Sudan, il Wfp: catastrofe alimentare all’orizzonte

Vatican News

Ai media vaticani una delle responsabili regionali del Programma alimentare mondiale avverte: circa il 45% dei bambini sudanesi è malnutrito

di Devin Watkins

L’emergenza dei profughi in Sudan è di fatto una delle più grandi al mondo perché, proprio davanti ai nostri occhi, sta avvenendo una crisi umanitaria che ha il potenziale di crescere e andare ancora più fuori controllo. Secondo le statistiche delle Nazioni Unite, oltre 10 milioni di sudanesi sono fuggiti dalle proprie case, molti si sono rifugiati in Paesi come il Ciad, l’Egitto, il Sud Sudan, l’Etiopia e la Repubblica Centrafricana. Quasi 18 milioni di sudanesi vivono nell’insicurezza alimentare — non hanno regolare accesso a cibo sufficiente per una crescita normale – e 5 milioni di loro si trovano dinanzi a livelli emergenziali di carestia e al rischio di morire per malnutrizione.
 

Queste statistiche sono state fornite da Brenda Kariuki, responsabile regionale per la comunicazione e l’advocacy dell’Africa orientale presso il Programma alimentare mondiale (Pam/Wfp) nel corso di un’intervista con i media vaticani.

Per quanto riguarda l’educazione, 19 milioni di bambini non vanno a scuola. Circa il 45% dei bambini sudanesi sotto i cinque anni è malnutrito, cosa che può gravemente compromettere la crescita fisiologica e cognitiva. Circa un terzo delle donne incinte e che allattano soffre di malnutrizione acuta, con conseguenze gravi per loro e per i loro figli.

Queste statistiche sono «sconvolgenti e strazianti», ha precisato Kariuki, poiché rappresentano un’alta percentuale della popolazione sudanese. «La gente ha fame, non ha cibo — ha aggiunto —. Non ha quasi accesso all’assistenza sanitaria, poiché tre quarti delle strutture sanitarie sono state danneggiate a causa del conflitto».
 

Kariuki ha sottolineato che l’attuale carestia si sta verificando nella stagione del raccolto, ovvero in un tempo di abbondanza. «Cosa accadrà, quindi, quando più avanti arriveremo al tempo di magra?», domanda. «Potrebbe andare peggio. Se non terminerà il conflitto, è molto probabile che ci sarà una catastrofe alimentare».

Da quando è scoppiato il conflitto ad aprile 2023, il Pam/Wfp è riuscito ad assistere più di 65 milioni di persone. Circa 19 milioni di sudanesi hanno ricevuto aiuti alimentari e assistenza in 17 dei 18 Stati del Sudan. Ma ottenere accesso alle zone calde del conflitto — come Khartoum, Darfur, Kordofan e lo Stato di Gezira — si è rivelato difficile. Blocchi stradali e minacce di violenza fanno sì che il Pam/Wfp possa raggiungere solo un terzo delle persone che soffrono la fame. La consegna di aiuti alimentari a Khartoum, per esempio, è cessata completamente a dicembre, con l’intensificarsi del conflitto. Al tempo stesso, l’attenzione globale è stata distolta, lasciando che i sudanesi si sentissero largamente dimenticati. «Forse la gente del Sudan, del Sud Sudan e del Ciad è invisibile al mondo, ma noi non la dimentichiamo», ha detto Kariuki aggiungendo: «Abbiamo bisogno di voci forti che parlino a loro nome, come quella di Papa Francesco quando ricorda al mondo le crisi spesso dimenticate come quella in Sudan».