Chiesa Cattolica – Italiana

Serbia e Vaticano 1878-1914: documenti e foto in mostra a Roma

Gabriella Ceraso e Antonella Palermo – Città del Vaticano 

“Mi auguro che lo studio continuo della storia delle relazioni internazionali possa ispirare le nuove generazioni, affinché contribuiscano a costruire una società sempre più caratterizzata dalla cooperazione reciproca e dalla ricerca del bene comune”. E’ l’auspicio espresso dal Segretario per i Rapporti con gli Stati, monsignor Paul Richard Gallagher, nel discorso alla Pontificia Università Lateranense in occasione dell’apertura, a partire dal 18 ottobre, alla presenza del ministro degli Affari esteri della Repubblica Serba Nikola Selaković, della mostra “Serbia e Vaticano 1878-1914 organizzata dall’Archivio Nazionale di Serbia. 

Gallagher ha fatto riferimento a quella che ha definito “questione, spesso delicata e impegnativa, delle relazioni tra il Vaticano e i popoli dei Balcani” che “non ha mai cessato di avere un’importanza continua e notevole nel complesso quadro politico di quella regione”. Monsignor Gallagher ha ricordato il periodo tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX “segnato da difficili circostanze internazionali” durante il quale “sia Belgrado che il Vaticano cercarono di migliorare le loro relazioni, affrontando varie sfide derivanti da differenze politiche e religiose”. Ha accennato al Concordato del 1914 che, sebbene “non fu attuato né raggiunse gli obiettivi sperati”, tuttavia “contribuì notevolmente all’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e l’allora Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nel 1920, quando fu anche inaugurata la Nunziatura Apostolica a Belgrado”.

Valorizzare i rapporti bilaterali che hanno radici già nella fine dell'”800 e illustrare il percorso storico che ha portato alla costruzione e poi allo sviluppo dello Stato serbo, garante sin dall’inizio della libertà religiosa e di culto, è all’origine dell’esposizione, come spiega Srdjan Miljkovic, vice Capo della Missione diplomatica serba presso la Santa Sede che rintraccia anche alcuni dei momenti più significativi della storia raccontata attraverso la documentazione dell’Archivio di Stato serbo. L’auspicio è che anche con questa esposizione si rafforzino ulteriormente i buoni rapporti esistenti.

Ascolta l’intervista a Srdjan Miljkovic

Da dove nasce l’idea di questa mostra?

Innanzitutto è importante sottolineare che l’anno scorso è stato celebrato il Centenario dei rapporti diplomatici tra la Repubblica di Serbia e la Santa Sede. Data la grave situazione della pandemia globale, tutte le iniziative sono state rimandate a quest’anno. La mostra rappresenta il risultato di una fruttuosa cooperazione tra il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica di Serbia e l’Archivio statale della Serbia. La mostra è stata preparata dall’Archivio di Stato sui propri documenti con molto entusiasmo e professionalità. L’idea di fondo era di richiamare l’attenzione al periodo antecedente al 1920, quando i nostri rapporti diplomatici erano ufficialmente stati stabiliti; inoltre per mostrare e valorizzare il fatto che i contatti e la comunicazione anche diplomatica esistevano già dal Congresso di Berlino del 1878 quando la Serbia ottenne la sua indipendenza dalla Turchia. Vorrei sottolineare che apprezziamo molto il contributo della Santa Sede e della Pontificia Università Lateranense per aver ospitato la mostra qui a Roma in un luogo così prestigioso. Una versione analoga di questa mostra è stata aperta dieci giorni fa Belgrado e già sta riscontrando un grande interesse. 

Come si racconta questa mostra, come è composta?

Veramente è una grande gioia poter presentare alla presenza del ministro degli Affari esteri della Repubblica Serba Nikola Selaković e del segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede monsignor Paul Richard Gallagher, il processo di costruzione e sviluppo dello Stato moderno della Serbia nel XIX secolo, in cui era già, come dalla sua prima Costituzione del 1835, garantita la libertà religiosa e il diritto di culto a tutte le confessioni che esistevano allora. Questa mostra illustra anche i primi sforzi per ottenere il Concordato, la firma della versione definitiva e la ratifica parlamentare nel 1914, quindi il momento anche dell’apertura delle missioni diplomatiche a Belgrado e a Roma nel 1920, dopo la fine della prima guerra mondiale. Inoltre la mostra fa vedere quanto anche i più prestigiosi intellettuali e politici serbi dell’epoca riconoscevano l’importanza delle relazioni diplomatiche con il Vaticano.

In questa storia di importanti rapporti bilaterali, c’è uno snodo cruciale, un momento più significativo?

Sicuramente importante è la data del marzo del 1920, quando i nostri rapporti erano ufficialmente stabiliti. Altro momento di grande rilievo è sicuramente il 1914, alla fine di giugno, quando è stato firmato il primo Concordato tra il Vaticano e la Serbia. Siamo comunque molto fiduciosi che questa mostra di rilievo possa dare un altro importante impulso significativo per l’ulteriore rafforzamento dei buoni rapporti bilaterali che esistono già tra la Serbia e la Santa Sede. 

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