Chiesa Cattolica – Italiana

Sinodo, le altre voci cristiane: contenti di condividere questo processo

Al briefing quotidiano in Sala Stampa vaticana le testimonianze dall’assemblea di alcuni dei rappresentanti di altre confessioni

L’Osservatore Romano

L’Assemblea sta lavorando in queste ore al Documento di sintesi, che sarà pubblicato sabato, dopo che ieri pomeriggio è stata approvata e diffusa la Lettera al Popolo di Dio. Lo hanno reso noto Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione e presidente della Commissione per l’informazione, e Sheila Pires, segretario della stessa Commissione, nel briefing odierno — che ha avuto una significativa impronta “ecumenica” — iniziato alle 14.20, nella Sala stampa della Santa Sede, e introdotto dal vice direttore Cristiane Murray.

Pires: la vivacità  degli interventi liberi

«Ieri pomeriggio si è tenuta la diciottesima Congregazione generale, erano presenti 348 membri, e si  è proceduto anzitutto alla votazione della Lettera al Popolo di Dio» ha fatto presente Pires. «Ogni membro ha votato grazie al tablet messo a disposizione. Il quesito era: “Approvo il testo della lettera del Sinodo? Si – No”». Il risultato del voto è stato: 336 favorevoli, 12 contrari. «Si poi aperta la discussione libera sulla bozza della Relazione di sintesi. Come sapete è intervenuto Papa Francesco» ha affermato Pires.

«Negli interventi liberi» è stata «sottolineata la necessità di una audacia missionaria della Chiesa ed è stato detto anche che l’incontro con Gesù è al centro della fede e dell’entusiasmo missionario; che la Chiesa si costituisce come tale nell’annuncio del Vangelo e che non si può pensare la Chiesa in modo indipendente dalla missione».

Inoltre, ha proseguito Pires, «si è parlato della valorizzazione della preghiera e dei gruppi di preghiera. È stata riaffermata la fondamentale importanza dell’Eucarestia e del sacramento della Riconciliazione. Si è insistito sulla dimensione liturgica della sinodalità, sulla sinodalità come atto liturgico e sul Sinodo come luogo materno nella liturgia». Ancora, «si è sottolineata l’importanza del sensus fidei. Si è parlato della valorizzazione delle donne e della opportunità di far riferimento alle numerose donne che hanno accompagnato Gesù». È «stata sottolineata anche, a proposito della Chiesa in ascolto, la capacità di ascoltare, consolare, consigliare, propria della donna. Ed è stato detto anche che le donne non devono essere oggetto ma soggetto della Chiesa».

Pires ha riferito che è stato affrontato il «tema degli abusi, non solo fisici». Quindi «è  stata sottolineata l’importanza del concetto di Regno di Dio: la Chiesa è per il Regno e non per se stessa. È stato detto che, anche per questo, la Chiesa deve essere accogliente». Negli interventi in Aula, ha ricordato, è stato poi «fatto riferimento agli insegnamenti e alla ermeneutica del concilio Vaticano ii. Si è parlato della grande missione dell’unità dei cristiani, del dialogo con le altre religioni, del rapporto con i non credenti».

«Le forme di colonialismo culturale del nord del mondo nei confronti del sud del mondo» hanno rappresentato un’altra questione posta in Aula, come pure «l’importanza di sottolineare la presenza della Chiesa nelle crisi del mondo. La Chiesa — è stato detto — non è fuori del mondo e non può non preoccuparsi di quello che accade: le guerre e il desiderio di pace». In questa prospettiva, ha reso noto Pires, «è stata ricordata la situazione di sofferenza di chi deve ancora capire come sopravvivere e crescere i propri figli in realtà dove muiono ogni giorno bambini per conflitti e in situazioni di grave diseguaglianza».

Ancora, «è stata sottolineata anche la richiesta evangelica di mettere i poveri al centro del cammino nella Chiesa: un aspetto cristologico, non un aspetto sociale». Pires ha infine riferito che il documento deve incoraggiare il popolo di Dio al quale, del resto, è destinato.

Ruffini:  contenuti e motivazione della “Relazione di sintesi”

Paolo Ruffini ha riferito che «stamattina è cominciato l’esame della bozza della Relazione di sintesi da parte dei Circoli minori per la presentazione dei “modi” collettivi che possono essere integrativi, sostitutivi, cancellativi». In Aula erano presenti in 349. I lavori riprenderanno oggi alle 16.

Stamani, «prima dell’inizio del lavoro nei Circoli, dopo la preghiera, la Commissione per la redazione del Documento di sintesi ha condiviso con l’Assemblea i criteri che sono alla base del Documento che sarà sottoposto a votazione sabato e che adesso stiamo esaminando» ha spiegato il prefetto. Precisando che «il Documento che sarà sottoposto al Papa come outcome del Sinodo sarà quello approvato nella prossima Assemblea, a ottobre 2024». Mentre «il Documento che è in discussione adesso ha una natura diversa, è transitorio».

