Roberta Barbi – Città del Vaticano
Si rivolge a “tutti coloro che hanno il potere di fermare la violenza e la barbarie”, il messaggio congiunto dei vescovi spagnoli e della Chiesa ortodossa russa in Spagna e Portogallo, firmato rispettivamente da monsignor Francisco Javier Martínez, arcivescovo di Granada e presidente della Sottocommissione episcopale per le Relazioni interconfessionali e il dialogo interreligioso, e da monsignor Nestor Sirotenko, arcivescovo di Madrid e Lisbona del Patriarcato di Mosca. Nel documento, l’invito a ricostruire assieme la fratellanza universale proprio a partire dall’Ucraina.
Rifiutare, sempre, il male e la guerra
Al cuore del messaggio, pubblicato oggi, il richiamo a tutti “ad ascoltare nella propria coscienza la voce di Dio, che rifiuta il male e la guerra, e chiama a ricostruire la fratellanza universale”. Immediato il riferimento alle Parole di Gesù, Principe della Pace, nel discorso della Montagna dal Vangelo di Matteo: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9). “Le nostre Chiese sono unite di fronte al dolore e alla sofferenza causati a tanti nostri fratelli ortodossi, cattolici e persone di tutte le fedi, dall’invasione russa dell’Ucraina – scrivono i presuli – è dalla seconda guerra mondiale che l’Europa non affronta una catastrofe di tale portata, che aggrava la già difficile crisi causata dalla pandemia di Covid”.
La Quaresima ci prepara a vivere il trionfo della vita sulla morte
I vescovi, uniti, ricordano come la Quaresima, tempo di preparazione alla Pasqua, sia tempo utile di riflessione sulla Resurrezione di Cristo, cioè sul trionfo della vita sulla morte: “Invitiamo quindi tutti i nostri fedeli a intensificare la preghiera per la pace in tutto il mondo, specialmente in Ucraina, affinché la luce radiosa della Pasqua non sia oscurata dalle lacrime di coloro che piangono i loro morti, vittime della guerra. Siamo grati – scrivono ancora i presuli – per i gesti di carità verso le vittime della guerra e la generosa accoglienza di tutti i rifugiati. La solidarietà con i nostri fratelli sofferenti è espressione del conforto e della misericordia del Padre celeste verso tutti i suoi figli”. “Mostriamo il nostro impegno a continuare a lavorare per la riconciliazione tra i popoli come autentici pastori che vogliono essere strumenti di pace e di comunione”, conclude il messaggio.