Simposio sul sacramento della Penitenza: la misericordia di Dio attraverso la storia

Vatican News

Gabriella Ceraso e Federico Piana – Città del Vaticano 

Teologia, prassi, religiosità e diritto: sono diversi gli approcci con cui, nella due giorni del VII Simposio organizzato dalla Penitenzieria apostolica, si parlerà del sacramento della misericordia e dell’ufficio curiale voluto dal Papa sin dalla fine del XII secolo, con competenze sul foro interno e esterno. Il focus storico si concentrerà, sul “lungo Ottocento” tra Rivoluzione e Restaurazione (1789-1903), dando conto dei rapporti interni alla Curia e con la Chiesa del tempo, ma anche del confronto con i governi e con le istanze del mondo moderno. Di particolare interesse – segnala monsignor Krzysztof Nykiel Reggente della Penitenzieria Apostolica – accanto ai contributi specialistici lo spazio dedicato al tema delle penitenza dalla prospettiva delle arti, e una prima assoluta cioè l’apertura, per questa occasione, del cosiddetto ” Archivio del Teologo” una fonte preziosa per ricostruire attraverso i documenti in esso contenuti il clima culturale e la rete di rapporti interna alla Curia da una prospettiva finora inedita:

Ascolta l’intervista con monsignor Nykiel

Monsignor Nykiel, quali obiettivi si pone il Simposio organizzato dalla Penitenzieria Apostolica?

 Il Simposio che si svolgerà domani e dopodomani intende approfondire i due temi della Penitenza sacramentale e della Penitenzieria Apostolica nel periodo compreso fra la Rivoluzione francese (1789) e la morte di Leone XIII (1903), un’epoca segnata – come è stato scelto di inserire nel titolo dell’evento – da rivoluzioni e restaurazioni, continui mutamenti, ritorni all’antico e innovazioni, sia a livello politico-sociale che ecclesiale. I relatori invitati tratteranno tali temi con un approccio transdisciplinare, secondo le prospettive della storia della teologia e della prassi sacramentale, della religiosità, del diritto, etc. Tra l’altro, al termine della prima giornata è previsto un intervento a due voci di mons. Frisina, che tutti conosciamo, e della Dott.ssa Breda, funzionaria dei Musei Vaticani, che guideranno i partecipanti in un inedito percorso sul peccato, la misericordia e la riconciliazione attraverso le arti dell’Ottocento. Mi preme sottolineare, in ogni caso, che nel promuovere iniziative per l’approfondimento storico del sacramento della Penitenza e della stessa Penitenzieria, il nostro Dicastero definito dal Santo Padre Tribunale della Misericordia desidera mettere al centro dell’interesse proprio il sacramento della Confessione, attraverso il quale scorre il canale della misericordia di Dio su tutti noi feriti dal peccato. Non si tratta solo di fare memoria di un passato che non c’è più ma, attraverso le riflessioni sul passato, cogliere l’occasione per rilanciare ancora una volta la bellezza ed importanza di questo sacramento nella vita dei fedeli, come costantemente ricordato da Papa Francesco, che anche in mezzo alle imperfezioni e alle inevitabili cadute, continuano ad andare avanti nel cammino che porta alla salvezza (cfr. GE 3). Il ruolo e la bellezza del sacramento della misericordia, in questa dinamica di caduta e riconciliazione, sono più che evidenti.
 

 Quali sono state, nell’Ottocento, le trasformazioni più importanti delle forme di Penitenza?

L’Ottocento è segnato dal superamento del rigorismo di matrice giansenista, assai diffuso invece nel XVIII secolo, e dal trionfo della teologia morale di S. Alfonso Maria de Liguori, più equilibrata e attenta alle concrete necessità dei penitenti. Il grande santo napoletano, canonizzato proprio nel corso del secolo e in seguito proclamato da Pio XII patrono di tutti i confessori, è il riferimento indiscusso per tutti i sacerdoti che esercitano il ministero al confessionale. Ma l’Ottocento è anche il secolo in cui emergono problemi nuovi, a cui i confessori sono chiamati a far fronte declinando nella pratica i principi della norma. Si pensi alle questioni legati alla morale matrimoniale, ma anche a tutte le questioni che oggi chiameremmo di dottrina sociale legate ai rapporti dei cattolici con le società moderne, spesse volte pervase da spirito liberale e anticlericale.

Una sessione del Simposio sarà dedicata all’apertura del fondo ‘Archivio del Teologo’: cosa emerge di importante da questi documenti?

L’‘Archivio del Teologo’ custodisce i voti, cioè i pareri stesi dai consultori Teologi della Penitenzieria nel corso dei secoli. Al Teologo era infatti affidato lo studio e la risoluzione di tutti quei casi che pervenivano alla Penitenzieria e che presentavano particolare difficoltà o che richiedevano comunque un esame più approfondito. Papa Francesco, nel 2019, ha autorizzato l’apertura alla consultazione di quella porzione di tale importante complesso documentale, finora interamente precluso alla ricerca scientifica, che attiene alle questioni teologiche e giuridiche affrontate su un piano meramente generale, e non agli specifici casi di coscienza, sempre protetti dal sigillo sacramentale. Lo studio di queste carte permette di cogliere di volta in volta non solo gli orientamenti dei singoli Teologi o della stessa Penitenzieria, ma anche il clima culturale e la rete di rapporti interna alla Curia da una prospettiva finora inedita.

Nei secoli, quali sono stati i più importanti mutamenti istituzionali della Penitenzieria Apostolica?

Ricordo brevemente che la Penitenzieria Apostolica nasce come ufficio curiale nel corso del Duecento per coadiuvare l’opera del cardinale Penitenziere Maggiore, al quale il Papa aveva delegato fin dal XII secolo la concessione di assoluzioni e dispense sia nel foro interno che nel foro estern. Dopo un costante incremento di competenze nei secoli tardo-medievali, nel 1569 Papa Pio V decretò una drastica riforma del personale e delle attribuzioni della Penitenzieria, riducendone la giurisdizione quasi esclusivamente al foro interno. L’assetto istituzionale conferito da Pio V nel Cinquecento e successivamente confermato, con qualche aggiornamento, da Benedetto XIV nel Settecento è grosso modo quello ancora vigente nell’Ottocento. Con la peculiarità, tuttavia, che nei momenti di emergenza, come per esempio negli anni dell’occupazione napoleonica di Roma (1809-1814) o durante le fasi più drammatiche del conflitto tra Pio IX e Vittorio Emanuele II che sfociò nella costituzione del Regno d’Italia e nella fine del potere temporale dei Papi, la Penitenzieria giocò un ruolo di primissimo piano all’interno della struttura curiale, quasi superando, in certo modo, il compito istituzionale di Tribunale del foro interno. Alcune delle relazioni dei prossimi giorni metteranno in luce proprio il peso della Penitenzieria nella risoluzione di tali questioni, riprendendo quanto già noto dalla storiografia precedente ma proponendo al contempo nuovi elementi di riflessione e inedite considerazioni.