Chiesa Cattolica – Italiana

Sinodo, i testi di San Basilio indicati dal Papa per “riflettere e meditare”

Durante il suo discorso in apertura della prima Congregazione generale dell’assise sulla sinodalità, il Papa ha fatto distribuire una antologia di testi patristici sul tema dello Spirito Santo

Lo Spirito santo è il protagonista della vita ecclesiale: il piano di salvezza per la famiglia umana si compie per la grazia dello Spirito

Sia che tu voglia considerare i tempi antichi – le benedizioni dei patriarchi, l’aiuto dato attraverso la Legge, le figure, le profezie, gli atti di valore in guerra, i miracoli fatti dai giusti – sia le cose disposte in vista della venuta nella carne del Signore, (tutte si sono realizzate) per mezzo dello Spirito. Dapprima egli fu con la stessa carne del Signore, fattosene il crisma inseparabile, come sta scritto: «Colui sul quale avrai visto lo Spirito discendere e rimanere su di esso, questi è il mio Figlio diletto»; e «Gesù di Nazareth, che Dio unse di Spirito santo». In seguito ogni azione di Cristo si venne compiendo sotto l’assistenza dello Spirito. Era presente quando Cristo fu sottoposto alle tentazioni del demonio […], mentre compiva i miracoli […]. Dopo la risurrezione dai morti non lo abbandonò più. Volendo rinnovare l’uomo e ridonargli la grazia che aveva ricevuto col soffio di Dio e che aveva perduto, alitando sul volto dei discepoli che cosa dice? «Ricevete lo Spirito santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». E l’ordinamento della Chiesa non è chiaramente e innegabilmente operato dallo Spirito? Egli infatti ha donato alla Chiesa – dice – «dapprima gli apostoli, poi i profeti, in terzo luogo i dottori; in seguito i miracoli e quindi ancora i carismi di guarigione, di assistenza, di governo e i generi delle lingue». Questo ordine è secondo la distribuzione dei doni dello Spirito. (Bas., Spir. 16, 39, 4-32)

a. Lo Spirito santo innesca nella comunità ecclesiale un dinamismo profondo e variegato: il “trambusto” della Pentecoste

Ma anche la venuta dello Spirito santo avviene all’ora terza, come abbiamo appreso negli Atti, quando, poiché i Farisei deridevano i discepoli (che si esprimevano) nella multiforme energia delle lingue (ἐν τῇ ποικίλῃ τῶν γλωσσῶν ἐνεργείᾳ), Pietro dice di non esser ubriachi coloro che dicono quelle cose: infatti, era l’ora terza. (Bas. [?], ascet. 13: PG 31, 877, 24)

b. Lo Spirito santo è il compositore armonico della storia della salvezza: armonia non significa sintesi, ma legame di comunione fra parti dissimili

Ma Dio, prima che esistesse alcuna delle cose che ora vediamo, essendosi messo in mente e avendo deciso di portare all’esistenza ciò che ancora non era, nel contempo escogitò quale dovesse essere il mondo e insieme alla sua forma creò armonizzandola la materia. Al cielo assegnò la natura conveniente al cielo; alla forma della terra diede l’essenza ad essa propria e dovuta. Foggiò quindi il fuoco, l’acqua e l’aria come voleva e li portò all’esistenza come richiedeva la ragion d’essere di ciascuno degli elementi. Con un indissolubile legame di concordia strinse l’intero mondo, composto di parti dissimili, in un’unica comunione e armonia, così che anche gli elementi collocati alla massima distanza fra loro apparissero uniti mediante l’affinità. (Bas., hex. 2,2,49-61)

– La Chiesa: un’unica armonia di voce in molte voci operata dallo Spirito santo

«Voce di nazioni fra i monti, simile (a quella) di molte nazioni, voce di sovrani e di nazioni radunate» (Is 13,4). Probabilmente, voce di nazioni numerose sui monti è la Chiesa. Per questo è stata scelta quale monte pianeggiante, affinché abbia spazio libero per l’assemblea della folla di coloro che salgono verso l’altezza della conoscenza di Dio. Dunque, vede nel monte pianeggiante una moltitudine di coloro che sono stati radunati da molti luoghi ed emettono un’unica voce della fede. E dice lo Spirito santo per mezzo del Profeta: Voce di molte nazioni sui monti (sui quali fu innalzato il segno) simile (a quella) di molte nazioni. E unica è la voce, tuttavia è simile a molte voci di nazioni. Unica, pertanto, secondo l’armonia della fede, ma simile a molte voci per esser stata ripartita in lingue di fuoco dallo Spirito santo su ciascuno degli Apostoli che si accingevano a seminare l’Εὐαγγέλιον alle nazioni in tutto il mondo. (Bas. [?], En. in Is. 13, 259: PG 30, 573B)

–  Lo Spirito santo è all’origine dell’armonia fra le Chiese: Basilio ai fratelli vescovi dell’Occidente

