Spiragli di tregua tra Israele e Hamas: dagli Stati Uniti cauto ottimismo

Vatican News

Non cessano le armi nella Striscia di Gaza mentre si continua a sperare in una tregua, seppur temporanea, dal conflitto. L’esercito israeliano ha reso noto di aver concluso ieri, mercoledì 10 luglio, un’operazione militare nel quartiere di Shujaiya a Gaza City, che ha portato all’uccisione di decine di miliziani. Intanto, si attende l’esito delle trattative ancora incorso a Doha per le quali gli Stati Uniti esprimono in cauto ottimismo

Silvia Giovanrosa – Città del Vaticano

La delegazione dei mediatori, composta da rappresentanti di Egitto, Qatar, Stati Uniti e Israele, è a lavoro da ieri per tentare di raggiungere un accordo di tregua dai combattimenti nella Striscia di Gaza. Secondo fonti egiziane, su alcuni punti sembrano essere stati raggiunti dei compromessi, in particolare sul cessate il fuoco e sullo scambio di prigionieri, ma si prevede che i negoziati saranno lunghi e complessi.

Netanyahu: accordo sì ma non a tutti i costi

Sulla questione, il premier Israeliano, Benjamin Netanyahu, incontrando a Gerusalemme l’inviato del presidente Usa per il Medio Oriente, Brett McGurk, si è detto interessato a lavorare all’accordo purché vengano mantenuti alcuni punti sui quali non è disposto a transigere: impedire il contrabbando di armi dall’Egitto a Gaza, permettere a Israele di riprendere i combattimenti fino a che non siano raggiunti tutti “gli obiettivi della guerra”, non consentire “il ritorno di migliaia di terroristi armati nel nord di Gaza, massimizzare il numero di ostaggi vivi che Hamas si impegna a restituire. Il portavoce della sicurezza nazionale Usa, John Kirby, ha espresso un cauto ottimismo per l’esito delle trattative a Doha, per il diplomatico americano esistono ancora divergenze tra le parti, ma possono essere ridotte.

Sul terreno di guerra nuovi combattimenti

L’esercito israeliano ha fatto sapere di aver concluso ieri un’operazione militare che ha portato alla distruzione di numerose postazioni di Hamas, scoperte all’interno di nuovi tunnel sotterranei e a l’uccisione di un centinaio di miliziani.  All’interno dei tunnel sono stati trovati armi, computer portatili e apparecchiature di comunicazione. Inoltre, sono state rinvenute attrezzature che consentivano soggiorni prolungati e infrastrutture di elettricità e gas. Sempre nella giornata di ieri, le forze di difesa israeliane hanno reso noto di aver bombardato siti militari siriani costruiti sulle alture del Golan, e ritenuti dallo Stato ebraico, una violazione dell’accordo di ritiro del 1974 che mise fine alla guerra dello Yom Kippur. 

La richiesta di evacuare Gaza City

Continua a destare preoccupazione l’annuncio delle forze di difesa Israeliane che ieri hanno intimato ai cittadini di Gaza City di sgomberare la zona, lanciando volantini sulla città. La richiesta è quella di uno spostamento della popolazione verso sud, in zone umanitarie, vista la pericolosità dell’area ancora teatro di forti scontri. L’ultima struttura sanitaria di Medici Senza Frontiere, nel nord di Gaza, è stata costretta a chiudere temporaneamente, dopo che le forze israeliane hanno emesso l’ordine di evacuazione. Con i ripetuti ordini di sgombero e la distruzione delle strutture sanitarie, le persone nel nord di Gaza non hanno quasi più alcuna possibilità di ottenere l’assistenza sanitaria essenziale, si legge in un comunicato di Msf. La maggior parte dei presidi medici nel nord di Gaza non funziona più o deve far fronte a una carenza critica di forniture.