “con aumento in particolare del 75% nei due anni della pandemia rispetto al biennio precedente”. Dai 369 casi del 2018-2019 ai 649 del 2020-2021, in media praticamente un caso ogni giorno.

Don Falabretti: camminare insieme nella vita

“La linea di demarcazione è stata la pandemia che ha lasciato qualcosa dentro la vita dei ragazzi, oggi facciamo i conti con questo e con ragazzi che hanno perso del tempo prezioso e percepito che una fase particolarmente importante della loro esistenza è scivolata via nei rapporti a distanza; l’adolescenza e la giovinezza hanno bisogno di contatti”, spiega a Vatican News don Michele Falabretti, responsabile della Pastorale giovanile della Conferenza Episcopale Italiana. Gli esperti definiscono “fattori protettivi” valori e relazioni che strutturano la personalità di una persona, quali avere una rete sociale e familiare efficace, bambini in casa, coltivare una dimensione spirituale, avere interessi e porsi degli obiettivi. Il sacerdote osserva che la Chiesa non si deve limitare ad indicare questo orizzonte sociale e valoriale ma deve costruirlo come “esperienza di vita”, che non basta dare una raccomandazione morale – “credete e siate fratelli” – deve diventare un’esperienza possibile soprattutto in pastorale giovanile. Dunque: “Camminiamo insieme nella vita cercandone il senso”, scandisce Falabretti.

Ascolta l’intervista con don Michele Falabretti

Una visione ‘protettiva’ della vita

“Se io metto insieme l’orizzonte spirituale di fede con un’esperienza sociale – prosegue Don Falabretti – trovo gli elementi fondanti della Chiesa, ovvero mettere al centro il Vangelo di Gesù e la vita fraterna nella comunità. Tutto questo dà speranza e toglie dalla disperazione, questo è il messaggio che funziona”. Il messaggio della speranza, prosegue, contrasta dunque quello della paura che pervade le società contemporanee alla presa con continue emergenze economiche, sanitarie e climatiche. “Il mondo di scarsi significati, che abbiamo lasciato noi adulti alle nuove generazioni, ha coltivato delle paure sotterranee nei giovani che prendono forma in base alle emergenze quotidiane di cui sentiamo parlare”, spiega ancora il responsabile della Pastorale Giovanile della Cei. “Noi invece dobbiamo ragionare in positivo e chiederci cosa può infondere in loro speranza”, precisa mettendo in rilievo l’importanza di “costruire la vita secondo l’umanità di Gesù”. E conclude: “Quando questa cosa si sperimenta la visione della vita diventa protettiva”. La prossimità e il rompere la solitudine diventano pertanto le chiavi principali per approcciare le persone che esprimono un malessere psicologico.