«Il suo scopo  principale — ha detto Ruffini — è  aiutarci a capire dove siamo, di fare memoria di cosa è stato detto in queste settimane di discernimento e di riavviare, in un processo circolare, un cammino cominciato all’inizio di questo Sinodo e che terminerà a ottobre 2024». In particolare, «il Documento dovrebbe contenere i punti dove il discernimento è più avanti e anche quelli che richiedono di andare più in profondità. Dovrà riportare tutto con fedeltà. Siamo dentro un processo che è una circolarità. L’Assemblea restituirà al popolo di Dio il proprio discernimento. Così come il popolo di Dio, ascoltato, ha offerto alla assemblea il proprio».

«Si tratta di un cammino» ha insistito Ruffini, «e certamente il Documento per la sua natura e anche brevità — sono 40 pagine, non avrebbe senso un testo transitorio di 100 o 200 pagine — non potrà contenere ogni dettaglio». Il linguaggio dovrebbe essere discorsivo, ha aggiunto, e così «il Documento servirà a incoraggiare chi già è in cammino: tutti i battezzati, i laici e le laiche, i diaconi, sacerdoti, i vescovi, i consacrati, le consacrate. Tutti dovrebbero sentirsi incoraggiati e ringraziati per intraprendere o continuare il cammino. E tanti sono già in marcia».

«Ci sono tante cose belle nella Chiesa che purtroppo a volte non appaiono» ha proseguito il prefetto: «Il Documento dovrà servire anche a che portare energia e gioia a questa esperienza di sinodalità». In ciò, ha concluso, la «motivazione  del Documento deve essere chiara: servirà a farci comprendere e ad apprendere come camminare insieme; a cercare soluzioni insieme, mano nella mano, senza escludere nessuno». Nella consapevolezza che il «popolo di Dio ha bisogno di sacerdoti e laici che camminano insieme in modo sereno, senza cedere né gli uni né gli altri alla tentazione del clericalismo».

Murray: il significato della presenza dei delegati fraterni

«Seguendo la prassi — ha fatto presente Murray all’inizio del briefing —  delegati fraterni delle diverse Chiese e Comunità ecclesiali partecipano alla xvi Assemblea generale del Sinodo. Al fine di avere una più ampia rappresentanza, sono stati invitati 12 delegati fraterni delle quattro grandi tradizioni cristiane: tre della Chiesa ortodossa, tre delle Chiese ortodosse orientali, tre delle Comunioni protestanti storiche e tre  pentecostali-evangelici». Secondo «la tradizione del Sinodo — ha spiegato Murray —  i delegati fraterni non sono solo osservatori, ma sono invitati a partecipare alle discussioni, in particolare nei Circoli minori. Inoltre hanno partecipato al ritiro spirituale in preparazione al Sinodo, dal 1° al 3 ottobre scorsi».

Il cardinale Koch: ecumenismo, sinodalità e missione

Proprio in questa chiave ha preso la parola il cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani, che ha, appunto, incentrato il suo intervento sulla dimensione ecumenica del Sinodo. La presenza dei delegati fraterni infatti — ha detto —  sta a dimostrare che la partecipazione delle altre Chiese e comunità ecclesiali è al centro dell’esperienza dell’ecumenismo e «il Battesimo è ciò che ci unisce, il fondamento dell’ecumenismo e la base della sinodalità».  Il prefetto ha sottolineato, in particolare, la dimensione liturgica della sinodalità: «si prega e si cammina insieme», perché «la preghiera comune è molto importante» ha proseguito, testimoniando quanto il Papa sia «convinto che questo processo sinodale deve essere ecumenico e che il cammino ecumenico deve essere sinodale», perché «c’è una reciprocità tra ecumenismo e sinodalità». Bisogna ricordare, inoltre che l’ecumenismo è nato come movimento missionario.

Il metropolita ortodosso romeno:  nel segno della fraternità

È poi intervenuto il metropolita ortodosso romeno dell’Europa occidente e meridionale, presente al Sinodo come delegato fraterno, Iosif. «Come Chiesa ortodossa siamo molto contenti di far parte di questo processo» ha esordito, ricordando che la riflessione sulla sinodalità e sul primato è in corso da dieci anni all’interno della Commissione mista internazionale per il dialogo cattolico-ortodosso. Tra i cristiani del mondo si sta costruendo una vera «fraternità» dopo epoche segnate da tensioni e divisioni: «cerchiamo insieme quello che ci unisce» ha assicurato.  Come esempio di collaborazione il metropolita ha evidenziato che in Italia «la Chiesa cattolica  presta alla chiesa ortodossa di Romania più di 300 chiese». Inoltre, ha aggiunto, «l’ecumenismo avviene alla base» attraverso la testimonianza di molte famiglie miste che si sono formate in Europa e nel mondo».

Onyinah: un atto di umiltà del Papa e della Chiesa

Opuku Onyinah, rappresentante della Federazione pentecostale mondiale, già presidente della “Church of Pentecost” in Ghana, anch’egli presente al Sinodo come delegato fraterno, è membro della Commissione mista internazionale  cattolica-pentecostale. «L’invito a partecipare al Sinodo rivolto alle altre Chiese — ha detto — ha rappresentato un atto di umiltà da parte del Papa e della Chiesa cattolica». Il processo sinodale, ha aggiunto, «è molto trasparente, aperto, e offre alle persone pari opportunità di condividere i loro punti di vita». Inoltre, «ogni contributo viene considerato della stessa importanza». Si tratta, a giudizio di Onyinah,  di «un’espressione alta di maturità dimostrata dalla Chiesa cattolica».

