Chiesa Cattolica – Italiana

Sinodo, Ambongo: abbiamo sperimentato il senso della famiglia di Dio in Africa

Si è concluso ieri ad Addis Abeba, in Etiopia, l’incontro delle Chiese del continente. Oltre 200 i partecipanti che hanno lavorato alla definizione del documento che offrirà il contributo dell’area all’”Instrumentum laboris” dell’assise di ottobre

Andrew Kaufa smm – Addis Abeba

Il cammino sinodale può essere difficile, ma è assolutamente necessario. È quanto hanno vissuto i partecipanti all’Assemblea continentale africana della Sinodalità – svoltasi dal 2 al 6 marzo, ad Addis Abeba, in Etiopia – che si sono confrontati sulle questioni prioritarie per la Chiesa in Africa.

La famiglia di Dio in Africa

La delegata suor Esther Lukas Jose Maria ha invitato i partecipanti ai lavori a non pensare a loro stessi, ma alla “Chiesa famiglia di Dio in Africa”. “Non siamo ancora arrivati alla fase delle cose da fare – ha spiegato – ma all’ascolto reciproco e dello Spirito Santo. Questo è ciò che offriremo come Chiesa in Africa. E priorità significa la cosa più importante, non tutto. Siccome abbiamo 15 gruppi, vogliamo ottenere 15 aree prioritarie che ridurremo a cinque”.

Dare priorità ai temi trasversali

Tuttavia, come sempre accade nel discernimento spirituale, la scelta di alcune priorità su quindici si è rivelata una sfida. Per l’équipe sinodale della sessione pomeridiana di sabato 4 marzo è stato molto impegnativo far sì che l’assemblea desse il consenso agli otto temi trasversali.

Aree prioritarie

Dopo un lungo ascolto, la sintesi dei contributi dei quindici gruppi di lavoro ha evidenziato le seguenti aree prioritarie per la Chiesa in Africa: la pastorale familiare, focalizzata sui temi del divorzio, dei matrimoni falliti e dei risposati, delle famiglie monoparentali elettive e circostanziali. Quindi i valori culturali africani, come già sancito dal concetto di Chiesa come famiglia di Dio sin dal primo Sinodo africano del 1995, senza trascurare la dottrina della Chiesa. Ancora il rispetto della cultura comunitaria africana, espressa in filosofie come Ubuntu, Ujamaa, Indaba e Palaver, dove la corresponsabilità e la sussidiarietà sono principi chiave. Evidenziato l’impegno nella lotta contro lo sfruttamento delle risorse naturali, che spesso porta a guerre e conflitti sociali nel continente. Tra i punti individuata anche la promozione del rinnovamento liturgico, per una partecipazione attiva dei fedeli rispetto alle linee guida del culto divino, e la formazione del popolo di Dio, in cui la nozione di inclusività è enfatizzata come un modo per promuovere la sinodalità nel governo della Chiesa. Risalto infine è stato dato alla promozione dell’inclusione femminile, dei giovani e di tutti i gruppi del popolo di Dio che si sentono emarginati e alla giustizia e gestione ambientale come modo per vivere un cambiamento sinodale, per affrontare la crisi ecologica.

Com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme

Al termine della sessione finale, durata oltre tre ore, i leader della Chiesa presenti all’Assemblea sono intervenuti per i discorsi conclusivi. Da parte sua, il cardinale Berhanayesus Souraphiel, arcivescovo di Addis Abeba e presidente della Conferenza episcopale cattolica etiope che ha ospitato l’evento, ha espresso gratitudine al Simposio della Conferenza episcopale dell’Africa e del Madagascar (SECAM) “per aver scelto Addis Abeba come sede dell’Assemblea sinodale, perché i delegati riflettessero insieme sulle questioni e dialogassero su di esse in vista della presentazione di un documento di fase continentale e universale”.

Per riassumere l’esperienza vissuta durante l’assemblea sinodale continentale africana, il primo vicepresidente del SECAM, il vescovo mozambicano Lucio Andrice Muandula – che ha presieduto l’intero processo, comprese le due sessioni preparatorie che si sono svolte ad Accra (Ghana) e a Nairobi (Kenya), prima dell’Assemblea – ha fatto riferimento al passo biblico: “Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme! È come olio prezioso versato sul capo, che scende sulla barba, la barba di Aronne, che scende sull’orlo della sua veste (Salmo 133)”.

Sinodalità, comunione, partecipazione e missione

Parlando ai delegati, il relatore generale della XVI Assemblea ordinaria generale del Sinodo dei Vescovi e arcivescovo di Lussemburgo, il cardinale Jean-Claude Hollerich, ha apprezzato lo spirito che ha caratterizzato l’Assemblea, soprattutto nel corso dell’iter di approvazione della bozza del documento. “Vorrei ringraziare Dio e voi per questo meraviglioso momento di ascolto”, ha detto il porporato. “Esprimo gratitudine con tutto il cuore per tutto ciò che avete detto e discusso qui. Così importanti sono infatti sinodalità, comunione, partecipazione e missione”.

Il presidente del SECAM, cardinale Fridolin Ambongo, ha infine chiuso i lavori, ringraziando il governo dell’Etiopia, la Chiesa cattolica locale e il popolo etiope per la loro ospitalità. Ha inoltre espresso gratitudine ai visitatori del Vaticano, alla SECAM e al team tecnico di esperti, compresi tutti i delegati provenienti dall’Africa e dalle sue isole, per aver partecipato all’Assemblea.

“Kairos”, un momento opportuno

“È la prima assemblea, un ‘kairos’ per il rinnovamento della Chiesa in Africa” ha affermato il cardinale Ambongo. “È stato un momento per studiare ma anche per vivere la sinodalità. È stato un momento per sperimentare il senso della famiglia di Dio in Africa. È stato un momento di ascolto reciproco, di ascolto dello Spirito Santo sulle delicate questioni che riguardano il continente africano. È un’assemblea sinodale – ha concluso – per rinnovare reciprocamente la nostra missione qui in Africa”. La fase continentale africana si è infine conclusa ieri con una celebrazione eucaristica nella parrocchia di San Gabriele

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