Nel briefing di questo pomerigio in Sala Stampa Vaticana, illustrati i temi dei lavori sinodali che si sono svolti in mattinata. Dalla missionarietà al dialogo interreligioso, al ruolo delle donne nel servizio alla Chiesa. Ricordati dall’assemblea i 45 anni dall’elezione di Giovanni Paolo II al soglio pontificio
Federico Piana- Città del Vaticano
Il senso vero della sinodalità, la ricchezza delle diversità, il ruolo che i battezzati e le battezzate svolgono all’interno della Chiesa, l’attività missionaria, l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso, il ruolo delle donne nella prospettiva del diaconato femminile e l’evoluzione digitale, senza dimenticare i giovani dei Paesi poveri del mondo che sono completamente tagliati fuori dall’utilizzo delle più moderne tecnologie. Sono questi alcuni dei temi che sono stati affrontati questa mattina durante i lavori sinodali in corso in Vaticano. Lo si è appreso durante il briefing di questo pomeriggio con i giornalisti, che si è svolto nella Sala Stampa della Santa Sede.
Esaminati i primi rapporti
“Sono stati anche esaminati i primi rapporti dei circoli minori”, ha spiegato Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione e presidente per la Commissione dell’Informazione, il quale ha raccontato che la sessione “si è aperta con il ringraziamento dei membri al Papa per la sua esortazione apostolica C’est la confiance dedicata a Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo (Santa Teresa di Lisieux,ndr), pubblicata nella giornata di ieri”. Il prefetto ha voluto sottolineare anche che gli stessi membri hanno ricordato “con un lungo applauso la ricorrenza, che cade oggi, dell’elezione di Giovanni Paolo II e l’anniversario di alcune ordinazioni sacerdotali”. Inoltre, Ruffini ha condiviso con i giornalisti la notizia della riunione, venerdì scorso, del comitato ordinario del Sinodo che ha valutato “il cammino fin qui svolto e la qualità e la bellezza dell’ascolto”.
Sinodalità non è cliché
Sul processo sinodale messo in pratica al Sinodo, si è soffermato, con un’ampia testimonianza, padre Vimal Tirimanna, della Congregazione del Santissimo Redentore, teologo proveniente dallo Sri Lanka. “Venendo qui- ha detto- pensavo che la sinodalità fosse un cliché, ma mi sono dovuto ricredere. Il Sinodo è iniziato da tre settimane e mi sono accorto che qui la sinodalità si vive davvero”. Il sacerdote ha messo in evidenza come tutto questo si concretizzi anche nella disposizione dei tavoli: “Quando ci si siede, in tavoli rotondi, accanto a vescovi, cardinali, donne e laici, ci si accorge di essere in una chiesa sinodale e non solo piramidale”. Una condizione, ha voluto precisare, che non è un’idea di Papa Francesco ma “richiama completamente il Concilio Vaticano II”. Tirimanna si è augurato che questo modello possa essere esportato “anche al di fuori dello stesso Sinodo”.
Preghiera e preparazione
Chi è soddisfatta di toccare con mano che la sinodalità si sta facendo sempre di più realtà è suor Patricia Murray, dell’Istituto della Beata Vergine Maria e segretaria esecutiva dell’Unione Internazionale delle Superiori Generali. Ai giornalisti, ha tenuto a specificare che “sono venti anni che io, nella mia congregazione, sperimento la sinodalità mettendo al centro Gesù ed ascoltando gli altri. Sono entusiasta di vedere che questo metodo è divenuto proprio del Sinodo e si sta facendo largo in tutta la Chiesa”. La religiosa ha spiegato anche che durante i lavori sinodali si ascoltano in libertà tutte le voci e che “ai circoli minori ci si arriva preparati per poter meglio discernere. Bisogna utilizzare bene il tempo anche per pregare, dimensione importante quando si prendono in esame storie che arrivano da fratelli di altri Paesi e culture”.
Luce che rischiara le tenebre
La recente esortazione apostolica su Santa Teresa di Lisieux ha commosso anche il vescovo ausiliare di Praga, monsignor Zdenek Wasserbauer, che ha visto questo documento come una bussola per l’intero Sinodo. “Durante questi lavori – ha riferito ai giornalisti- ho percepito molto chiaramente la parola ‘missione’ è un punto chiave per noi. E Santa Teresa di Lisieux è co-patrona delle missioni”. Sono due i motivi per i quali il vescovo reputa l’esortazione come una guida, un faro: “Il primo è legato al fatto che la Santa, quando entrò al Carmelo, aveva il desiderio di salvare le anime. Bene, mi sono reso conto che qui tutti i 400 membri si riuniscono ogni giorno cercando il bene degli altri, per la loro salvezza. Il secondo motivo fa riferimento alla notte buia che Santa Teresa di Lisieux sentì nella sua anima nel 1856. Alcuni dicono che anche oggi la Chiesa del Terzo Millennio stia attraversando l’oscurità: ecco, il Sinodo è una luce che rischiara le tenebre”.
Attenzione al dolore
Rispondendo ad alcune domande dei giornalisti in merito al fatto se si fosse discusso o meno del dolore delle persone lgbtq+ , suor Murray ha fatto sapere che “in merito alla questione del dolore nei circoli minori se ne è parlato. Si è cercato di capire come la Chiesa, in ambito liturgico e pastorale, possa far capire che si scusa per il dolore causato. C’è molta consapevolezza”. Sulla stessa lunghezza d’onda, un’altra domanda con la quale un giornalista ha voluto sapere se il tema delle benedizioni alle coppie dello stesso sesso fosse stato affrontato. Il prefetto Ruffini ha spiegato che la questione “non è centrale” e che si è parlato di più di formazione, di ministeri ordinati, dell’opzione preferenziale per i poveri, di colonialismo. L’insegnamento cattolico, ha voluto aggiungere ancora Ruffini, è alla base di tutto quello che al Sinodo si sta facendo.
Vescovi cinesi
Inoltre, confermando la notizia che i vescovi della Cina presenti al Sinodo lasceranno domani i lavori, lo stesso Ruffini ha spiegato che “dovranno farlo per motivi pastorali che li richiamano nelle loro rispettive diocesi”.