Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Una Chiesa in cammino deve coinvolgere tutto il Popolo di Dio, ma anche tutte le realtà sociali, anche quelle più lontane, per promuovere un dialogo costruttivo all’interno del processo sinodale, che dovrà necessariamente raccogliere le istanze di tutti. Lo afferma a Vatican News, monsignor Zbigņevs Stankevičs, arcivescovo metropolita di Riga, in Lettonia, che in questi giorni sta partecipando al confronto tra la Segreteria Generale del Sinodo e i vescovi di tutti i continenti.
Eccellenza, quali sono i punti salienti del dibattito di questi giorni?
Per prima cosa sappiamo che il 17 ottobre prossimo dobbiamo aprire ufficialmente nelle nostre diocesi il processo sinodale. Entro settembre riceveremo dalla Segreteria Generale del Sinodo delle domande che, ci ha detto il cardinale Grech, saranno poche, precise e comprensibili.
Non saranno in un linguaggio filosofico o teologico, ma più pratico e comprensibile, popolare. Queste domande saranno analizzate nelle nostre diocesi e noi dobbiamo creare un team, dove dovrebbe essere incluso il vescovo, almeno un sacerdote una persona consacrata, una famiglia, un laico, un giovane, perché questo Sinodo vuole mettersi in ascolto di tutta la chiesa. San Benedetto nella Regola scrive che Dio spesso può parlare anche attraverso il fratello più piccolo. Tornando al discorso di ieri, il cardinale Grech ha detto che è importante ascoltare anche quelli che non vengono in chiesa, almeno non vengono spesso. E io ho pensato che servirebbe ascoltare anche una persona totalmente secolare, che neanche viene in chiesa, può essere anche un ateo, per sapere come lui percepisce la Chiesa e quali sono i motivi che lo portano a non essere attento al nostro messaggio. Penso che questo percorso sinodale porrà domande serie e realmente sarà una risposta all’invito del Concilio Vaticano II, dove è scritto che il compito della Chiesa, il compito dei cristiani, è prima di tutto saper leggere i segni dei tempi e trovare le risposte partendo dal Vangelo.
Come questo procedimento arricchisce il processo sinodale?
Questo processo si svolgerà in tre tappe. Prima normalmente ci inviavano dei lineamenta e poi le chiese locali trovavano suggerimenti e risposte da inviare alla Segreteria Generale del Sinodo, ma adesso si svolgeranno diciamo dei momenti distinti: a livello diocesano che sarà un processo realmente che coinvolgerà non solo, per esempio, il vescovo e i suoi consiglieri. Adesso le questioni dovranno passare attraverso il popolo di Dio. Questo processo si svolgerà nel corpo della Chiesa nel livello diocesano, poi ci sarà il livello delle conferenze episcopali in cui verrà di nuovo messo tutto insieme per riformulare e ottimizzare il materiale raccolto. di nuovo mettere tutto. Poi infine il livello continentale, e, l’ultima tappa, il livello della Chiesa universale, in cui tutti i presuli si confrontano insieme in Vaticano.
Quindi si tratta di un attento ascolto del popolo di Dio…
Sì, mostra che la Chiesa è veramente il popolo di Dio. Anche vescovi e sacerdoti sono popolo di Dio, con una funzione e una vocazione particolare, ma anche loro sono popolo di Dio. E noi dobbiamo ascoltare tutto il popolo di Dio.