Federico Piana- Città del Vaticano
Arrivano nei villaggi e nelle città con fucili e pistole, assaltano, rubano, uccidono. E fuggono senza lasciare traccia. Il Sud Sudan sta vivendo un’escalation drammatica di violenza senza precedenti. Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Commissione per i diritti umani del Paese dell’Africa orientale, il 75% della nazione è scosso da attacchi brutali, soprattutto a livello locale. E il fenomeno dei gruppi ‘fantasma’, che colpiscono rimanendo impuniti di fronte alla giustizia, preoccupa per la sua virulenta impennata: in un solo mese, sono state assassinate decine di persone innocenti.
Povertà e disprezzo della legge
Il vescovo della diocesi di Tombura-Yambio, monsignor Edward Hiiboro Kussala, racconta che alla base degli omicidi “c’è la voglia di dirimere i contenziosi, scavalcando le autorità e la legge, che si somma alla cronica e crescente povertà di molti giovani”. Un mix letale che ha spinto il presule a lanciare, proprio in questo periodo forte di Quaresima, un appello alla pace e al perdono.
Perdonare, unica strada possibile
“Ho invitato la nostra gente a mantenere la calma e a non ricorrere alla violenza. Ho assicurato la mia vicinanza alle famiglie in lutto e a tutti coloro i quali sono sconvolti e spaventati” dice il presule, secondo il quale perdonare, in questa terra così provata dal dolore, non è impossibile, anzi forse rimane l’unica strada per ottenere un po’ di serenità: “Bisogna parlare con la gente, farle capire che percorrere la strada della violenza non risolve i problemi. E poi bisogna trovare il modo di far emergere la legalità: ora i criminali non vengono assicurati alla giustizia perché chi dovrebbe fermarli ha paura delle ripercussioni violente. Se vogliamo un Sud Sudan pacificato e prospero dobbiamo perdonarci, come insegna il Vangelo e la Chiesa”.
Chiesa impegnata in prima linea
L’obiettivo della pacificazione sociale e della riconciliazione non è facile, ma la Chiesa non si tira indietro: i vescovi sono impegnati in un dialogo serrato con il governo di unità nazionale. Monsignor Kussala entra nel dettaglio: “La Chiesa sta incontrando tutti i leader dei partiti chiedendo loro di lavorare insieme per il bene di tutto il popolo. Con loro stiamo affrontando anche il problema della violenza tribale. Ma, purtroppo, è un percorso ad ostacoli perché c’è tanta corruzione e la Chiesa molte volte non è ascoltata”.
Religioni unite per il Paese
Un’operazione di dialogo che viene portata avanti anche l’aiuto delle altre confessioni religiose.
Il vescovo di Tombura-Yambio è il presidente di un gruppo interreligioso che da tempo cerca di strappare alla violenza vittime e carnefici: “Il nostro lavoro- assicura- sta portando tanti buoni frutti. Questo è un cammino giusto che vale la pena continuare”.