Chiesa Cattolica – Italiana

Si aggrava la crisi in Libano, per la Banca mondiale c’è una reponsabilità politica

Michele Raviart – Città del Vaticano

Duro il quadro che la Banca Mondiale traccia delle condizioni del Libano oggi e delle responsabilità della classe politica, definita in un report come la principale responsabile della situazione economica del Paese, che in due anni ha dimezzato il proprio prodotto interno lordo, in quella che è la più grande contrazione economica nei 193 Paesi monitorati dall’istituzione internazionale.

Il crollo dei sistema pubblico

Una crisi, si legge nel rapporto, iniziata nell’ottobre del 2019 e che ha portato il 75% della popolazione in povertà. La lira libanese ha perso il 90% del suo valore e le banche sostanzialmente impediscono ai cittadini di prelevare contante. L’inflazione è al 145%, la terza più alta al mondo dopo Venezuela e Sudan. L’intero sistema di servizi pubblici è saltato, con l’elettricità che può mancare anche per 22 ore al giorno – in queste ore è stato firmato un accordo con Siria e Giordania aumentare la corrente di due ore al giorno – l’acqua che non è potabile e gestione di rifiuti e fognature al collasso.

Hariri si ritira dall’attività politica

Sullo sfondo le elezioni del prossimo maggio, con l’ex premier Saad Hariri, in politica da più di 15 anni, che ha annunciato di non partecipare, invitando anche il suo partito “Corrente il futuro” a non partecipare alle consultazioni.  “Spero tanto nelle prossime elezioni”, racconta l’architetto Francois Eid, che si trova a Beirut, “qualcosa cambierà di sicuro, ma bisogna capire quanto, ma più grande sarà il cambiamento e meglio sarà per il Libano”.  

Ascolta l’intervista integrale a Francois Eid

L’importanza delle rimesse dall’estero

Drammatico il quadro della società. “Tanti stanno soffrendo – spiega Eid – per questa situazione. Tanta gente non ha più i mezzi né per circolare, né per andare al lavoro. A volte ci va solo un giorno a settimana perché altrimenti spende lo stipendio solo per la benzina. Tanta gente non mangia più come mangiava prima, non va fuori come prima, nemmeno si veste più come si vestiva prima”, spiega “Non si arriva alla fine del mese, non si riesce a sopravvivere.”Io sono uno tra i pochi fortunati ad avere qualche introito che viene dall’estero, ma la gran parte popolo ha veramente tanta tanta difficoltà. Per fortuna ci sono famiglie che hanno qualcuno che lavora all’estero e può inviare un po’ di denaro, ma tanta gente non ha questi mezzi”.

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