Chiesa Cattolica – Italiana

Sud Sudan, il vescovo di Malakal: Parolin porta speranza in un luogo allo stremo

Monsignor Stephen Nyodho Ador Maiwok ha accolto il segretario di Stato all’arrivo nella diocesi dove il porporato, in questi giorni in visita nel Paese africano, ha incontrato i rifugiati fuggiti dalla guerra in Sudan. Il presule: “Qui non abbiamo più nulla, ci appelliamo alla comunità internazionale a tutte le persone di buona volontà”

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

“La presenza del cardinale Parolin a Malakal è davvero molto importante, è una visita che dà speranza, che porta l’amore della Chiesa, una visita che dimostra la vicinanza e la solidarietà della Chiesa cattolica nei confronti delle persone che soffrono. La visita del cardinale aiuterà la gente a capire che lavorare assieme, in unione tra le differenti comunità, darà molta forza per andare avanti, per costruire il loro Paese, il loro Stato, la loro diocesi”. Il vescovo di Malakal, Stephen Nyodho Ador Maiwok, rivela la speranza che lui e la diocesi intera ripongono nella visita del segretario di Stato vaticano da ieri a Malakal, dove stamattina ha accolto i rifugiati scappati dalla guerra in atto Sudan arrivati via barca e da lui accompagnati nel tratto finale, fino al centro di accoglienza. Ieri, sempre a Malakal, aveva celebrato una messa nella cattedrale e aveva successivamente incontrato i rifugiati nel centro di accoglienza.

Ascolta l’intervista in lingua originale con monsignor Stephen Nyodho Ador Maiwok

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2023/08/16/12/137269132_F137269132.mp3

In fuga dalla guerra

Finora a Malakal, nella parte nordorientale del Sud Sudan – la cui diocesi comprende gli Stati dell’Alto Nilo, di Jonglei e di Unità – sono arrivate oltre 42 mila persone, in 35 mila circa sono stati ricollocate, il più delle volte nei luoghi dove hanno alcuni familiari. La maggioranza di rifugiati sono in realtà sud sudanesi trasferitisi negli anni a Khartoum. In totale si contano in un milione e mezzo di sud sudanesi arrivati in Sudan, molti dei quali stanno ora facendo rientro per sfuggire alla guerra in corso. In tutto il Sud Sudan si calcola che siano giunte circa 200 mila persone. Quando arrivano, i rifugiati, sono quasi sempre stati depredati di tutto, molti vengono condotti dal confine fino a Malakal con una barca-cargo della diocesi che, normalmente, trasporta il grano, ma che ora è adibita a quello delle persone, tra le 400 e le 800 a tratta, per un viaggio di circa 2-3 giorni. La stessa barca a bordo della quale oggi è salito il cardinale Parolin. Sono state 3 mila le persone finora trasportate con questo sistema.

L’incontro del cardinale Parolin con i rifugiati nel campo di Malakal

Il bisogno di pace e riconciliazione

“Questa diocesi – spiega monsignor Nyodho Ador Maiwok a Radio Vaticana Vatican News – è una tra le più colpite dalle calamità naturali ed è stata anche distrutta dalla guerra. Questa stessa diocesi ora sta ricevendo migliaia di persone che scappano dalla guerra in Sudan”. La diocesi di Malakal, racconta il presule, è stata una delle prime a intervenire, creando un ponte per far giungere i profughi dal confine con il Sudan fino a Malakal. “Le persone – prosegue – qui hanno bisogno di pace e di riconciliazione, hanno bisogno di unità, come indicò il Papa quando venne nel febbraio scorso. E la visita del cardinale ora per noi ha un significato davvero importante, aiuterà le persone a capire che devono essere unite, per avere la forza di andare avanti, anche se non è facile, perché si tratta delle stesse persone che litigavano tra di loro, che si uccidevano tra di loro, per riunirle ci vuole molto tempo. È stata la visita del Papa a darci una grande forza e una grande speranza nella riconciliazione tra le persone del Nilo, che è molto importante”.

L’arrivo del cardinale Parolin a Malakal

L’appello alla comunità internazionale

La guerra ha portato con sé distruzione e saccheggi, “qui non c’è rimasto nulla”, afferma ancora monsignor Nyodho Ador Maiwok, “come si può aiutare in questa situazione le persone che arrivano a casa tua?” L’esempio che fa il presule è impietoso: un solo viaggio per portare le persone dal confine a Malakal costa dai 7 agli ottomila dollari, soltanto per il carburante, dopodiché si deve provvedere al cibo, al riparo, e ora stanno anche esplodendo le malattie. “Noi non possiamo restare seduti, per questo stiamo cercando di andare avanti, di fare quello che possiamo, secondo le nostre capacità”. L’appello è alla comunità internazionale, ai partner, alle persone di buona volontà, perché “la situazione qui richiede davvero persone di buona volontà, richiede umanità, affinché si possa aiutare”. In Sud Sudan, è la drammatica conclusione del vescovo di Malakal, si è sofferto e si continua a soffrire molto. Piove in questi giorni, è la stagione delle piogge, e “le persone non hanno di che coprirsi, e bambini e anziani hanno bisogno di molto aiuto”.

Exit mobile version
Vai alla barra degli strumenti