Sinodo, il cardinale Bo: un percorso tra generazioni per un mondo giusto e in pace

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Nella Messa celebrata questa mattina nella basilica vaticana, prima dell’inizio della sedicesima Congregazione generale, l’arcivescovo di Yangon ha detto che preoccupazione dell’assise è l’eredità che sarà lasciata ai giovani. Sull’Asia il porporato ha detto che l’assemblea sinodale ha spronato a “tornare ai grandi giorni dell’evangelizzazione da parte degli apostoli”

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

Quello che è stato avviato dalla Chiesa è un percorso sinodale intergenerazionale “che inaugura un lungo cammino di speranza per tutta l’umanità, anche in mezzo a disordini globali, come testimoniano i recenti avvenimenti nell’Asia occidentale e in altre regioni del mondo”. Nell’omelia della Messa presieduta questa mattina, 23 ottobre, all’Altare della Cattedra della Basilica di San Pietro, prima dell’inizio della sedicesima Congregazione generale del Sinodo, il cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon, nel Myanmar, e presidente della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (Fabc), ha offerto una chiara descrizione di ciò che è il Sinodo sulla sinodalità, non un itinerario definito, non “un’odissea nello spazio preprogrammata con equazioni matematiche fisse”.

Un cammino sinodale di fede

Come “quando intraprendiamo i diversi cammini nella vita e nella fede” e “spesso siamo incerti riguardo alla nostra destinazione” – e siamo chiamati “ad avventurarci nell’ignoto” con Dio che “diventa la nostra guida, la nostra carta stradale e il nostro compagno di viaggio” – così “la Chiesa è chiamata a essere giusta, a incarnare un cammino sinodale di fede con la certezza che Dio non delude mai” ha detto il porporato. La fede, infatti, ha spiegato “illumina il cammino attraverso i momenti più bui e tumultuosi della vita, permettendoci di vedere la grazia di Dio che penetra nelle ombre”. E se sopraggiungono dubbi e ansie, si può trarre ispirazione “da figure come Mosè” e “anche se non riusciremo a raggiungere la destinazione prevista, partecipare al viaggio sarà di per sé una benedizione”.

L’industria delle armi accumula ricchezze a spese di milioni di persone

Nella sua omelia, l’arcivescovo di Yangon, ha offerto anche una riflessione sul Vangelo odierno, in cui “Gesù narra la parabola di un avido proprietario terriero i cui desideri portano all’autodistruzione”, una pagina che mostra come “l’insaziabile avidità che alberga nel cuore umano” porti “all’egoismo egocentrico”. È “il peccato originale che è alla base di molte sofferenze e conflitti umani”, ha proseguito il presidente della Fabc, aggiungendo che “la parabola del ricco proprietario terriero con i suoi depositi eccessivi è una metafora del mondo presente, dove le guerre e l’industria delle armi accumulano grandi ricchezze a spese della sofferenza di milioni di persone”. Cosa fare dinanzi a tutto ciò? San Paolo, ci dà un suggerimento, ha detto il porporato: credere “in un Dio che desidera un cammino umano di speranza e di guarigione” e allineare i propri sogni con il disegno di Dio. Dio, infatti, ha un disegno per ciascuno di noi e per la nostra Chiesa, e i nostri percorsi e progetti devono allinearsi con la Sua volontà”, ha rimarcato il cardinale Bo.

Fedeli presenti alla celebrazione all’altare della Cattedra

Guardare alle generazioni future

Con uno sguardo al mondo di oggi, l’arcivescovo di Yangon ha poi osservato che l’avidità umana ha già inflitto ferite profonde al nostro pianeta e ha privato milioni di persone della loro dignità”. Tutto questo lo ha sottolineato Papa Francesco nella Evangelii gaudium, nella Laudato si’ e nella Fratelli tutti che ci chiedono rispettivamente una riconciliazione con Dio, con la natura e tra di noi, mentre “il nostro cammino sinodale riguarda la guarigione e la riconciliazione del mondo nella giustizia e nella pace”. “L’unico modo per salvare l’umanità e creare un mondo di speranza, pace e giustizia – ha affermato il porporato – è la sinodalità globale di tutte le persone”. Prendendo coscienza di ciò, preoccupazione di questo Sinodo “è l’eredità che lasceremo alla prossima generazione”, ha confidato il cardinale Bo, ricordando l’invito di Papa Francesco a considerare il “concetto di giustizia intergenerazionale” e centrando la sua riflessione sul riscaldamento globale che “ha devastato le comunità e i mezzi di sussistenza di milioni di persone, minacciando di sfuggire alla prossima generazione”.

La realtà asiatica

“Come vescovi dell’Asia, siamo ben consapevoli dei danni ambientali inflitti alla nostra regione a causa delle catastrofi dovute al clima – ha proseguito l’arcivescovo di Yangon -. Abbiamo una popolazione significativa di comunità cristiane indigene, in particolare nel Mar Cinese Meridionale, nell’India centrale, in Vietnam e in Myanmar”. Si tratta di comunità che “hanno protetto la natura, ma hanno anche sofferto per le ideologie moderne, la colonizzazione e lo sfruttamento delle risorse”, da qui l’invito del porporato a volgere l’attenzione “sulla distruzione di enormi distese di foreste, i polmoni del nostro pianeta in quelle regioni, e sull’aumento della violenza nei confronti di queste popolazioni indigene”. “L’Asia è il luogo di nascita delle principali religioni del mondo ed è in questa regione che il messaggio di Gesù ha messo le prime radici”, ha fatto notare il presidente della Fabc parlando anche della Chiesa locale che “ha affrontato diverse sfide nel corso della storia” ma che “rimane vibrante e giovane” nonostante le difficoltà. “Ma questo incontro sinodale ci ha spronati a tornare ai grandi giorni dell’evangelizzazione da parte degli apostoli” ha rivelato il cardinale Bo esortando ad accogliere “con ottimismo l’invito all’Asia a diventare il XXI secolo per Cristo, ispirati dal cammino sinodale della Chiesa globale”.

Un momento della celebrazione

Camminare per la guarigione del mondo

Considerando le sfide che i cristiani asiatici devono affrontare, il pensiero dell’arcivescovo di Yangon è andato al Myanmar, dove i credenti sono dispersi “per via di disastri naturali e crisi provocate dall’uomo, che causano crisi multidimensionali e immense sofferenze”, dove “le case sono scomparse, le chiese hanno sopportato il peso della crudeltà”. Ma “la Chiesa in Myanmar e in Asia investe nella speranza della riconciliazione” ha concluso il porporato incoraggiando a continuare il cammino sinodale e a pregare “perché la Chiesa cattolica, sotto la guida di Papa Francesco, conduca l’intera famiglia umana nel lungo cammino di guarigione del nostro mondo e del nostro pianeta, guidandoci infine a un nuovo cielo e una nuova terra”.