Scomparsa suor Marchione: documentò gli sforzi di Pio XII per salvare gli ebrei

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Antonella Palermo – Città del Vaticano

E’ morta a Morristown in New Jersey, suor Marchione, della Congregazione delle Maestre Pie Filippini. Per anni ha insegnato Letteratura Italiana alla Fairleigh Dickinson Univesity, ha approfondito l’opera del poeta Clemente Rebora e del filosofo Filippo Mazzei. Conobbe personalmente lo scrittore Giuseppe Prezzolini: del suo antico maestro di formazione è stata collaboratrice segretaria e confidente in Svizzera. Tra i numerosi riconoscimenti, ha ricevuto il titolo di Cavaliere della Stella della Solidarietà nel 1977. Una cinquantina i libri pubblicati, portando avanti ricerche anche grazie a gesuiti come Robert Graham e Peter Gumpel. 

Le ricerche su Pio XII e gli ebrei

Alcuni dei suoi saggi più significativi: Pio XII e gli ebrei (Pan Logos, Roma 1999), Pio XII architetto di pace (Editoriale Pantheon, Roma 2000) e Il silenzio di Pio XII (Sperling & Kupfer, Milano 2002). Uno dei suoi ultimi volumi, che risale al 2010: Papa Pio XII. Tra cronaca e agiografia (LEV). Assai numerose le testimonianze di sacerdoti e suore che la Marchione ha raccolto durante la sua vita. E nel 2019, a ottant’anni dall’elezione al soglio pontificio di Eugenio Pacelli, scrisse a Papa Francesco pregandolo di intercedere “per la beatificazione di Papa Pacelli-Defensor Civitatis”. Nei suoi studi su Pio XII si è avvalsa delle ricerche condotte ancora dai gesuiti Angelo Martini, Burkhart Schneider, Robert Graham e Pierre Blet.

Suor Marchione a Radio Vaticana: più di 5mila ebrei salvati da Pacelli

Esattamente dodici anni fa, proprio in concomitanza dell’uscita di un’antologia di testi dedicati a Pio XII, per la Libreria Editrice Vaticana, Suor Margherita Marchione rilasciò una intervista alla Radio Vaticana in cui precisò che “Pio XII ha fatto tutto il possibile per aiutare centinaia e centinaia di ebrei” durante la seconda guerra mondiale. La religiosa ricordava che più di 5mila ebrei sono stati salvati a Roma durante l’occupazione dei nazisti nel 1943-44. “Il Papa, poi, ha tolto il regolamento della clausura per dare ai religiosi la possibilità di ospitare gli ebrei. Invitava, suor Margherita, a leggere la storia per apprendere che “Pio XII è stato un Santo Papa”. Suor Marchione non faceva che ribadire ciò che già nel 2006, sempre ai microfoni dell’emittente pontificia, spiegava circa i drammi sconosciuti e documentati che raccontano di un Pio XII alacremente impegnato sul versante della solidarietà, ben oltre quei presunti “silenzi” o incertezze enfatizzati da certa pubblicistica. Circa 20 milioni di lettere, talune fanno rabbrividire per la loro crudezza, sono state indirizzate negli anni della seconda guerra mondiale a Pio XII da famiglie di soldati, prigionieri di guerra, dispersi, di ebrei perseguitati: tutti in cerca di notizie, di aiuto, di conforto dall’allora pontefice. Custoditi nell’Archivio segreto vaticano, costituiscono la base sulla quale suor Margherita ha costruito il suo libro dedicato a Papa Pacelli “Crociata di carità – L’impegno di Pio XII per i prigionieri della Seconda guerra mondiale”. 

Ascolta l’intervista di archivio di Alessandro De Carolis a Suor Marchione

Lo studio sulle lettere di chi implorava aiuto a Pio XII

“Durante la guerra c’erano migliaia e migliaia di soldati prigionieri e tanti dispersi e le povere famiglie non sapevano a chi rivolgersi”, spiegava la religiosa. “Quando hanno visto che nessuno dava loro ascolto, si sono rivolti a Sua Santità Pio XII, il quale, appena cominciata la guerra, aveva istituito l’Ufficio Informazioni Vaticano. Ora, possiamo dire che nell’Archivio Segreto si trovano 20 milioni di lettere di richieste di aiuto. Il Santo Padre, tramite i suoi delegati, dappertutto nel mondo, è riuscito a rispondere a tutte queste lettere. Nell’Archivio ho trovato le cartelle, che dicono, ad esempio, quante volte il nome di un tale individuo era stato annunciato alla Radio Vaticana”. Così raccontava Suor Marchione la sua esperienza a contatto con tutta quella corrispondenza, spiegando quanto le lettere fossero commoventi. “Dalle cartelle ho saputo persino che il Papa ha potuto fare uno scambio di prigionieri. E’ una cosa magnifica – sottolineava – che poche persone conoscono, perchè nessuno ha mai pubblicato queste lettere”. In particolare, Suor Margherita spiegava che le lettere che l’avevano colpita di più erano quelle di ebrei imploranti aiuto. E poi citava le lettere dei bambini: ‘Io voglio che mio padre torni a casa per la mia Prima Comunione. Me lo fai questo piacere?’.  Suor Marchione sottolineava l’affetto autentico, la fiducia di queste persone verso la Santa Sede. Tra i vari esempi ricordava quello di una madre di famiglia che in una di queste lettere diceva: ‘Grazie del vestiario che mi ha mandato per i miei bambini’. Oppure: ‘Ho bisogno di denaro’. E indicava come ci fossero i documenti dove chiaramente si riconduceva a Pio XII l’aiuto.