Linda Bordoni e Benedetta Capelli – Città del Vaticano
C’è grande riconoscenza a Papa Francesco nelle parole del cardinale Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo. Lunedì prossimo alle 10, nella Basilica di San Pietro, sarà celebrata una Messa per ricordare il terzo anniversario della strage di Pasqua. Il 21 aprile 2019, un attacco coordinato di sei attentatori suicidi colpì tre chiese e tre hotel in diverse città srilankesi, uccidendo oltre 250 persone e ferendone molte altre. Accadeva durante le celebrazioni della Pasqua.
Un Paese povero e ferito dagli attacchi di Pasqua
Un dramma che ancora oggi non conosce verità. “Restano punti oscuri”, afferma il cardinale Malcom Ranjith, che sottolinea la grave situazione in cui vive la gente con mancanza di cibo e di medicine, in un contesto di forte corruzione. Uno scenario in cui però il dialogo tra religioni diverse è una realtà consolidata.
Eminenza, il 25 aprile nella Basilica di San Pietro lei celebrerà una Messa di commemorazione per le vittime degli attacchi di Pasqua, cosa ci può dire di quest’evento?
Sono trascorsi tre anni dagli attacchi, già il 21 aprile abbiamo celebrato questa data con una serie di eventi commemorativi in Sri Lanka, ma il Santo Padre, quando abbiamo parlato nell’udienza che mi ha concesso, si è mostrato disponibile ad accettare il nostro invito a rendere omaggio alle vittime e ai feriti con una Messa a San Pietro. Allora abbiamo fissato la data del 25 Aprile. Dopo la celebrazione, il Papa ci raggiungerà e benedirà un gruppo arrivato in rappresentanza di amici e parenti delle famiglie che hanno perso i loro cari, ma ci saranno anche alcuni malati venuti dallo Sri Lanka, tra di loro alcuni disabili. Da lui aspettiamo parole di incoraggiamento. Ci saranno circa 4.000 srilankesi che vivono a Roma e dintorni, ma verranno anche da altre parti d’Italia per partecipare alla celebrazione religiosa. Sarà anche un modo per lanciare un appello alla comunità internazionale perché non ci abbandoni e ci sostenga nella nostra lotta per la giustizia. Finora non sono stati chiariti alcuni aspetti che restano oscuri e la nostra gente continuamente chiede chi sia il responsabile di questi attacchi e perché.
Quindi un appello alla comunità internazionale perché non ignori la situazione difficile in cui si trova il popolo dello Sri Lanka, in questo momento…
Ci sono stati grossi errori politici, il Paese si trova in una situazione di grave crisi economica, molta povertà, molte persone non riescono a mangiare tre volte in un giorno e allora mangiano una volta sola. Molti bambini sono senza medicine, la situazione è gravissima a causa di questi errori che hanno fatto. Poi c’è un altro livello che riguarda l’altissimo livello di corruzione, in molti dicono che quelli che governano hanno rubato e allora si sono arricchiti mentre tutto il Paese è diventato povero. C’è un grido di protesta che il governo ignora, come si ignora la domanda di giustizia per gli attacchi di Pasqua. In tanti sospettano che dietro ci sia stato un complotto per guadagnare i voti, creando terrore nel Paese, favorendo lo scontro tra due comunità: i cristiani e i musulmani, per arrivare al potere.
Cardinale lei accennava ad una collaborazione tra i leader religiosi del Paese, mi ha parlato di una buona collaborazione tra voi cattolici e i buddisti quanto è importante in questo momento?
E’ molto importante perché la maggioranza della popolazione srilankese è buddista e poi ci sono anche i musulmani e noi cristiani che siamo una piccola minoranza, il 7%. Abbiamo sempre collaborato con tutti i capi delle religioni e infatti alla commemorazione delle vittime degli attacchi di Pasqua sono stati presenti i monaci buddisti, i musulmani, i sacerdoti indù per celebrare insieme. Nel nostro Paese, grazie a Dio, abbiamo uno spirito di collaborazione tra religioni, siamo veramente contenti di lavorare insieme per la causa della pace, della giustizia e del progresso.