Chiesa Cattolica – Italiana

Stefania Giannini: non c’è vero sviluppo senza educazione

Alessandro Gisotti

“La trasformazione dell’educazione inizia dagli insegnanti”. E’ il tema della Giornata Mondiale degli Insegnanti, promossa dall’Unesco, che si celebra ogni anno il 5 ottobre. Sempre domani ricorre il primo anniversario del Vertice dei leader religiosi per il Patto Educativo, voluto da Papa Francesco e organizzato dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica. Quell’incontro, in Vaticano, si concluse con la consegna di un appello dei rappresentanti delle religioni a Stefania Giannini, vicedirettore generale dell’Unesco per l’Educazione. Alla vigilia di questa doppia ricorrenza, la professoressa Giannini si sofferma con i media vaticani sul tema cruciale dell’educazione.

Che cosa si può fare, a livello mondiale, per aiutare gli insegnanti a svolgere al meglio il proprio ruolo?

La trasformazione dell’educazione inizia dagli insegnanti perché sono al centro di ogni sistema di apprendimento. Ma la professione dell’insegnante è in crisi. L’Unesco ha dato l’allarme perché la carenza di insegnanti, la mancanza di formazione e di crescita professionale, le aule sovraffollate, le condizioni di lavoro poco allettanti e i finanziamenti inadeguati stanno minando la professione dell’insegnante e aggravando la crisi di apprendimento globale. Il settore sta faticando a mantenere la sua forza lavoro e ad attirare nuovi talenti. A livello globale, su 10 Paesi 6 pagano gli insegnanti delle scuole primarie meno di altri professionisti con qualifiche simili. Questa professione deve essere più apprezzata dalla società e i suoi operatori devono poter accedere a una formazione migliore. Dati recenti dell’Unesco dimostrano che circa il 15 percento degli insegnanti di scuola primaria e secondaria non hanno la qualifica minima richiesta. Il divario è ancora più grande nei Paesi a basso reddito, dove il 25-40 percento degli insegnanti di scuola primaria e secondaria non possiedono tale qualifica minima. L’Unesco esorta i Paesi a garantire che gli insegnanti partecipino attivamente al dialogo, ai processi decisionali e alle politiche sociali. Devono essere ascoltati dall’aula scolastica fino al livello politico e ci si deve fidare di loro e riconoscerli come produttori di conoscenza.

L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile fa un collegamento tra educazione e sviluppo. Quali risultati si stanno ottenendo su questo fronte?

L’Unesco ha esortato a una mobilitazione globale per porre l’educazione in cima all’agenda politica e raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Attualmente non siamo sulla via per raggiungere gli obiettivi 2030 per l’educazione. Il sistema educativo mondiale non riesce a far fronte alle sfide presenti e future e a fornire una formazione di qualità per tutti. Per questo dobbiamo trasformare l’educazione al fine di adempiere alla sua promessa e riuscire a plasmare società pacifiche, giuste e sostenibili. È stato questo il messaggio centrale dell’importante rapporto dell’Unesco su Futures of Education pubblicato a novembre 2021, che chiede un nuovo contratto sociale per l’educazione. Questo rapporto è stato il trampolino di lancio per il Transforming Education Summit delle Nazioni Unite, che si è svolto il mese scorso durante l’Assemblea Generale, e dove più di 130 Paesi si sono impegnati a riavviare i loro sistemi educativi e ad accelerale l’azione porre fine alla crisi. L’Unesco si dedica in modo particolare ad accelerare gli sforzi volti a garantire l’uguaglianza di genere in e attraverso l’educazione, allargare l’apprendimento digitale pubblico, rendere l’educazione ricettiva all’emergenza climatica e ambientale, e migliorare l’accesso ai bambini e ai giovani colpiti da crisi.

Da oltre un anno alle ragazze afghane viene negato il diritto di andare a scuola. Che cosa state facendo per contrastare questo scandalo vergognoso?

