Sinodo, ancora in preghiera per la Terra Santa ed il mondo

Vatican News

Una nuova invocazione alla pace arriva dai membri sinodali riuniti nell’Aula Paolo VI in Vaticano. Conversione all’ascolto, accoglienza delle diversità e ruolo delle donne i temi emersi nel briefing di questo pomeriggio nella Sala Stampa della Santa Sede. Ruffini sull’accesso da parte di estranei ad un cloud contenente documenti riservati: non c’è nulla di segreto ma la volontà di mantenere la confidenzialità

Federico Piana – Città del Vaticano

Un minuto di silenzio pensando alle tragiche vicende della Terra Santa e alle guerre dimenticate del mondo. I 340 membri presenti oggi al Sinodo sulla Sinodalità, in corso in Vaticano, hanno pregato ancora una volta per la pace. Ancora una volta, una preghiera intensa e corale. Un momento dopo il quale, nell’assemblea si sono diffuse le notizie della scomparsa del segretario di Caritas Siria e della morte del fratello di un membro del Sinodo: una condivisione del dolore che è avventa in pieno stile sinodale, con semplicità, come avviene in tutte le famiglie del mondo. Lo si è appreso questo pomeriggio nel briefing con i giornalisti che si è svolto nella Sala Stampa della Santa Sede.

La prima volta di una donna

Per la prima volta in assoluto, a presiedere i lavori della sessione di ieri è stata una donna: suor Maria De Los Dolores Palencia Gómez, dell’ordine di San José de Lyon. Religiosa da oltre 50 anni, suor Maria è impegnata con tenacia ed amore ad accogliere ed assistere centinaia di migranti in una struttura che ospita uomini, donne e bambini provenienti dall’America Latina e da altre zone dimenticate del pianeta. Al Sinodo, suor Maria, ha portato la sua esperienza di sostegno ed inclusione incondizionata a persone che spesso sono dimenticate e messe ai margini delle società. “Quello che stiamo vivendo è un percorso molto attento all’ascolto che fa riecheggiare la voce dello Spirito Santo” ha detto ai giornalisti durante il suo intervento. La religiosa ha voluto sottolineare anche come i lavori sinodali presieduti per la prima volta da una donna non rappresentino una casualità “ma un modus vivendi che nella Chiesa si sta facendo strada, richiamando alla corresponsabilità tutti i battezzati e le battezzate e, allo stesso tempo, rispettando ogni diversità”.

Conversione all’ascolto

L’esperienza della partecipazione al Sinodo che viene raccontata da padre Mauro Giuseppe Lepori, abate generale dell’Ordine Cistercense, fa riferimento ad una categoria per certi aspetti rivoluzionaria: la conversione all’ascolto. Lo dice lui stesso, sostenendo, più di una volta, che lui è da questi lavori che sta imparando una vera e propria modalità di vita. “In questo nuovo metodo sinodale che stiamo sperimentando- rivela- si capisce che tutti i membri stanno facendo un tratto di strada insieme”. Ad aiutare, sostiene il religioso che è anche uno dei delegati dell’Unione Superiori Maggiori d’Italia, è anche un piccolo dettaglio, che all’apparenza potrebbe sembrare insignificante: la forma dei tavoli nei circoli minori: “Sono rotondi, e il fatto di stare vicini l’uno accanto all’altro in piccoli gruppi aiuta a stabilire profonde relazioni ed intime amicizie”. E, soprattutto, favorisce l’ascolto dello Spirito Santo: “In fondo, è importante solo quello che Lui dirà”, chiosa padre Mauro.

La voce dei disabili

Dai lavori sinodali giunge anche una voce che tocca l’anima, nel profondo. Quella di Enrique Alarcón García, presidente di ‘Frater España’, fraternità cristiana che in Spagna raggruppa molte persone con disabilità. Enrique giunge in Sala Stampa con la sedia a rotelle. E le sue prime parole rivolte ai giornalisti sono di gratitudine. “Prima di tutto, per il Santo Padre – afferma sorridendo- che mi ha voluto al Sinodo. Perché la mia presenza non è stata solo una formalità, non sono stato messo qui per essere esposto come una bandiera”. Papa Francesco, argomenta Enrique, “è sempre interessato a come vivono i disabili nella Chiesa e a cosa pensano di essa. Non eravamo abituati”. Se nel mondo i disabili non sono considerati e sono lasciati sotto il peso della mancanza di considerazione nel settore del lavoro, della scuola e della formazione, non è così in campo ecclesiale. Ed il Sinodo lo sta dimostrando, sostiene Enrique: “Noi ora, nella Chiesa, ci sentiamo parte attiva, siamo membri evangelizzatori. E’ in atto un vero e proprio cambiamento”.

Il ruolo femminile

Rispondendo alla domanda di un giornalista in merito all’eventuale discussione, durante i lavori sinodali, sulla possibilità dell’ordinazione femminile, padre Mauro Giuseppe Lepori ha risposto che “nel Sinodo non è un tema dominante: non se ne è parlato, ma del diaconato femminile certamente sì”. Il Sinodo, ha concluso il religioso, “sta evitando di affrontare i problemi togliendoli dal loro contesto. Secondo me, la cosa più importante per le donne è il tema della loro partecipazione alla vita attiva della Chiesa”.

Ruffini: riservatezza, non segretezza

Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la Comunicazione e Presidente della Commissione per l’Informazione, ha fatto riferimento alla questione della riservatezza dei documenti riferendosi ad alcuni articoli usciti sulle relazioni dei circoli minori.

“La Segreteria generale del Sinodo – ha spiegato – ha creato un cloud per condividere con i membri del Sinodo alcuni documenti. L’accesso al cloud prevedeva delle credenziali – username e password –, ma poiché alcuni membri, per diverse ragioni, non erano riusciti ad accedervi, la Segreteria generale ha deciso di creare un link aperto a chi ne conosceva l’indirizzo così da poter accedere direttamente senza le credenziali ai documenti del cloud. Fino alla fine del primo modulo il cloud conteneva solo documenti pubblici, quindi i testi delle relazioni che voi avete ricevuto e le foto che venivano condivise per testimonianza e documentazione. Al termine del primo modulo, per questa difficoltà di alcuni, numerosi, membri, la segreteria ha deciso di caricare le sintesi dei 35 gruppi di lavoro sul segmento A sul cloud. Non sono stati inseriti invece i contenuti personali che ogni membro aveva potuto ascoltare nelle Congregazioni generali. L’obiettivo era di permettere a tutti i membri di accedere con comodità a informazioni utili al loro discernimento sinodale”. “Non si tratta” – ha aggiunto – “di documenti che potremmo definire ‘classified’, ma di documenti confidenziali al fine appunto di tutelare lo spazio di discernimento comune”. Per garantire effettivamente la confidenzialità e il discernimento comune, ha sottolineato – “si è deciso di reinserire l’obbligo di username e password”. “Non c’è niente di segreto – ha concluso Ruffini – ma la volontà della Segreteria generale del Sinodo è di mantenere una riservatezza sulle singole relazioni di ogni circolo minore”.