L’arcivescovo Gądecki:  un metodo per parlare

Monsignor Stanisław Gądecki, arcivescovo di Poznań, presidente della Conferenza episcopale polacca, ha parlato delle sua esperienza  dicendosi meravigliato che, avendo invitato anche altri cristiani, ebrei e non credenti, si sono comunque evitate le discordie. «Raramente —  ha spiegato — negli incontri umani ciò accade, tra posizioni  differenti; invece il metodo adoperato  è stato positivo: prima esprimere le proprie idee, poi ascoltare quelle degli altri, infine confrontarsi, anche con il silenzio. Dunque abbiamo dimostrato che esiste un metodo per potersi parlare con l’aiuto dello Spirito Santo, che può portare discussioni pacifiche in questo mondo, anche al di fuori della Chiesa», per progredire su questioni «come le guerre e i conflitti mondiali.

Riguardo al discorso ecumenico, il presidente dei vescovi di Polonia ha rimarcato che questo processo sinodale tende verso l’unità, rispettando diversità di confessioni, spiriti e culture.

Clifford: con lo stile del dialogo continuo e aperto

Ha quindi preso la parola Catherine Clifford, canadese, docente di teologia sistematica e storica alla St. Paul University di Ottawa, membro della Commissione mista internazionale cattolica-metodista, che partecipa ai lavori come rappresentante del processo sinodale per l’America del nord. Ella ha evidenziato che ogni vescovo del mondo «vede il Sinodo come strumento prioritario, frutto di decenni di riflessioni, dove il cammino tra partner ecumenici prosegue ed è nutrito dal dialogo». Per quanto riguarda il cammino pre-sinodale svolto nel contesto canadese, ha precisato che «ci sono stati importanti scambi tra le varie Chiese cristiane: si è verificato un vero e proprio ecumenismo ricettivo dove ogni Chiesa ha riconosciuto una necessità di rinnovamento e crescita. La sinodalità è infatti un paradigma del nostro viaggio comune per una Chiesa riconciliata in cui la fede che condividiamo in Gesù è molto più grande delle questioni che ci dividono».

Le risposte alle domande dei giornalisti

Rispondendo a una domanda, la Clifford ha evidenziato l’importanza dell’invito di Papa Francesco a prendere più seriamente in considerazione la Chiesa come popolo di Dio. Negli ultimi 30 anni, ha ricordato, ci sono state importanti conversazioni tra i teologi sulla comprensione comune della Chiesa ed è  notevole notare il parallelo con gli insegnamenti del concilio Vaticano ii, che vede la Chiesa come mistero di comunione e popolo di Dio.

L’arcivescovo Gądecki ha aggiunto che riguardo ai futuri sacerdoti in Polonia si allunga il tempo di formazione fino a 7 anni, con un anno propedeutico, e vengono applicate anche le diverse scienze, affinché il candidato possa essere formato nel modo più efficace,  favorendo relazioni con altre persone che fanno sì che il futuro sacerdote non sia distaccato dal mondo.

Alla successiva domanda sul ruolo dell’ecumenismo nella nuova evangelizzazione, il cardinale Koch ha spiegato che si tratta di una questione importante. Gli ha fatto eco, l’arcivescovo Gądecki,  ricordando che la missione ha accompagnato  la vita delle comunità sia ebraiche, sia  ecclesiali. Quanto alla necessità di discernere i segni dei tempi, il presule  ha ricordato la testimonianza di santità del giovane beato Carlo Acutis. Da parte sua la Clifford ha spiegato che Papa Francesco invita a una conversione missionaria nell’Evangelii gaudium.

Alla domanda  se ci saranno gli stessi membri il prossimo anno, il prefetto Ruffini ha risposto che è previsto che l’assemblea sarà la stessa.

Al metropolita romeno è stato chiesto poi quali sono i limiti della sinodalità nell’esperienza ortodossa:  «Le difficoltà — ha risposto — sono quelle di arrivare a un consenso». Per Koch la sinodalità è semplice, se c’è la consapevolezza che «la fede dei credenti è al centro del nostro servizio».

Infine l’ultima domanda è stata sulla mancanza di vocazioni e l’ordinazione di uomini sposati. Ruffini ha detto che vi si è accennato ma non è stato tra temi i più discussi. Koch da parte sua ha ricordato che nel Sinodo per l’Amazzonia se ne era parlato, ma alla fine il Papa non ha deciso perché ha spiegato di aver ascoltato troppe voci, ma non quella dello Spirito Santo. «Noi ortodossi, dopo millenni di sacerdoti sposati, ricordiamo ai cattolici che c’è questa possibilità», gli ha fatto eco il metropolita Iosif. E  la Clifford ha concluso dicendo che il tema non è stato assente nei lavori.

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