L’Unesco condanna con forza questa decisione inaccettabile, che costituisce una battuta d’arresto alle conquiste nell’apprendimento degli ultimi 20 anni. Il diritto all’educazione secondaria viene attualmente negato a oltre 3 milioni di ragazze in Afghanistan e ad essere in gioco è il loro futuro. Ribadiamo il nostro appello perché sia loro consentito di ritornare alla scuola secondaria, senza aspettare oltre. In aggiunta, i frequenti attacchi alle scuole ai quali assistiamo stanno destabilizzando ulteriormente un sistema educativo già indebolito. Ancor prima del cambiamento politico in Afghanistan, il Paese lottava con oltre 4,2 milioni di bambini e giovani esclusi dall’insegnamento, il 60 percento dei quali erano ragazze. La risposta dell’Unesco a questa situazione è pienamente in linea con il quadro di transizione per l’Afghanistan delle Nazioni Unite, nonché con i principi di impegno dell’Onu con le autorità di fatto. Stiamo dando la priorità alla continuità dell’educazione attraverso l’apprendimento basato sulla comunità e complementare, specialmente per le ragazze. Attualmente ci stiamo rivolgendo alle comunità più vulnerabili in 20 province, fornendo corsi di apprendimento comunitari a 25.000 giovani, il 60 percento dei quali sono ragazze e giovani donne. Stiamo anche lavorando strettamente con le nostre agenzie sorelle per offrire programmi di borsa di studio, come anche pacchetti di benefit per i professori universitari e sostegno per spazi di apprendimento sicuri nelle università.

La guerra è uno degli ostacoli più devastanti all’educazione. Quali sono le iniziative dell’Unesco per aiutare gli insegnanti nelle zone di guerra come l’Ucraina o la Siria?

L’Unesco lavora in prima linea nelle crisi umanitarie più acute del mondo, al fine di assicurare che l’educazione inclusiva ed equa rimanga una priorità nella risposta umanitaria e negli aiuti alla ripresa. In Ucraina, ci siamo concentrati a sostenere il Ministero dell’educazione e della scienza per assicurare la continuità nell’insegnamento. Per migliaia di bambini, l’apprendimento online continua ad essere l’unico modo per proseguire l’educazione. Proprio la scorsa settimana abbiamo inviato una missione di esperti per dare seguito alle misure d’emergenza adottate dall’inizio della guerra e identificare le altre necessità sul posto. In collaborazione con Google, membro della Global Education Coalition dell’Unesco istituita durante la pandemia da covid-19, stiamo consegnando 50 mila device a insegnanti, e sosterremo la formazione di circa 50 mila insegnanti collaborando con organizzazioni locali. L’Unesco sottolinea che studenti, insegnanti e scuole devono essere protetti da qualsiasi forma di attacco e che le scuole devono sempre essere dei posti sicuri. Nella Repubblica Araba di Siria, abbiamo lavorato con il personale nell’ambito dell’educazione per aiutare i bambini a rischio a ottenere migliori risultati di apprendimento, come anche per fornire ai giovani vulnerabili importanti opportunità di apprendimento attraverso programmi di educazione formali e non formali certificati. In Libano stiamo aiutando gli studenti rifugiati siriani ad accedere alla formazione di base attraverso scuole pubbliche formali o programmi di apprendimento alternativi. In Giordania, l’Unesco fornisce ai giovani rifugiati siriani educazione tecnica e professionale, formazione sul posto di lavoro ed educazione all’imprenditorialità, al fine di offrire loro migliori opportunità per guadagnarsi da vivere.

Lo scorso anno ha partecipato all’incontro dei leader religiosi per il Patto educativo indetto dal Papa. Quanto è importante il ruolo delle religioni nel promuovere l’educazione?

L’educazione ha bisogno di un movimento globale di solidarietà e dobbiamo coinvolgere tutti. Ciò significa che i leader religiosi possono svolgere un ruolo molto influente nell’incoraggiare il diritto di tutti – specialmente delle ragazze e delle donne – ad accedere all’educazione, cambiare le mentalità, contrastare la discriminazione e gli stereotipi e promuovere la comprensione e la tolleranza. Le religioni hanno una forte responsabilità e un ruolo nel promuovere la pace, il dialogo, il rispetto reciproco e la comprensione, valori sui quali si fonda il mandato umanistico dell’Unesco. Al di là delle differenze a delle diversità, le religioni hanno il potere di dischiudere la nostra dimensione spirituale, che è al centro della natura umana.

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