Fabio Colagrande – Città del Vaticano
La fase diocesana del prossimo Sinodo, che comincia il prossimo ottobre, non sarà una fase preparatoria, ma sarà già Sinodo. La novità è stata ricordata martedì 7 settembre, presso la Sala Stampa della Santa Sede, durante la conferenza stampa di presentazione del “Documento preparatorio” e del “Vademecum” per la XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”, che si celebrerà nel 2023. Il card. Mario Grech, Segretario generale del Sinodo dei vescovi, ha annunciato che Papa Francesco aprirà solennemente questo percorso sinodale il prossimo 10 ottobre a Roma, mentre la domenica successiva, il 17, ogni vescovo lo avvierà con una celebrazione liturgica nelle Chiese particolari. Tra l’ottobre del 2021 e l’ottobre del 2023, il percorso si articolerà dunque in tre fasi, passando da quella diocesana a quella continentale, dando vita a due differenti strumenti di lavoro, per concludersi a livello di Chiesa universale. Il “Documento preparatorio” vuole essere uno strumento “per favorire la prima fase di ascolto e consultazione del Popolo di Dio nelle Chiese particolari (ottobre 2021 – aprile 2022), nella speranza di contribuire a mettere in moto le idee, le energie e la creatività di tutti coloro che prenderanno parte all’itinerario, e facilitare la condivisione dei frutti del loro impegno”. A margine della conferenza stampa, Radio Vaticana / Vaticannews ha intervistato il card. Grech per commentare con lui i primi passi del nuovo cammino sinodale.
Eminenza, perché un Sinodo sulla sinodalità?
Perché la Chiesa vuole capire meglio sé stessa. Se la Chiesa non assume lo stile della sinodalità non sarà Chiesa. Dico così perché, come ci ricorda il Magistero, parlare di sinodalità e di Chiesa significa parlare della stessa cosa. Se non c’è una Chiesa che è comunione, dove tutti i battezzati si sentono partecipi, allora anche l’evangelizzazione ne soffrirà.
Che tappa rappresenta la pubblicazione di questi due documenti nel percorso del Sinodo?
È vero che il Sinodo sarà inaugurato il prossimo dieci ottobre, ma possiamo dire che con la pubblicazione di questi due testi, e in particolare del “Documento preparatorio”, è partito il cammino sinodale. Perché una volta che il documento arriva nelle diocesi, tramite i vescovi, inizia la preparazione della prima fase del processo sinodale e cioè la consultazione del Popolo di Dio che è una fase fondante per il successo del prossimo Sinodo.
Chi saranno i protagonisti di questo primo momento di consultazione?
Il Popolo di Dio, e come dice la Lumen gentium, quando diciamo Popolo di Dio parliamo di tutti: da Pietro, il Santo Padre, fino all’ultimo battezzato.
Quindi anche coloro che non praticano o sono lontani dalla Chiesa?
Tutti, tutti i battezzati hanno questa opportunità di comunicare al loro pastore e alla Chiesa quello che loro in coscienza sono convinti che lo Spirito vuole comunicare alla Chiesa oggi. Io dico che il cerchio è addirittura più largo: questa non è una chiamata soltanto per i membri della Chiesa cattolica ma per tutti i battezzati, perché questo cammino ha anche una dimensione ecumenica.
In Sala Stampa è stato riproposto il tema dell’ammissione al voto delle donne durante la fase assembleare. Come risponde a queste sollecitazioni?
Io, durante, il mio intervento in conferenza stampa, ho invitato i giornalisti a non cercare lo scoop o la notizia sensazionale durante questo processo sinodale. Vorrei piuttosto che cercassimo tutti di viverlo intensamente e sinceramente, apprezzando tutti i lati positivi di questa proposta. Sul voto alle donne io dico che la cosa importante ora è che con l’aiuto dello Spirito Santo, con la buona volontà e un po’ di pazienza, cerchiamo di ascoltarci reciprocamente. Così, forse, un giorno si arriverà a un momento in cui non ci sarà più bisogno del voto. Tutti possiamo contribuire e partecipare per far sì che si arrivi a questo momento.
Lei insiste molto sulla dimensione spirituale del processo sinodale, perché?
Perché nel processo sinodale la Chiesa cerca di mettersi in ascolto dello Spirito Santo, quindi la dimensione spirituale è la chiave di lettura di tutto questo processo e se in questa esperienza viene a mancare lo Spirito Santo non possiamo parlare di un Sinodo, sarà un’altra cosa. Ma se vogliamo davvero che sia un cammino sinodale allora dobbiamo metterci in ginocchio e chiedere l’aiuto dello Spirito Santo: non c’è un discernimento se non c’è lo Spirito Santo.
C’è un invito che vorrebbe fare ai vescovi di tutto il mondo perché collaborino a questa prima fase di consultazione?
Sinceramente, non vorrei fare un appello ma piuttosto esprimere la mia gratitudine a tutti i vescovi. Perché dai segnali che noi come Segreteria stiamo ricevendo sappiamo che molti di loro sono entusiasti di cominciare questo cammino. Io li ringrazio perché ora sono loro gli agenti, i protagonisti, di questo cammino, perché sono loro a dover animare il Popolo di Dio. Io li invito a distribuire i due documenti che abbiamo appena pubblicato a tutti, a tutto il Popolo di Dio.