Elvira Ragosta – Città del Vaticano
Restano ancora molto difficili le condizioni in Siria per sfollati interni e poveri, i più vulnerabili alla minaccia del Covid-19 in un Paese che soffre di elevate inflazione e disoccupazione e le cui strutture sanitarie sono state fortemente danneggiate da anni di guerra. Dei circa 11 milioni e 700mila sfollati siriani oltre la metà sono sfollati interni e tra essi, ricorda Aiuto alla Chiesa che soffre, i cristiani sono tra 500 e 600mila. Alla minoranza cristiana in Siria, la Fondazione di diritto pontificio continua a fornire aiuti materiali e sostegno per nutrire la fede e lancia ora una nuova campagna di raccolta.
“Abbiamo voluto raccogliere l’ennesimo grido d’aiuto proveniente dalla Siria, la solita dignitosa richiesta di non essere abbandonati” dice a Vatican News Alessandro Monteduro, direttore di Aiuto alla Chiesa che soffre – .Se la pandemia sta mettendo a dura prova i nostri avanzati sistemi sanitari, immaginiamo cosa stia causando in Siria, dove le strutture ospedaliere sono state distrutte o gravemente danneggiate”.
L’aiuto di Acs in Siria
Aiuti materiali, alimentari, e sanitari. Nel solo 2020 sono stati tanti gli interventi a sostegno delle famiglie cristiane e alle iniziative pastorali in diverse diocesi del Paese: migliaia di case sono state provviste di elettricità, centinaia di famiglie sostenute nel pagamento dell’affitto, pacchi alimentari sono stati distribuiti alle persone più bisognose e grazie alle borse di studio 6.500 ragazzi hanno potuto proseguire la loro formazione. A Lattakia e Tartous un piano di aiuti sanitari ha garantito l’assistenza sanitaria per chi vive in queste due città della Siria orientale, mentre ad Aleppo è stata riaperta e riconsacrata la cattedrale di Sant’Elia, distrutta nel 2013 in un attacco da parte di un gruppo jihadista.
Aiutare i cristiani siriani anche a nutrire la propria fede
Non si tratta solo di sostegno materiale, spiega Monteduro, alla minoranza cristiana in Siria: “Proviamo a rispondere all’orrore della sofferenza con la speranza e parlando di speranza Acs non intende un vago esercizio psicologico, ma una situazione di miglioramento delle condizioni di vita umana e cristiana. Proviamo ad alimentare questa speranza attraverso l’aiuto delle comunità cristiane occidentali”. Non si tratta di assistenzialismo – aggiunge – Acs conosce perfettamente i cristiani in Siria e sa per esperienza che sono i primi a rimboccarsi le maniche per affrontare i problemi reali, sono anche i primi a dare luminosi esempi di fede e sono ancora una volta i primi a custodire quella amor di Patria che li rende naturalmente restii all’emigrazione. Vogliono semplicemente vivere la propria fede, la propria vita, con dignità nella terra in cui sono nati”.
2 milioni di bambini fuori dal percorso scolastico
A preoccupare anche la condizione dell’infanzia siriana. Sono 2 milioni e 800mila i minori tra gli sfollati interni in Siria e la maggior parte di loro si trova esclusa dal circuito scolastico. “Comprendiamo bene – conclude Monteduro – quanto sia importante non dimenticarli. In Italia in questi mesi ci stiamo ponendo il problema della difficoltà per gli adolescenti, che sono fuori in questo momento da un compiuto e concreto circuito scolastico e temiamo che possano abbandonare il sistemare della formazione. Proviamo a pensare a che cosa sta accadendo in Siria, dove stiamo perdendo generazione su generazione, appunto a causa di queste orribili condizioni”.
Morto un bambino in un campo profughi al confine con la Turchia
Non meno complicata la situazione per gli sfollati siriani ospitati in campi profughi e alloggi di fortuna. Una piccola vita è stata spezzata nel campo di Killi, al confine con la Turchia, bagnato dalle insistenti piogge che da giorni si abbattono nella regione nord-occidentale siriana di Idlib. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, la causa è stata crollo del muro di un’improvvisata abitazione in cui si trovava il bambino. Per la Lega siriana dei diritti umani, dal 2011, anno dell’inizio delle violenze armate in Siria, circa 130 bambini non hanno superato i rigidi inverni del nord-ovest della Siria.