Come, dunque, noi stimiamo un bene nostro la vostra reciproca concordia e unità, così invitiamo anche voi a partecipare alle nostre sofferenze causate dalle divisioni e a non separarci da voi per il fatto che siamo distanti a motivo della collocazione dei luoghi, ma poiché siamo uniti nella comunione secondo lo Spirito, ad accoglierci nell’armonia di un unico corpo. (Bas., ep. 90, 1, 26-32)

c. Lo Spirito santo ci conduce per mano e ci consola

«Aspettati, infatti, tribolazione sopra tribolazione e speranza sopra speranza, ancora un poco, ancora un poco» (Is 28,10). In questo modo lo Spirito santo sa consolare (lett.: ψυχαγωγεῖν = condurre per mano incoraggiando, consolando) con la promessa del futuro i suoi figli che nutre. Dopo le tribolazioni, infatti, la speranza: da vicino sono pronte le realtà sperate. (Bas., ep. 140, 1, 34-38)

–  L’azione consolatrice dello Spirito santo raffigurata dall’albergatore, al quale è affidato l’uomo incappato nei briganti (cf  Lc 10, 25-37)

È necessaria la rugiada di Dio per non essere bruciati e diventare sterili e là dove abbiamo l’Accusatore, rappresentato dai briganti, lì ci sia anche il Difensore, lo Spirito rappresentato dall’albergatore accogliente. Il Signore ha affidato il “suo” uomo, che era caduto in potere dei ladroni, allo Spirito santo. Ne ebbe compassione, gli fasciò le ferite, dando due denari regali affinché ricevendo, mediante lo Spirito, l’immagine e la scritta del Padre e del Figlio, faccia fruttificare i doni ricevuti e li riconsegni, moltiplicati, nell’ultimo giorno. (Iren., haer. III, 17, 3)

– Colui che ci custodisce è lo Spirito santo

Quando, dunque, porta frutti l’anima degna dei granai eterni (cf Mt 3,12), (lo Spirito) resta vicino e (la) custodisce e tiene lontano le insidie del cinghiale selvatico (cf Sal 74, 14). (Bas. [?], En. in Is. 1, 20: PG 30, 152C-153A)

– Il multiforme esercizio paracletico dello Spirito santo

Lo Spirito santo se incontra un esattore di tasse che abbia fede, ne fa un evangelista (cf Mt 9,9); se si imbatte in un pescatore lo perfeziona a teologo (cf Mt 4,19); se trova un persecutore pentito, lo trasforma in apostolo delle genti, in araldo della fede, in vaso di elezione (cf At 9,15). Attraverso di lui i deboli diventano forti, i poveri si arricchiscono, i popolani senza cultura diventano più sapienti dei sapienti. Paolo era debole, però, grazie alla presenza dello Spirito, la sua biancheria personale apportava la guarigione a quelli che la ricevevano (cf At 19,12). E lo stesso Pietro aveva un corpo tutto affètto da debolezza, ma per la grazia dello Spirito santo che dimorava in lui, l’ombra che procedeva dal suo corpo metteva in fuga le malattie di quelli che erano debilitati (cf At 5,15). Pietro e Giovanni erano poveri, non avevano né argento né oro (cf At 3,6), ma donavano una sanità più preziosa di molte monete d’oro. Quello zoppo, dopo aver ricevuto dell’oro da molti, rimaneva ancora mendicante, ma dopo aver ricevuto da Pietro il beneficio, cessò di mendicare, saltando come un cerbiatto e lodando Dio. Giovanni non conosceva la sapienza del mondo, tuttavia per la potenza dello Spirito, pronunciò parole alle quali nessuna sapienza può rivolgere lo sguardo. Lo Spirito sta in cielo, ha riempito la terra, è presente dappertutto e in nessun luogo viene contenuto. Abita tutt’intero in ciascuno e tutt’intero sta con Dio. Compie il servizio di fornire i suoi doni, ma non agisce nella funzione di servitore; invece, distribuisce le sue grazie di sua propria autorità: infatti «divide», dice la Scrittura, «i suoi doni, assegnandoli individualmente a ciascuno come vuole» (1Cor 12,11). Viene inviato in conformità con il piano della redenzione, ma opera in piena indipendenza. Preghiamolo che stia presente nelle nostre anime e che non ci abbandoni in nessuna circostanza, per grazia del Signore nostro Gesù Cristo, al quale siano gloria e potenza per i secoli dei secoli. Amen. (Bas., fid. 3)

d. Lo Spirito santo è colui che ci fa Chiesa

«Ascoltate questo, popoli tutti, porgete l’orecchio, voi tutti abitanti del mondo, voi, gente del popolo e nobili, ricchi e poveri insieme» (Sal 49, 2-3). Infatti colui che, chiamandoci dai luoghi più diversi, fa unità, ci rende Chiesa (ὁ ἐκκλησιάζων) e convoca tutto con l’annuncio (τῷ κηρύγματι) è il Paraclito, lo Spirito della verità (Gv 14,17) che raduna quanti vengono salvati mediante profeti ed apostoli; poiché per tutta la terra si diffonde il loro annuncio e ai confini del mondo le loro parole (Sal 18,5); per questo dice: Ascoltate questo, popoli tutti e voi tutti abitanti del mondo (Sal 48,2). Per questo anche la Chiesa è composta da uomini delle più diverse condizioni, affinché nessuno sia lasciato fuori del beneficio. (Bas., hom. in Ps. 48: PG 29, 433, 9-18)

