Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Il governo etiope ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale con effetto immediato e le autorità di Addis Abeba hanno comunicato ai cittadini di prepararsi a difendere la capitale, Addis Abeba, poiché i combattenti della regione settentrionale del Tigray hanno minacciato di marciare verso la città. Ad un anno dall’inizio del conflitto nella regione più a Nord del Paese, la situazione sembra dunque precipitare.
Lo stato di emergenza
Il governo potrà ora istituire posti di blocco, interrompere i servizi di trasporto, imporre il coprifuoco e di intervenire militarmente in alcune zone. Lo stato di emergenza, che avrà la durata di sei mesi, comporta anche che chiunque sia sospettato di avere legami con gruppi “terroristici” potrebbe essere detenuto, anche senza mandato di arresto, mentre qualsiasi cittadino che abbia raggiunto l’età idonea al servizio militare potrebbe essere chiamato a combattere. “Il nostro Paese sta affrontando un grave pericolo per la sua esistenza, la sua sovranità e la sua unità”, ha detto il ministro della Giustizia, Gedion Timothewos, durante un briefing con i media statali.
L’avanzata dei ribelli
Le notizie sono frammentarie, a causa anche della scarsa, pressoché nulla presenza di giornalisti sul territorio. Nel fine settimana, stando a quanto riportano le agenzie internazionali, i separatisti del Fronte di liberazione del Tigrè (TPLF) e l’Esercito di liberazione degli Oromo (OLA), che avevano annunciato un’alleanza militare lo scorso agosto, hanno preso il controllo di Dessiè e Combolcià, due città che si trovano lungo l’autostrada che collega il Tigray ad Addis Abeba. I due gruppi sembrano ora muoversi verso sud, con l’intenzione di raggiungere la capitale e tentare di conquistarla.
Una significativa alleanza
In questi giorni l’alleanza tra il TPLF e l’Esercito di liberazione degli Oromo – che combatte per i diritti degli oromo, il più grande gruppo etnico dell’Etiopia – hanno detto di avere conquistato Combolcià e Dessiè e di avere l’intenzione di raggiungere Addis Abeba. Il significato di questa unione militare assume un particolare significato considerando che il primo ministro etiope, L’alleanza militare tra i due gruppi è ancora più significativa se si considera che il primo ministro Abiy Ahmed Ali è di etnia oromo.
Le reazioni internazionali
Omicidi illegali ed esecuzioni extragiudiziali, tortura, violenza sessuale e di genere, violazioni contro i rifugiati e sfollamento forzato di civili. C’è questo e molto altro nel rapporto di un’indagine congiunta della Commissione etiope per i diritti umani e dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani. Il documento evidenzia possibili crimini di guerra e contro l’umanità nella regione etiope del Tigray. “Poiché il conflitto si è intensificato, con i civili presi in trappola, è fondamentale che tutte le parti prestino attenzione ai ripetuti appelli per porre fine alle ostilità e cerchino un cessate il fuoco duraturo”, ha affermato Michelle Bachelet, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, commentando ieri a Ginevra il rapporto. L’indagine analizza la situazione in un periodo compreso tra il novembre 2020 e il giugno di quest’anno, ovvero dall’inizio del conflitto armato alla dichiarazione unilaterale di un cessate il fuoco da parte del governo etiope.