Slovacchia, oggi a Košice i funerali del cardinale Jozef Tomko

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P. Jozef Bartkovjak SJ – Città del Vaticano

Oggi la città di Košice, metropoli orientale della Slovacchia, vive pienamente l’addio ultimo al defunto cardinale Jozef Tomko. Il prefetto emerito della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, nato a Udavské, nell’odierna arcidiocesi di Košice, è morto lo scorso 8 agosto a Roma all’età di 98 anni; giovedì scorso Papa Francesco ha guidato i riti di congedo nella Basilica Vaticana. Alle ore 11, la Messa esequiale concelebrata nella cattedrale di Santa Elisabetta da tre cardinali e decine di vescovi della Slovacchia e dei paesi limitrofi, di rito latino e bizantino. Il celebrante principale il cardinale Dominik Duka, O.P., arcivescovo emerito di Praga, è affiancato dal cardinale Stanisław Dziwisz, arcivescovo emerito di Cracovia, e dal cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom e Budapest, primate d’Ungheria.

È l’arcivescovo metropolita di Košice, monsignor Bernard Bober, a rivolgersi ai 5 mila fedeli presenti nella cattedrale e alle migliaia di altri fedeli che partecipano dalla piazza e dalle strade vicine, prima dell’inizio dei riti esequiali finali. Al funerale sono presenti anche i più alti esponenti delle autorità pubbliche: la presidente della Repubblica, Zuzana Čaputová, il presidente del Parlamento, Boris Kollár, e il capo del Governo, Eduard Heger. Alla fine della Messa, le spoglie del cardinale Jozef Tomko saranno deposte nella cripta della cattedrale, sotto l’altare principale. L’evento viene trasmesso da tutti i media della Repubblica Slovacca con copertura nazionale. Il 12 e 13 agosto, la salma è stata esposta per la preghiera e le espressioni di affetto del popolo nella cattedrale di Bratislava. Dal 14 agosto fino al funerale odierno, il feretro è stato esposto nella cattedrale di Košice.

Un funerale di proporzioni simili non è mai stato celebrato nella città di Košice. L’ultimo presule sepolto nella Cripta dei Vescovi è stato, nel 1962, il vescovo di Košice, mons. Jozef Čársky: fu proprio lui che, nel 1945, mandò il giovane seminarista Jozef Tomko a completare gli studi teologici a Roma, da dove poi non poté più tornare a casa perché nel frattempo il regime comunista, ostile alla Chiesa, aveva preso il potere in Ceco-Slovacchia.