In un telegramma Francesco ricorda la figura dell’ex direttore dei Musei Vaticani, scomparso a Firenze all’età di 84 anni, e tra i più apprezzati studiosi in Italia e nel mondo
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Un servizio ai Musei Vaticani “generoso e competente”, svolto da un “apprezzato cultore dell’arte”. In un telegramma a firma del cardinale Parolin, il Papa tratteggia con queste parole la figura di Antonio Paolucci, scomparso ieri a Firenze a 84 anni, e una delle figure più note in Italia e all’estero nel settore. Soprintendente prima a Venezia, poi a Verona, a Mantova e infine del Polo Museale Fiorentino, ex ministro per i Beni culturali – solo per citare alcuni dei ruoli ricoperti nella sua lunga carriera – era nato a Rimini il 29 settembre 1939.
Considerato una delle personalità più importanti della politica culturale italiana, la nomina di Paolucci a direttore dei Musei del Papa arriva nel novembre 2007 per volontà di Benedetto XVI, nel luglio 2016 gli succede Barbara Jatta, fino ad allora vicedirettrice. Nel 2018 Paolucci viene nominato presidente della Commissione di indirizzo per il concorso di progettazione internazionale propedeutico alla ricostruzione della Basilica di San Benedetto da Norcia, gravemente danneggiata dal sisma dell’Italia centrale del 2016. Anni prima, nel 1997, dopo il terremoto che colpì l’Umbria e le Marche, era stato commissario straordinario del governo italiano per il restauro della Basilica di San Francesco ad Assisi. Tra i suoi molti scritti si ricordano in particolare gli studi sul Battistero di Firenze e sulle Pietà di Michelangelo.
Il cordoglio del mondo politico e culturale italiano
Unanime il cordoglio per la sua morte: per Eike Schmidt, ex direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze, “la scomparsa di Antonio Paolucci crea un grande vuoto nel mondo della cultura. Profondissimo conoscitore della storia dell’arte, museologo di fama mondiale, colpiva per la cristallina chiarezza del suo pensiero”. Di lui Schmidt ricorda la grande umanità e la capacità di comunicare “pensieri altissimi e concetti complessi, rendendoli accessibili a tutti”.
“Ci ha lasciato un uomo di Stato ed uno dei più significativi studiosi italiani degli ultimi decenni, con doti di eloquio e scrittura impareggiabili e un naturale talento nel diffondere il sapere”, afferma in una nota Simone Verde, il nuovo direttore degli Uffizi, “Antonio Paolucci possedeva la capacità di governare l’arte e il suo mondo, di soprintendere ai suoi delicatissimi equilibri”. “Da ministro e a capo dei Beni Culturali fiorentini – prosegue Verde – è stato la guida, per tanti anni, del sistema della tutela, dunque la sua scomparsa è una perdita incolmabile”. E annuncia che, in suo onore, l’Auditorium del museo “dove tante volte ha incantato le persone con le sue parole”, porterà il nome di Paolucci.
Per l’attuale ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, con la morte di Paolucci “l’Italia perde un uomo di cultura appassionato e rigoroso, un instancabile studioso che ha dedicato la sua vita alla tutela, alla promozione e alla valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale”. Per il sindaco di Firenze, Dario Nardella, la città “perde una delle sue figure più autorevoli”. “Fino a quando è stato possibile Paolucci – aggiunge Nardella – non ha mai fatto mancare la sua voce, anche critica, sulle principali vicende culturali italiane. Una voce sempre riconoscibile, lucida, mai banale, che ora ci mancherà”.