Il Paese è scosso da importanti proteste dopo l’arresto del capo dell’opposizione Ousmane Sonko e lo scioglimento del partito dei “Patrioti senegalesi per il lavoro, l’etica e la fraternità” (Pastef). A Zinguinchor, dove Sonko è sindaco, due manifestanti hanno perso la vita. Roberto Valussi, giornalista della rivista Nigrizia dei missionari Comboniani: “Stiamo assistendo ad un deterioramento della stabilità democratica”
Beatrice D’Ascenzi – Città del Vaticano
Scontri di piazza e comunicazioni bloccate. È un drammatico clima di tensione quello che si respira in Senegal dopo l’arresto del capo dell’opposizione Ousmane Sonko, leader del partito dei “Patrioti senegalesi per il lavoro, l’etica e la fraternità” (Pastef). Cuore delle rivolte, avvenute il 31 luglio, è la periferia della capitale Dakar e la città di Zinguinchor – di cui Sonko è sindaco – dove due manifestanti hanno perso la vita. “Già nel giugno di quest’anno – racconta Roberto Valussi, giornalista della rivista Nigrizia dei missionari Comboniani a Radio Vaticana-Vatican News – c’erano stati 16 vittime a causa di scontri tra la polizia e i manifestanti. Altre 14 persone avevano perso la vita nelle guerriglie del marzo del 2020, in concomitanza con l’inizio e della vicenda giudiziaria di Ousmane Sonko ”.
La democrazia in Senegal
Secondo Valussi, se da un lato il Senegal è stato caratterizzato da un’alternanza democratica pacifica nelle ultime elezioni, è anche vero che “il Presidente della Repubblica spesso utilizza la sua capacità di manipolare il sistema giudiziario per eliminare, tramite i processi, i candidati dell’opposizione, riabilitandone poi l’immagine per farli partecipare alle elezioni”. Un modo, spiega il giornalista “di confezionare l’opposizione che più gli aggrada”. Questo clima di tensione arriva in un momento particolarmente delicato per il continente, dove la comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale si trova spaccata in due, spiega ancora l’africanista. “Da un lato – precisa – troviamo gli Stati che professano l’utilizzo della democrazia -in primis la Nigeria, poi il Senegal e la Costa d’Avorio- dall’altra ci sono gli Stati basati su regime militari golpisti, come il Mali, il Burkina Faso e a cui sembra si stia aggiungendo il Niger. Quindi avere un esempio di democrazia così manipolata è sicuramente un elemento che indebolisce molto le credenziali e il modello democratico agli occhi delle popolazioni di tutta la regione”
Senegal e Niger, realtà a confronto
Difficile non paragonare la crisi senegalese con il golpe in Niger dello scorso 28 luglio. “Un accostamento non è azzardato – aggiunge Valussi – è lecito domandarsi perché ci sia stata questa accelerazione nei confronti di Sonko negli ultimi giorni”. Il capo dell’opposizione era in stato di detenzione nel suo domicilio, in attesa del processo e, secondo il giornalista, in attesa della “mossa del governo, che comprensibilmente stava ragionando su come eseguire questa condanna, perché temeva scontri di piazza che avrebbero portato ad altri morti”. L’arresto del simbolo di Pastef ed i nuovi capi d’accusa a lui imputati “fanno pensare ad una correlazione con Il golpe in Niger – conclude Valussi- non è peregrina l’ipotesi di aver accelerato l’arresto e quindi la liquidazione di Sonko mentre i riflettori internazionali erano concentrati su quello che succedeva in Niger”.