Federico Piana- Città del Vaticano
“Dobbiamo lasciarci guardare dall’uomo della Sindone”. All’indomani della speciale liturgia di fronte alla Sindone – evento internazionale voluto dal cardinale di Torino Cesare Nosiglia – la professoressa Emanuela Marinelli, sindonologa di fama mondiale racconta un particolare episodio che le è accaduto non molto tempo fa. “Io e mio marito – dice Marinelli – siamo entrati in una chiesa e lì ho visto un crocifisso che era tutto sbagliato, secondo la figura della Sindone: la corona di spine era un cerchio e non un casco, i chiodi messi nel palmo della mano e non nel polso. Mi stavo lamentando con mio marito quando lui mi ha interrotto e mi ha detto: ma non era meglio quando, entrando in chiesa, davanti ad un crocifisso recitavamo semplicemente un Padre Nostro?”.
Dunque, non dobbiamo tanto soffermarci a guardare la Sindone lasciandoci prendere dalle diatribe scientifiche ma permettere a quell’uomo di guardarci mettendo a nudo la nostra anima?
R.- Dobbiamo lasciarci stupire, intenerire, da quell’uomo, come ha detto Papa Francesco. E credo che questo sia il senso ultimo della presenza della Sindone in mezzo a noi.
Eppure le novità, dal punto di vista scientifico non mancano…
R.- Durante la scorsa estate, ad Agosto, è uscito un importante articolo, pubblicato sulla rivista scientifica Entropy, con il quale sei scienziati hanno fatto una disamina molto ampia su tutta la vicenda della datazione del telo con il metodo del carbonio 14 – realizzata più di trent’anni fa e messa in dubbio anche da altri studi- smentendo questa analisi in modo più dettagliato anche rispetto ai lavori scientifici precedenti.
Ricerche si stanno facendo anche nel campo storico?
R.- Sì, per andare alla scoperta di tracce iconografiche. Oltre ai testi scritti, anche le immagini ci aiutano a capire come la Sindone sia stato il modello ispiratore, nel corso dei secoli, dell’arte cristiana per quanto riguarda il volto ed il corpo di Cristo. Proprio in questi giorni, stavo rivedendo un mosaico, scoperto nell’antica Edessa dove era conservata la Sindone piegata, che raffigura il volto di Gesù. Sono scoperte interessanti che ci riportano a questa presenza del panno venerato ad Edessa, menzionato addirittura in fonti islamiche, e che avvalorano la tesi dell’autenticità della Sindone. Dunque, pregare davanti ad essa ci avvicina a quell’evento di 2000 anni fa che ha cambiato la storia.
La Sindone affascina anche chi non è cristiano, come ad esempio i musulmani?
R.- Già da alcuni anni si tiene un incontro annuale organizzato dai musulmani Ahmadiyya – corrente islamica diffusa soprattutto in Pakistan – al quale sono invitati diversi esperti internazionali della Sindone. E’ bello che, al di là della propria fede, ci sia un interesse per l’oggetto che testimonia l’esistenza storica di Cristo. La Sindone è una bandiera di pace e anche chi non è credente si avvicina ad essa in modo unico e sorprendente. Molto spesso cambiando la propria vita.