Così lo Spirito è veramente luogo dei santi. E il santo è a sua volta luogo familiare allo Spirito, poiché offre se stesso per abitare con Dio e si chiama anche suo tempio. (Bas., Spir. 26, 62, 22-24)

–  Ingratitudine e indocilità rattristano lo Spirito santo che dimora in noi

Né dunque per il fatto che lo Spirito è in te – se è vero che è in te completamente – né per il fatto che istruisce noi, accecati nella scelta di ciò che ci è utile, e ci guida, non per questo tu sia danneggiato nella tua retta e santa opinione su di lui. Infatti, grado supremo di irriconoscenza è far diventare la benevolenza del benefattore un’occasione di ingratitudine (ἀφορμὴν ἀχαριστίας). «Non vogliate rattristare lo Spirito santo» (Ef 4,30). Ascoltate che cosa dice Stefano, offerto come primizia dei martiri, quando rimprovera al popolo l’indocilità e l’insubordinazione: «Voi – dice – sempre resistete allo Spirito santo». E Isaia ancora: «Essi hanno provocato a sdegno lo Spirito santo, ed egli si rivolse in inimicizia contro di loro». E in un altro passo: «La casa di Giacobbe ha messo a sdegno lo Spirito del Signore». (Bas., Spir. 19, 50, 5-17)

–  Le vuote parole rattristano lo Spirito santo

  Domanda 23. Fino a quali parole si giudica la chiacchiera? In generale, ogni parola che non concorre all’adempimento di ciò che dobbiamo compiere nel Signore è inutile. E il pericolo di una simile parola è tanto grande che, per quanto sia buono quello che viene detto, se non è ordinato all’edificazione della fede (cf Ef 4,29), chi ha parlato non sfugge al pericolo per il fatto che quella parola non è buona, ma rattrista lo Spirito santo per il fatto che quello che dice non è ordinato all’edificazione. Questo ce lo ha insegnato chiaramente l’Apostolo quando ha detto: «Nessuna parola cattiva esca dalla vostra bocca, ma piuttosto una parola buona a edificazione della fede, per fare un dono a quelli che ascoltano» (Ef 4,29), e aggiunge: «E non rattristate lo Spirito santo di Dio con il quale foste segnati» (Ef 4,30). Quale grande male sia rattristare lo Spirito santo di Dio, c’è bisogno di dirlo? [chiacchiera, maldicenza] (Bas., reg. brev. 23: PG 31, 1098D-1100A)

«Richiama alla memoria queste cose, scongiurando davanti a Dio che si evitino le vane discussioni, le quali non giovano a nulla se non alla rovina di chi le ascolta» (2Tim 2,14)… «Evita inoltre le discussioni sciocche e da ignoranti, sapendo che provocano litigi» (2Tim 2,23). Non si deve proferire un discorso inutile, dal quale non si tragga nessuna utilità. Infatti, parlare o compiere il bene stesso non per l’edificazione della fede, è rattristare lo Spirito santo di Dio. (Bas., reg. mor. 25, PG 31, 744B)

Giacché il Signore non lascia senza giudizio coloro che producono chiacchiere e in modo ancor più forte emette un giudizio di pigrizia per colui che lascia integro il talento nella inoperosità, l’Apostolo ci ha trasmesso che anche colui che proferisce una parola buona, ma non provvede all’edificazione della fede, rattrista lo Spirito santo (cf Ef 4, 30) e così siamo tenuti a considerare il giudizio di colui che indegnamente mangia e beve. (Bas., bapt. I, 3: PG 31, 1577BC)

e. Lo Spirito santo ci conferma nella fede

«Per la parola del Signore i cieli si consolidarono e per il soffio della sua bocca tutta la loro potenza» (Sal 32,6) Comprendi, dunque, che sono tre: il Signore che ordina, il Logos che crea, il Soffio (lo Spirito) che conferma. Che altro mai sarebbe la confermazione (ἡ στερέωσις) se non il perfezionamento (ἡ τελείωσις) nella santità, dal momento che la parola significa ciò che è costante, immutabile, stabilito fermamente nel bene? La santità non esiste senza lo Spirito. (Bas., Spir. 16, 38, 37-42)

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