Chiesa Cattolica – Italiana

Stella: il miracolo di Luciani, la guarigione di una bambina in condizioni disperate

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

“Un miracolo che dobbiamo alla fede di chi ha pregato attorno al capezzale di questa bambina malata” con gravi problemi neurologici, “in condizioni praticamente disperate”. Così il postulatore della causa di beatificazione di Giovanni Paolo I, il cardinale Beniamino Stella, prefetto emerito della Congregazione per il Clero e originario della Diocesi di Vittorio Veneto, che ha avuto come vescovo Albino Luciani dal 1959 al 1969, parla del miracolo che permetterà presto di venerare come beato il “Papa del sorriso”. Ecco la sua intervista ai media vaticani.

Ascolta l’intervista al cardinal Beniamino Stella

Cardinale Beniamino Stella, da veneto, trevigiano per provincia e vittoriese per diocesi, quali sono i suoi sentimenti per questa grande notizia, tanto attesa e come pensa sarà accolta nella sua terra?

Io ho conosciuto quello che fu il mio vescovo, monsignor Albino Luciani, ho partecipato alla sua ordinazione episcopale, in quello che fu il mio primo viaggio a Roma, nel 1958. Era un vescovo amato dal popolo, amato dai sacerdoti, ed è rimasto praticamente come vescovo tutto il tempo nel Veneto, prima come vescovo a Vittorio Veneto, una decina d’anni, poi quasi nove come patriarca di Venezia. La sua provenienza familiare, il bellunese da dove veniva, ce lo ha sempre reso molto caro, anche per uno stile di vita molto semplice, molto umano e molto sobrio, però anche con una forte identità cristiana e sacerdotale. Incontro anche adesso gente che mi dice: “mi ha cresimato, l’ho incontrato” e tutti parlano bene di questo vescovo, perché lo ricordano con un sorriso, con molta umanità. Certo è una splendida notizia, questa del decreto papale. Immagino che ci sarà il suono delle campane, ma soprattutto ci sarà la gioia nel cuore da parte di tanti sacerdoti e di tanti fedeli nel Veneto, perché è un sacerdote, un vescovo veramente nella terra veneta. Le ha conservate, non le ha mai nascoste, ed è ricordato proprio per queste sue caratteristiche: lavoratore generoso, dedito al suo ministero, persona che fatta ben volere proprio per una grande umanità e la sua vita di sacerdote e vescovo.

Ci può dire qualcosa sul miracolo che ci permetterà presto di venerare come beato Giovanni Paolo I?

È un miracolo avvenuto in Argentina, a Buenos Aires, una decina di anni fa. C’era allora una bambina, oggi una ragazza quasi ventenne, che è stata guarita in circostanze straordinarie da problemi neurologici molto seri, in condizioni praticamente disperate. Anche oggi ho visto dei video che la ritraggono mentre cammina, mentre parla, e si vede una ragazza quasi ventenne che sta bene. Lo dobbiamo alla fede di chi ha pregato attorno a questa persona quando era ammalata. È un evento che certamente ha delle caratteristiche straordinarie, perché ci si è dati da fare sul piano medico, ma soprattutto c’è stata una notte, un lungo momento di preghiera, di intercessione, che è ciò che alla fine qualifica un evento di questo genere.

A 43 anni dal ritorno alla casa del Padre di Papa Luciani, che suggerimento dà ai fedeli che volessero oggi conoscere di più la sua vita e la sua testimonianza? Da quale scritto che ci ha lasciato cominciare?

Ci sono i suoi famosi scritti di catechesi, perché come sacerdote e vescovo è stato un catechista, un comunicatore. Lui non era una persona che cercava il microfono, però davanti al microfono nasceva veramente la sua verve, il suo carisma di buon comunicatore, con parole semplici, di grande umanità. Poi il famoso libro “Illustrissimi”: sono decine di lettere, chiamiamole fittizie, che lui ha scritto a grandi personaggi della storia, autori, poeti, narratori, romanzieri e filosofi. Ha scritto queste lettere dove ha messo in luce la sua preparazione letteraria e storica. È un libro che è stato ripubblicato anche recentemente e che dà l’idea di come Papa Luciani fosse uomo di grande cultura, di grande spessore letterario. E poi vorrei menzionare la positio che è stata riscritta per la diffusione pubblica, cioè la biografia ufficiale della postulazione. C’è anche uno scritto che riguarda la morte del Papa. Poi ci sono le sue omelie, che si possono anche ascoltare, perché tante sono state registrate, e poi c’è quel fascicolo che riguarda le sue omelie e i suoi discorsi come Pontefice. È un fascicoletto di 100-130 pagine, piccolino, e anche lì si vede un Papa molto molto semplice, con un buon spessore teologico, che parla con il popolo di Dio, si fa capire, si fa amare. Così c’è modo di conoscerlo: è un Pontefice che si può accostare e che si farà amare anche dalla lettura di ciò che ha lasciato, come scritti, come omelie e anche come audio e video del tempo del suo pontificato.

Come postulatore, come vittoriese, o come persona che deve molto a Papa Luciani, ha voluto fare questo dono a Canale d’Agordo di acquistare la casa natale di Albino Luciani?

La casa, tre anni fa è stata acquistata dalla Diocesi di Vittorio Veneto. Io ho potuto mettere a disposizione la somma che era necessaria e ho accettato che se ne desse notizia ad agosto di quest’anno, al compimento dei miei 80 anni. Ho detto che ad 80 anni uno deve essere anche leggero davanti a Dio, quindi ho detto che si poteva raccontare di questa transazione tra la diocesi e i nipoti di Papa Luciani. La casa era in vendita e bisognava fare presto, perché si vedeva ormai abbastanza chiaro l’itinerario verso gli altari e quindi ritenni che era importante che si potesse acquistare quella casa. Ho dato una mano alla mia diocesi, che oggi ne ha la proprietà, e ha fatto anche lavori di restauro. Ora penso che si stia lavorando anche sul giardino antistante, proprio per rendere la casa, in occasione della futura beatificazione, visibile e fruibile. E credo che questa casa sarà meta di visite di tanti pellegrini, perché Canale d’Agordo è un paesino che ha questa memoria forte del suo concittadino e quindi penso che la futura beatificazione aumenterà questo andare del popolo cristiano verso le radici di questo Pontefice, Giovanni Paolo I.

Quelle stanze, piccole ma dignitose, e tutta quella casa, dicono molto anche delle sue radici, della sua semplicità, ma anche della forza di una famiglia che aveva alle spalle…

Certo, lui ha vissuto intensamente la propria storia familiare, con i genitori, poi con i fratelli, sorelle e nipoti. È sempre andato, anche quando era vescovo, patriarca e cardinale, a rivedere questa che è stata la sua casa natale. Se uno la visita trova ancora la stanza dove lui è nato. C’è la stufa, ci sono tanti ricordi e c’è anche la stanza dove lui andava e si ritirava talvolta per qualche breve soggiorno da vescovo e da cardinale. Vale la pena andare in questo luogo, là tra le Dolomiti, sono luoghi molto belli e molto cari: Canale d’Agordo è una meta turistica, ma soprattutto di pellegrinaggio che rinverdirà, io penso, anche la fede di tanti pellegrini.

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